In questo luogo santo, che raccoglie le memorie preziose della nostra Chiesa di Como e conserva le spoglie mortali di tanti nostri vescovi, siamo qui convenuti per inserire idealmente anche voi, cari MAURO e GABRIELE, nella compagnia di quanti, oggi, con le loro esistenze donate, servono generosamente la santa Chiesa ed edificano il popolo di Dio, mediante il loro ministero. Noi ci rallegriamo per il vostro “eccomi” che davanti all’Assemblea lascerete risuonare, in piena libertà e con animo lieto, dopo matura riflessione.
Si tratta di un “eccomi” che prepara altre successive risposte, che verranno se il Signore lo vorrà, se voi vi dichiarerete disposti a conformare il vostro cammino alle esigenze della sequela di Cristo e se avrete il coraggio di osare nel mettervi umilmente al servizio del nostro popolo di Dio in questo tempo. Certo, non sono momenti facili, ma occorre riconoscere che sono tempi benedetti dalla grazia di Dio, per la quale anche le sfide più radicali diventano una occasione di salvezza. Vi invito pertanto a ritornare al cammino dei due discepoli del Vangelo appena proclamato, che percorrono lentamente, da sconfitti, la strada che conduce da Gerusalemme a Emmaus.
A differenza di essi, però, non lasciatevi sgomentare dalle argomentazioni di quanti vorrebbero convincervi che il cristianesimo non sa più proporre qualcosa di qualitativamente nuovo all’uomo di oggi. Ricordate la frase di Papa Francesco: “Il Vangelo risponde alle necessità più profonde delle persone, perché tutti siamo stati creati per quello che il Vangelo propone” (EG 265) Rinunciate alla immagine, mai del tutto abbandonata, anche da noi, di un messianismo politico, di cui i due discepoli erano profondamente imbevuti, che vorrebbe la vittoria immediata del regno di Dio attraverso mezzi di potenza e di grandezza, ma anche di trionfalismo e di rigorismo. Accettate, senza perdervi d’animo, che il cristianesimo, anche tra noi, sia oggi una minoranza, ma con una forza intrinseca irresistibile e creativa, capace di dare ragione per una vita nuova, bella e attraente, attraverso mezzi umili e poveri.
L’ascolto meditativo delle Scritture, quelle a cui il Pellegrino sconosciuto sottolinea con forza ai due discepoli, vi permetterà di scoprire che la Croce del Signore non è una via di fallimento, ma è piuttosto l’opera di Dio che vince amando, che ama prendendo su di sé le croci e i fardelli degli altri. Per essere pastori oggi occorre accettare le sfide del nostro tempo e interpretarle come una opportunità con cui Dio ci viene incontro per salvare l’uomo dalla tristezza, dal vuoto interiore, dalla chiusura in se stesso, dall’isolamento, per proporre agli uomini del nostro tempo la gioia di sperimentare l’amore di Dio, il suo perdono e la sua tenerezza.
E come il Signore si lascia riconoscere dai due discepoli allo spezzare del pane, così ravvivate la certezza che Il Signore ci accompagna e ci sostiene con il suo cibo eucaristico, che diventa occasione per una donazione di sè sempre più intensa e generosa, a imitazione di Lui, che è venuto non per essere servito, ma per servire e dare la vita per tutti. La Comunità cristiana attinge dalla Eucaristia la forza della propria testimonianza, che si traduce in uno stile di solidarietà e di misericordia, di attenzione agli ultimi, di promozione della dignità della persona, nell’impegno di fare della Chiesa il luogo della fraternità, del perdono e della festa.
Siate, allora, testimoni gioiosi della Risurrezione di Gesù!