Ricordare l’anniversario della dedicazione della nostra basilica Cattedrale richiama immediatamente alla memoria le “radici sante” da cui proveniamo, il lungo cammino di fede che i nostri avi hanno percorso, i frutti di santità che sono maturati con abbondanza lungo i secoli, espressione visibile della fecondità della grazia di Dio, che ha accompagnato il nostro santo popolo.
Lo Spirito Santo, che conduce e guida la Chiesa di Gesù, ha sostenuto la vita della nostra Comunità cristiana arricchendola di carismi e di ministeri, per la crescita del popolo di Dio verso la santità, meta della vita cristiana, creando così le condizioni per permettere ai cristiani di essere buon seme di vangelo dentro la società.
Fare memoria del punto di partenza e prendere coscienza del cammino trascorso, ci aiuta, nello stesso tempo, a constatare il costante dinamismo della nostra Chiesa, nella quale lo Spirito Santo non ha esaurito di sviluppare i suoi disegni per il tempo presente, dentro i quali noi pure siamo co-protagonisti, quale frutto del Battesimo, della Cresima e dell’Eucaristia, ma anche dell’Ordine e del Matrimonio, ossia i sacramenti del servizio della comunione (CCC 1533).
“Lo Spirito Santo e noi”, si dice negli Atti degli Apostoli, espressione che si attualizza anche ai nostri giorni.
Lo Spirito Santo agisce e comunica i suoi doni anche attraverso di noi, strumenti umili, ma essenziali, dentro la storia della nostra Chiesa. Questa consapevolezza richiede di mantenerci, da una parte, pieni di fiducia per la presenza continua dello Spirito, ma insieme, ci responsabilizza, ci rende creativi, ci provoca ad un sereno discernimento dei segni di speranza che Egli anche oggi non ci lascia mancare, ma che noi abbiamo il compito di intravvedere, sviluppare e promuovere, nonostante le difficoltà che il nemico continuamente interpone anche ai nostri giorni.
Il cammino di santità che si è sviluppato lungo i secoli e che ha generato frutti maturi, prosegue e si sviluppa continuamente anche oggi, così che noi possiamo dirci fieri di appartenere a questa Chiesa.
Ancor oggi la nostra Chiesa offre al mondo una testimonianza esemplare mediante i prossimi beati: suor Maria Laura (dichiarata beata il prossimo 6 giungo) e Padre Giuseppe Ambrosoli. Essi hanno offerto una testimonianza esemplare di vita cristiana, fino a stupire e appassionare tante persone, al di là dei confini territoriali della nostra diocesi, che chiedono a questi nostri beati, in tanti luoghi del mondo, intercessione e aiuto.
Non dimentichiamo, poi, che noi siamo figli ed eredi di una Chiesa martire, per il sacrificio d’amore offerto dai suoi figli. Immediatamente la nostra memoria ritorna, oltre che a suor Maria Laura, anche ai nostri don Renzo Beretta e a don Roberto Malgesini. Il sangue da essi offerto genera non solo ammirazione per il loro sacrificio, ma deve suscitare nuovi cristiani, non solo numericamente, ma soprattutto a livello qualitativo, perché il loro martirio è destinato a fruttificare, fino a generare “cristiani nuovi”.
Questa Chiesa è particolarmente ostacolata, in questi tempi, da una vivace presenza demoniaca, in opposizione e a contrasto con la grazia abbondante che ci è stata donata e che il sacrificio dei nostri fratelli e sorelle ha moltiplicato. Il male a volte sembra accumularsi e opporre resistenza mediante tante forme ostative, ma il Signore ha promesso che esso non potrà prevalere sulla forza divina dell’amore.
Ecco perché nessuno ha il diritto di lasciarsi abbattere, favorendo un clima di pessimismo e di insoddisfazione: segno di una fede fragile e debole, che nega l’abbondanza d’amore che il Signore continuamente ci riserva, ma anche di sfiducia nelle generose risposte che i cristiani di tutte le vocazioni sanno anche oggi offrire.
Sono numerosi, infatti, i segni di grazia che il Signore ci destina, anche se non sono percepiti nella loro pienezza, così che oggi, anche noi possiamo essere invogliati a consumarci in un “martirio bianco” quotidiano, che esprime la nostra fedeltà e la nostra totale dedizione a servizio di una Chiesa che vuole essere povera, serva e completamente donata a servizio di Cristo e dell’umanità.
Il dono che possiamo chiedere al Signore, frutto di questa Eucaristia, è quello dell’unità, testimonianza indispensabile per essere credibili dal mondo, facendo tesoro di quanto ci raccomanda S .Ignazio d’Antiochia, martire: “Nulla esista tra voi che possa dividervi…ma sia un’unica preghiera, un unico spirito, un’unica speranza, nell’amore e nella gioia” (Ad Magnesios, 6-7: PL 5,667)