Il nostro caro don Giorgio è da oggi associato alla liturgia celeste e quindi siamo certi che egli può intercedere per noi, come i dodici confratelli, che in questo anno 2020 sono stati chiamati dal Signore alla pienezza della vita.
A distanza di soli pochi giorni, don Giorgio ha rincorso il confratello don Mario Moiola, entrambi ricoverati presso i Fatebenefratelli, a Solbiate, che ringraziamo per la puntuale accoglienza che essi riservano ai sacerdoti comaschi.
Don Giorgio, fino a quando ha potuto, si è prestato sempre molto volentieri a offrire un servizio pastorale ai sacerdoti del vicariato per la celebrazione della S. Messa. Con essi e con le famiglie, dalle quali godeva ospitalità, era solito relazionarsi con tanta benevolenza e grande simpatia. Con queste caratteristiche don Giorgio è ancora oggi ricordato là dove egli ha servito il popolo di Dio nei lunghi anni del suo impegno nella Chiesa di Como.
Don Giorgio si era preparato in questi anni ad affrontare l’esperienza della sofferenza e della morte, che attendeva senza timore perché era certo di essere nelle salde mani del Dio della vita, della pace e della gioia.
“I giusti sono nelle mani di Dio”, lo abbiamo ascoltato ancora una volta nella prima lettura.
Il credente, infatti, è certo di essere nelle mani di Dio e perciò sa di trovare nel Signore un rifugio sicuro, in ogni circostanza, anche la più avversa e di ciò ne trae motivo di consolazione.
Se confidiamo nel Signore Gesù e lo riconosciamo quale amico fedele, Egli non ci abbandona mai a noi stessi nel tempo del pericolo, della prova, della sofferenza e della morte.
La consapevolezza di essere nelle mani di Dio come condizione permanente permette a ogni discepolo di Gesù di poter affrontare ogni circostanza, anche quando non è possibile trovare umanamente alcuna giustificazione.
Il discepolo di Gesù non solo non esige spiegazioni per i diversi eventi, anche oscuri, della vita personale o sociale, ma si abbandona dolcemente a Dio e al suo amore, confidando sempre nella sua fedeltà e nella sua misericordia.
Ecco l’atteggiamento del discepolo mite e puro di cuore, che attende la morte come passaggio alla piena e intima comunione con Dio, nella sequela del Signore, crocifisso e risorto, e che già nella celebrazione dei divini misteri può pregustare, qui in terra, la gioia, promessa in pienezza per il mondo futuro.
Lasciamoci dunque attrarre anche noi dal Signore Gesù, che ci invita a vivere con Lui una comunione permanente. In questo modo Egli ci sostiene lungo il corso della nostra vita e ci prepara al grande si, quello dell’incontro definitivo con Dio con la stessa fiducia e con la stessa confidenza filiale con cui Egli stesso ha affrontato la morte, aurora di vita.