La 49° Settimana sociale dei cattolici italiani
Il pianeta che speriamo
Come condividere sul territorio “il prima e il dopo” dell’incontro nazionale?
“Il pianeta che speriamo. Ambiente, lavoro, futuro. #tuttoèconnesso”: è il titolo della 49° Settimana sociale dei cattolici italiani che si terrà a Taranto dal 21 al 24 ottobre. Basterebbero queste parole per motivare che nella pandemia non è impossibile pensare al tempo che verrà e impostare la ricerca di risposte a problemi e attese che già oggi si profilano. Il richiamo all’enciclica Laudato si’ e al “magistero sociale” di papa Francesco è evidente come è immediato il collegarsi di questo appuntamento ai precedenti fin dalla loro origine (Pistoia-Pisa 1907).
La Consulta diocesana delle aggregazioni laicali (Cdal) ha richiamato questo evento, anzi questo percorso, nel contributo offerto al Sinodo diocesano. Anche la nostra Chiesa locale è infatti coinvolta nella lettura dei segni dei tempi, nel cercare e condividere risposte concrete come frutto del dialogo tra fede e ragione, fede e cultura, fede e vita.
“Sotto la sferza della realtà – si legge nell’apertura dello strumento di lavoro – ci siamo ritrovati vulnerabili e siamo stati costretti a interrogarci. Soprattutto ci ha ferito il passaggio della morte che ha colpito in modo lacerante quando ai parenti non si è potuto dare nessun segno di conforto e i loro cari sono morti in estrema solitudine. La scorsa della nostra indifferenza almeno per un momento è stata scossa facendo nascere la domanda sulla vita, sulla nostra e su quella di ciascuno”.
Da questa dolorosa esperienza nasce insistente e anche prepotente una domanda di futuro che la Settimana sociale con il suo percorso intende raccogliere anche alla luce dell’enciclica Fratelli tutti.
Ed ecco un iniziale invito alla riflessione: prima di chiederci cosa vogliamo fare occorre riflettere su chi vogliamo essere e verso dove vogliamo andare. Il richiamo alla dimensione spirituale e a quella contemplativa è posto a fondamento e nutrimento delle scelte concrete da condividere con tutti gli uomini che hanno a cuore la dignità umana, la giustizia sociale, la lotta alle diseguaglianze, la tutela del creato.
In questo cammino sono d’aiuto i quattro principi richiamati nella esortazione apostolica Evangelii gaudium: il tempo è superiore allo spazio; l’unità prevale sul conflitto; la realtà è più importante dell’idea; il tutto è superiore alla parte.
A prima vista il percorso appare difficoltoso e l’obiettivo sembra lontano anche tenendo conto delle lacerazioni, degli egoismi, delle violenze e delle indifferenze che neppure una pandemia ha cancellato.
Questa è la sfida alla quale rispondere con un’educazione alla responsabilità, con la formazione di una coscienza retta e orientata al bene comune nel sua dimensione materiale e insieme spirituale.
Un appuntamento e un percorso di così grande rilievo valgono per il pianeta e nella stessa misura vale per un territorio: questo il senso delle provocazioni poste al termine dello strumento di lavoro (www.settimanesociali.it).
Ci sono poi tre riferimenti locali: il primo è il Sinodo diocesano che già ha avviato un discernimento sui temi della povertà, del lavoro dell’impegno politico. Il secondo, collegato al primo viene dal “Fondo diocesano di solidarietà famiglia lavoro 2020. In memoria di don Renato Lanzetti e di tutte le vittime del coronavirus”: le situazioni di estremo disagio, la crisi economica, la frattura di relazioni tra le persone esigono risposte oltre l’emergenza e con ampie alleanze.
Il terzo motivo è storico: nel settembre del 1961, sessanta anni addietro, si tenne a Como la XXXIV Settimana Sociale dei cattolici italiani sul tema “Solidarietà tra i popoli e Stati di recente formazione”.
Ieri come oggi il valore della solidarietà è al centro della riflessione e dell’impegno. Si apre una strada verso il futuro sulla quale giovani e adulti possono camminare finalmente insieme.
La Giunta della Cdal
Da “il Settimanale della diocesi di Como” – 15 aprile 2021
Incontro Cdal con Mauro Magatti
Il pensiero, la concretezza, la speranza
La preparazione alla Settimana sociale in sintonia con il Sinodo diocesano
“La speranza non è ottimismo. La speranza non è la convinzione che ciò che stiamo facendo avrà successo. La speranza è la certezza che ciò che stiamo facendo ha un significato. Che abbia successo o meno. O abbiamo la speranza in noi, o non l’abbiamo; è una dimensione dell’anima, e non dipende da una particolare osservazione del mondo o da una stima della situazione…”.
Mauro Magatti ha offerto questo pensiero di Vaclav Havel, intellettuale e politico ceco, al termine della conversazione sulla Settimana sociale dei cattolici italiani tenuta on line il 22 aprile per iniziativa della Consulta diocesana delle aggregazioni laicali (Cdal) e del Servizio diocesano alla Pastorale Sociale, del Lavoro e della custodia del Creato in collaborazione con il Settimanale della diocesi.
La citazione è una chiave di lettura del titolo della Settimana sociale “Il pianeta che speriamo. Ambiente, lavoro, futuro. #tuttoèconnesso” che si terrà a Taranto dal 21 al 24 ottobre p.v. e alla cui preparazione anche la diocesi di Como si sta dedicando.
È importante la parola speranza – ha ricordato il relatore – perché richiama una virtù teologale che non è l’espressione di un vago sentimento. La Chiesa si esprime con questa parola per indicare un percorso interiore dell’uomo che avviene nel dialogo con Dio e quindi coinvolge il mondo. Questo percorso consente di avere uno sguardo “cattolico” sul mondo cioè uno sguardo universale, “lo sguardo di Dio” come lo chiama papa Francesco. Il cristiano sa che la speranza si esprime nella concretezza delle scelte a favore dell’uomo e della casa comune.
La pandemia ha portato ad accrescere la responsabilità dei cristiani nella storia, a leggere con competenza la complessità dei problemi, a valorizzare la connessione che esiste tra di essi. E’ noto quanto il lavoro sia fondamentale e indispensabile alla dignità di ogni persona ma occorre essere consapevoli che alcune trasformazioni tecnologiche lo stanno mettendo a rischio. L’innovazione è un via verso il futuro a patto che non sia a scapito della dignità umana
Per l’ambiente – ad avviso di Magatti – è importante passare dalla transizione ecologica alla conversione ecologica. Ė una differenza sostanziale che mette in guardia da specificazioni esasperate che impediscono di cogliere le dimensioni antropologiche e sociali della questione.
Questa pandemia lascia tante ferite e tanti interrogativi sul futuro non si tratta però – sostiene il relatore – di “ripartire” ma di “ricominciare” cioè di essere generativi di nuovi processi culturali ed economici alla luce della fede. Il futuro non può derivare solo dall’andamento del Pil (Prodotto interno lordo) e per questo l’economia ha bisogno di misurarsi e di verificarsi con la centralità della persona e della comunità.
In questa prospettiva le buone pratiche che si raccoglieranno, come richiesto dal percorso della Settimana sociale, non devono ridursi a retorica o a illusione ma devono essere esperienze “profetiche” che possano far maturare scelte economiche e imprenditoriali rispettose della dignità e dei diritti umani e possano inoltre incidere nei meccanismi della macroeconomia.
Il cammino della Settimana sociale continua: le aggregazioni laicali hanno già ricevuto le quattordici domande proposta nello strumento di lavoro della Settimana (www.settimanesociali.it) attorno alle quali potranno avviare lo studio, il confronto, la proposta nonché la individuazione di buone pratiche sul territorio.
Sono previsti alcuni piccoli laboratori, in parte già attivi in esperienze consolidate, per dare continuità e concretezza ai percorsi e sarà cura della Cdal costituire una rete perché tutte le esperienze siano valorizzate.
Ė bene aggiungere che questo cammino si inserisce in quello più ampio del Sinodo diocesano che, peraltro, da parte della Consulta ha ricevuto a suo tempo uno specifico contributo. Infine, in sintonia con il settimanale diocesano, la Cdal sta valutando la possibilità di condividere pensieri e percorsi verso e oltre l’evento della Settimana Sociale.
Federico Gramatica (Lbc)
Da: il Settimanale della diocesi di Como – 29 aprile 2021
Noi e la 49° Settimana sociale
C’è bisogno di cultura e di educazione
È importante lavorare assieme alle tante reti ed associazioni dei territori che s’impegnano a valorizzare i beni comuni ambientali-sociali-culturali locali
La 49a Settimana sociale (21-24 ottobre 2021) si è tenuta a Taranto, senza dubbio la città simbolo, in Italia, delle problematiche socio-ambientali contemporanee.
I lavori si sono svolti con un approccio partecipativo alle questioni, un metodo che chiama a generare nuove visioni e conseguenti soluzioni nella complessità, che contraddistingue il nostro tempo.
Taranto, ora, rappresenta un’importante tappa della cultura politica del nostro Paese.
Le settimane sociali dei cattolici italiani sono un laboratorio di pensiero, idee, progetti e soprattutto di buone pratiche, che coinvolgono molte energie vive nel paese, per arrivare a trovare delle linee condivise su cui lavorare alla rigenerazione della società nella ricerca del bene comune.
La premessa delle articolate e ben strutturate giornate della Settimana sociale non poteva che essere ciò che ha sconvolto la nostra esistenza, lasciando una ferita nella nostra società e nelle nostre diverse comunità difficile da rimarginare: la pandemia, il pianeta e l’umanità ammalati.
Di certo, abbiamo riscoperto la connessione tra la nostra esistenza e la casa comune, e abbiamo percepito la resistenza dell’individualismo nell’affrontare qualcosa che solo insieme si può superare.
Nelle varie sessioni, più volte, sono state richiamate le radici etiche e spirituali dei problemi odierni, che ci invitano a cercare una conversione non solo ecologica, ma antropologica, perché altrimenti affronteremmo soltanto i sintomi.
“Il pianeta che speriamo”: l’ecologia integrale della Laudato sì indica una direzione capace di illuminare i diversi aspetti della crisi antropologica contemporanea, componendo aspetti spesso presentati in maniera frammentaria o addirittura conflittuale.
Il messaggio fondamentale della Laudato sì è che “tutto è connesso”, cioè “tutto è il relazione”, nel senso che una relazione che noi non creiamo, ma che ci precede, in quanto costitutiva della realtà, da cui deriva la resistenza a ogni forma di divisione e la continua ricerca di un rapporto fraterno tra di noi e con l’ambiente.
Gli approfondimenti, le testimonianze e le diverse e ricche analisi mettono in evidenza che è necessario, indispensabile, anzi non più rinviabile, il cambiato del paradigma di sviluppo a favore dell’ecologia integrale di Papa Francesco. È ora di condividere un’alleanza generativa per un modello di sviluppo che tenga dentro l’ambiente, il lavoro e il futuro, senza lasciar in dietro nessuno.
Focus su cultura ed educazione
È ora di ripensare il compito educativo perché abbia in sé la cura del creato.
Purtroppo, la politica e l’economia si collocano sempre in uno spazio denso di fattori sociali, civili, comunitari e culturali.
C’è bisogno di cultura perché la politica e l’economia tornino a collaborare positivamente per la vita civile. La cultura è contrasto della disuguaglianza; è promozione della legalità, dei diritti, del bene comune; è cura dell’ambiente; è lotta alla discriminazione di genere.
La cultura non è accumulo di saperi, ma conoscenza capace di interpretare efficacemente il proprio tempo per trasformarlo.
Va compreso come la cultura non sia la frammentazione di discipline separate, ma diversamente sia coltivazione unitaria dell’umano nella sua complessità articolata, nelle sue fragilità e nelle sue potenzialità, nelle sue interrelazioni con i sistemi naturali.
Non ci si deve confondere: la cultura non è sapere per pochi, ma è realtà da diffondere e coltivare in tutta la sua ricchezza.
Abbiamo bisogno, insomma, di “teste fatte bene” per disegnare una forte sfida educativa.
L’educazione è un dovere impegnativo per una comunità civile e un diritto fondamentale per tutti ed in particolare per le giovani generazioni. In questo tempo di pandemia sono gli esclusi dalla cultura a farne maggiormente le spese, aggravando sempre di più anche i divari tra i territori. In particolare, occorre investire prontamente sull’ambito educativo, perché sempre meglio possa garantire una formazione orientata alla sostenibilità ed alla complessità.
Al contempo, sempre più tradizionali saperi umanistici saranno chiamati ad interagire costruttivamente e criticamente con quelli tecnico-scientifici, della comunicazione, della società, per intrecciare competenze differenziate per società articolate.
L’educazione deve tornare al centro. La promozione dell’educazione alla sostenibilità integrale non solo per i giovani, ma per tutti i cittadini dei territori è un tassello importante dell’ecologia integrale. In particolare, è opportuno prevede programmi straordinari di aggiornamento delle conoscenze e delle sostenibilità per le fasce di età 35-45 anni con bassa scolarizzazione.
In tutti i territori è importante lavorare assieme alle tante reti ed associazioni dei territori che s’impegnano a valorizzare i beni comuni ambientali-sociali-culturali locali, parte essenziale del genius loci dei territori e della loro capacità di creare anche lavoro e valore economico.
Bruno Di Giacomo Russo – Presidente Acli Sondrio