Il 23 febbraio si ricorda la nascita al cielo della beata Giovannina Franchi. Quante grazie e favori ella ha distribuito a tutti coloro che la invocano con fiducia e si affidano a lei! Il suo compito è quello di dar gloria al Signore tra le corsie dell’Ospedale offrendo la sofferenza dei fratelli, portando sollievo ed anche concedendo grazie e miracoli. E’ una presenza spirituale che si fa sentire non con gli orecchi e gli occhi umani, ma solo con gli strumenti spirituali. Suor Giovannina era lì nel suo letto d’agonia desiderando di essere lei quel seme prezioso per far fiorire ciò che il Signore le aveva ispirato. Era un giorno del tardo settembre 1853 quando sulle rive del Lario era tutto uno favillare intenso di colori dal giallo al rosso della vegetazione, dal verde cupo del lago e dei monti, all’azzurro carico del cielo che mettevano nel suo suore un intensificarsi di desideri sempre più alti che ingagliardivano la sua fede, rassicuravano la sua speranza, sublimavano la sua carità e lei con tre donne diede il via al progetto code c’era solo una gara verso Dio per restituire, attraverso la’more ai fratelli più poveri, soli, abbandonati, moribondi, cioè che Lui continuamente donava gratuitamente alla sua esistenza, al suo cuore. L’inizio era stato dato con la disponibilità più grande sorretta da un amore talmente infuocato che non lasciava indugi, ripensamenti.
23 febbraio 1872
Ora era il momento più importante. Ora era il tanto desiderato incontro con il Signore della sua vita, ed ella si sentiva colma dell’amore di Dio e che riusciva a fugare ogni apprensione!” Sapeva di essere come un seme, quel seme vaticinato dal vescovo Francolla, che, marcito, sarebbe diventato un grande albero. Sapeva che il suo compiuto su questa terra era finito, per questo aveva guardato con l’Occhio di Dio a chi avrebbe potuto portare avanti l’opera. C’è la figlia devota, la cara sua Giusepppina Pozzi, l’unica che le può stare accanto, essendo già stata contagiata, che raccoglie le ultime espressioni della Franchi morente: “Signore, offro la mia vita in sacrificio di espiazione per ottenere alla mia città la salvezza da questo flagello (vaiolo nero). Accetta, ti prego, il mio sacrificio”. Lei, suor Giovannina, con l’occhio della fede si rivedeva , bambina, giovane, adulta. Affidava all’amore immenso di Dio di cui si sentiva inondata ogni attimo vissuto, ogni sua povertà, ogni sua debolezza. Fiduciosa aspettava che Lui venisse ad aprirle i cancelli della casa dove avrebbe cenato insieme alla beata Trinità. Aveva cercato di corrispondere, con tutta se stessa, all’amore che faceva traboccare il suo cuore di serenità, di pace e che semplicemente, riversava su tutti coloro che incontrava. Di questo era grata al suo Signore, ed anche ora, col corpo in disfacimento si rallegrava di questo amore che zampillava nel suo cuore come acqua sorgiva che rendeva bello e desiderabile il momento dell’incontro definitivo, anche se il passaggio era buio come buia è la morte. Oggi, Signore, è venerdì: come te, con te, per te, sono il seme che morendo rifiorisce e da nuova vita. Vieni, Signore Gesù! erano le 5.30 del mattino che si apriva con una triste solitudine per la piccola comunità di via Vitani. La Madre morta, sgomento, dolore. Solo il cuore si alza verso il Crocifisso della cappella: “Signore, sia fatta la tua volontà! Vergine santa, Vergine Addolorata soccorrici nel nostro dolore. Suor Giuseppina, smarrita, scrive alla sorella: “Oggi cadde un seme ch’era il sostegno di tutte noi e di tutti i poveri della città”.
Sì, un seme prezioso che cadde al suolo, un seme che faceva germogliare tutta quanta la terra colle sue buone opere; oggi cadde estinta per non mai più rigermogliare in questa vita mortale. La Chiese ritiene questo seme come prezioso e lo indica all’esempio di tutti i fedeli perché ha vissuto eroicamente le virtù teologali e le altre virtù cristiane. La Beata Giovannina Franchi, dal bel Paradiso, vive l’eterno amore servendo e lodando Dio e donando a piene mani cuore e a tutte noi la sua protezione amorosa non ci resta che approfittare di questa realtà. Che la Beata Giovannina protegga la sua città e tutti noi.
Suor Alessandra (Suore Infermiere dell’Addolorata)