Carissimo don Paolo,
oggi incominci una nuova stagione della tua vita, perché entrare in parrocchia di Traona come parroco significa per te essere disposto a continuare una storia d’amore, che sviluppa quella precedente e la impreziosisce, arricchendola di nuove risorse, mentre ai nuovi parrocchiani viene offerta una ulteriore possibilità di avanzamento nella fede e nella testimonianza di vita cristiana.
Assumersi un compito pastorale come nuovo parroco di Traona, ti richiede di “diventare una cosa sola” ” con questo popolo ben preciso, condividerne la storia, partecipare dal di dentro alla sua situazione umana e spirituale, fino a donare la vita senza risparmio, a imitazione del Pastore supremo, Cristo Signore.
La Chiesa non è una ditta, ossia una semplice organizzazione umana, ma una famiglia, che cammina dentro la storia e vive intense relazioni fraterne, tali da poter esemplificare, dentro una storia del tutto ordinaria, con gesti semplici, ma veri, ciò che Dio desidera ardentemente per l’intera umanità, cioè diventare una sola famiglia di fratelli e sorelle, figli tutti dello stesso Padre.
Ben lontano da chi incomincerebbe una comune attività, come un capo ufficio, tu come nuovo pastore sei chiamato a tessere pazientemente, giorno per giorno, fili di comunione tra le persone, creando un’armonia, frutto di colori diversi, tra i vari membri della Comunità. Un compito che dice rispetto di ciascuno, ma anche sana promozione delle differenze. Esige, d’altra parte, un pieno e totale tuo coinvolgimento come pastore, divenuto solidale con il gregge, premuroso e tenero padre di tutti, anche dei lontani, perché tutti figli di Dio.
Oso credere che in occasione del tuo ingresso ci sia molta attesa nel popolo di Dio che vive qui a Traona, con un desiderio grande e vivo di ripartenza.
Tutto dipende, certo, dalla grazia di Dio e dalla risposta generosa e cordiale dei membri della famiglia parrocchiale, ma molto anche dalla tua capacità di coinvolgimento personale, dall’arte pastorale di promuovere generosamente il bene che c’è in ciascuno, dando fiducia alle persone, accettando tutti e anche sapendo guardare oltre i limiti inevitabili di ciascuno.
Se come pastore sarai in grado di “dare un tono” al tuo operato, con larghezza di cuore e profondità di prospettive, fedele alla situazione odierna, molto complessa e differenziata, lascerai tracce di santità indelebili, che incideranno nel profondo e la tua testimonianza non sarà vana. Tutti noi, infatti, ricordiamo i sacerdoti che ci hanno formato come cristiani, ma soprattutto quelli che più si sono adoperati nella nostra formazione sono quelli che ci hanno teneramente amato, quelli che hanno generosamente servito il popolo di Dio con un amore sacrificale e appassionato.
Vorrei augurarti, caro don Paolo, che tu possa diventare uno di questi, attraverso un servizio pastorale adatto a sostenere le sfide odierne, in cui doni appassionatamente tutto te stesso, senza calcoli e senza altre prospettive che servire sinceramente questo popolo che oggi il Signore, attraverso la Madre Chiesa, affida alle tue cure.
Io ti accompagno con cuore di padre e di fratello e prego perché la gioia del Signore ti renda testimone del suo amore presso tutto il gregge che il Signore ti chiama a pascere con grande generosità ed entusiasmo.