Il 7 giugno 2018 la Presidenza diocesana allargata di AC ha incontrato il Vescovo Oscar per condividere con lui alcuni pensieri ed alcune prospettive. Si riportano le tre domande con sintesi delle riflessioni di Mons. Oscar Cantoni.
Come essere disponibili alla cura pastorale (con il metodo e lo stile della corresponsabilità) e nella stessa misura essere significativi nella vita del territorio?
Ciascuno deve dare sé stesso nel contributo che offre, ma nessuno deve pretendere di difendere ostinatamente la propria tesi perché gli sembra che si la più giusta. Si deve incominciare a perdere. La ricchezza di una persona sta nel saper umilmente proporre le proprie tesi, magari anche corrette e giuste, ma tendendo conto anche di quelle degli altri e di una prospettiva che magari ci supera. Questo penso sia anche il vostro impegno e la vostra fatica: radunarsi insieme è molto bello, è bello confrontare le idee e anche discuterle animatamente, ma senza la pretesa di imporre la propria, cercando invece il bene comune.
Come condividere la vita della comunità parrocchiale nel suo aprirsi alle attese del territorio anche attraverso le esperienze delle comunità pastorali e dei vicariati?
Sottolineo la presenza di AC come spinta di animazione all’interno della Chiesa locale, che è visibile, e poi la presenza nel mondo della città, che aiuti a mostrare la presenza significativa della Chiesa nella società, che oggi in Italia ha bisogno di figure rappresentative del mondo cattolico. Dopo le ultime elezioni serve un risveglio di coscienza e orgoglio nei cristiani, che si preparano ad essere una presenza significativa. Siamo in un momento difficile e i cristiani non possono mancare. I vescovi possono dare indicazioni ma non possono scendere nei campi specifici, perché questo è un compito laicale. Bisogna poi dare atto all’AC di aver fatto il tentativo di legare insieme altre associazioni per condividere un progetto comune, per tessere legami di comunione e attirare altri, creando ad esempio la Consulta delle Aggregazioni laicali. Dobbiamo aiutarci nella formazione con i giovani perché un giovane di AC deve distinguersi per qualcosa di più grazie a quella continuità educativa che l’associazione propone attraverso cordiali e feconde relazioni interpersonali.
Come fare della formazione (in particolare dei giovani e degli adulti) una scelta prioritaria da sostenere con competenza e originalità sia per la crescita dell’AC sia per la qualità del contributo che la stessa associazione può offrire al percorso diocesano verso il Sinodo?
Dobbiamo giocare bene la carta dell’associazionismo per legare e tener insieme il più possibile i giovani e gli adolescenti. C’è di mezzo il futuro dell’Azione cattolica e bisogna farne i conti. SI deve riflettere, perché l’Azione Cattolica è quella che garantisce la continuità e la presenza nella Chiesa locale. Lo scopo è quello, aiutandoci, di avere persone significative che oggi purtroppo nella Chiesa italiana mancano, e che non possono presentarsi nella società come persone autorevoli e significative. Non dobbiamo accontentarci di quello che c’è, e dobbiamo farci crescere dentro questa passione. Chiediamo la grazia del Signore per imparare a vivere ordinariamente, senza rinunciare alle proprie osservazioni, che sono anche importanti, ma che devono essere inserite in un progetto più ampio e su questo ci giochiamo un po’ la nostra santità. Quando si ha a che fare con le persone e le situazioni concrete bisogna fare i conti con la realtà, e alcune cose che sembrano logiche in teoria, poi di fatto non sono logiche o possibili concretamente.
Testo tratto dal nr. 4 di “Insieme” consultabile via web sul sito di Azione Cattolica Como