Ormai siamo tutti consapevoli che i bambini, gli adolescenti sono fuori dall’interesse delle politiche sociali, “poveri bambini, poveri adolescenti”. Il problema si presenta ancora più prepotente quando questi bambini di 11/12 anni li trovi con lo spinello in bocca, quando questi adolescenti non hanno punti fermi nè adulti di riferimento che li aiutano ad aver fiducia in se stessi, a sapersi stimare per quello che sono, ad apprezzarsi per le loro buone qualità. Ecco questo è lo stare bene, è essere felici che aiuta a non cadere in situazioni negative.
Alexis Gosdeel, direttore dell’osservatorio europeo delle dipendenze e delle droghe, dice: “E’ vero, nelle città occidentali non si vedono più le persone che muoiono di overdose per strada, ma non per questo possiamo illuderci che il problema si è risolto. Io vedo giovani che muoiono quotidianamente in altri modi perché i loro sogni non li possono realizzare e muoiono alle loro voglie di bello di entusiasmante e perché nessun vuole spendere per loro, né economicamente, né^ in risorse umane”.
Ma perché tutto questo? Ma perché si pensa così tanto ai protocolli formali e non ci si rende conto che intanto i ragazzi si fanno del male con tutte le sostanze che circolano sul mercato? perché non si combatte per una politica più attenta a queste problematiche che sono poi il futuro della società e ci si lascia sopraffare da mucchi di carte che lasciano il tempo che trovano? Tutte queste situazioni le ha sottolineate anche Papa Francesco a conclusione della conferenza internazionale sulle droghe; dice papa Francesco che questo un un problema umano, un problema sociale. Tutto è collegato. Se appena prima le finestre di casa nostra ci rendiamo conto che questo fenomeno anche nelle nostre città, piccoli paesi, è molto vivo, lo troviamo anche in Valle; i ragazzini di 11 anni con la canna in bocca, certo perché il pensiero comune è cuna canna non fa poi così male, che non crea dipendenza. Io non se sono così certo o comunque visto che mi asta a cuore il bene dell persone, una piccola preoccupazione, mi rimane anche dopo la lezione per addetti ai lavori, che ho ascoltato alcune settimana nella sede della Banca Popolare indetta dal nostro Prefetto, che ringrazio ancora.
Sono parecchi anni che giro per le scuole superiori della nostra provincia a raccontare di questo problema e la mia conclusione è sempre quella, il vero problema siamo ognuno di noi, è la persona con la sua fragilità e una coscienza e conoscenza povera del problema. Allora la prima prevenzione sta nell’educare, nel valorizzare, nell’apprezzare questi ragazzi, sta nell’essere noi degli adulti coerenti e veri maestri di vita. L’educare comporta una coerenza di fondo che purtroppo non sempre si trova in tutte le nostre famiglie. Ancora sta nel responsabilizzare i ragazzi a prendersi i propri impegni con coraggio, a non avere paura delle difficoltà che devono affrontare.
Queste sono pure le tematiche che anche all’interno della comunità rieducativa l’equipe educativa affronta quotidianamente per far ritrovare alle persone che vi accedono la dignità di persone: anche questa è fatica. E’ pure fatica anche quello che la scuola deve fare per questo problema, forse dovrebbero esserci persone qualificate in ambito educativo per sostenere le fragilità degli adolescenti, ma soprattutto persone credibili capace di relazionarsi con loro perché oggi manca negli adulti questa capacità di creare maggiore empatia con loro, e anche questi costa fatica e ancora professori in grado di esser autorevoli nei confronti degli adolescenti e anche questo casta fatica. E’ proprio questa fatica che oggi apprezziamo poco ma che ha un grande valore educativo. Come pura ha un grande valore educativo sia con i propri figli che con i propri alunni, essere capaci di chiedere scusa quando si sbaglia e agire in questo modo non è segno di insicurezza ma crea un apporto fiduciario molto forte con l’altro e anche porta la persona e non essere orgogliosa.
Mi sto convincendo sempre di più che questi sono i veri atteggiamenti che aiutano le persone a credere, a sentirsi importanti e responsabili di tutto ciò che accede intorno a loro ma soprattutto a non dimenticarsi che il domani è nelle loro mani e al domani ci si preparare con un oggi in cui i pilastri potanti sono il conoscere e il realizzarsi da verso persone coerenti e coscienziose.
Riflessione di don Diego Fognini (Presidente Onlus “La Centralina” e della società cooperativa sociale “Sipuofare” onlus) al Settimanale del 28/02/2019 dopo gli eventi di spaccio e di diffusione delle sostanze stupefacenti fra i giovanissimi in Valtellina, nei luoghi di vita quotidiana