Messaggio ai sacerdoti comaschi
Cari fratelli Sacerdoti: salute, gioia e pace a tutti voi!
Niente di meglio che un’assemblea presbiterale perché la nomina del nuovo vescovo sia comunicata a voi per primi!
La scelta è caduta su di me: io stesso l’ho accolta con sorpresa e accettata nella fede, in spirito di obbedienza. Si sono realizzate così le parole profetiche del caro vescovo Diego (che saluto con gioia e che ringrazio di cuore!) quando, agli esercizi spirituali dei vescovi lombardi, a Monte Castello di Tignale, l’estate scorsa, mi disse: “Tu rischi di essere il mio successore!” Ricordo che in quel momento rimasi incredulo, ma anche un po’ sgomento!
Eccomi, quindi, a voi, cari fratelli sacerdoti, quale “umile operaio nella vigna del Signore”. In questo tempo di attesa, ho avuto la possibilità (e la grazia) di rielaborare quanto mi stava succedendo, in vista di una disponibilità al dono di me stesso, per immergermi con decisione e con un rinnovato impegno, nella vita ordinaria della nostra Chiesa locale in un clima di reale complessità e pluralità, che richiede tempo di ascolto e di discernimento. Ciò che maggiormente mi consola, mi rassicura e mi allieta è il fatto di potermi rimettere in gioco con voi, di cui conosco la benevolenza, avendo condiviso per anni una storia di laboriosità e di dedizione alla causa del regno di Dio, a servizio del nostro popolo.
Sono certo, ritornando in diocesi come vescovo, di essere accolto in tutta semplicità, schiettezza e letizia, anzitutto come vostro fratello e amico.
Vi assicuro che il mio sincero desiderio è di spendermi innanzitutto con particolare cura nei confronti di tutti voi sacerdoti, accogliendo e ascoltando ciascuno, convinto qual sono, per una pluriennale esperienza, che l’ incisività pastorale di un vescovo è proporzionata al grado con cui egli riversa la sua paternità nel presbiterio e ne promuove la vitalità, la comunione e la corresponsabilità.
Come spesso capita nelle diocesi, l’arrivo di un nuovo vescovo è l’ occasione per una nuova “ripartenza”, fondata sulla stima e sulla fiducia reciproca, che impegna tutti a un coraggiosa condivisione di un progetto sinodale di Chiesa, che sappia rispondere alle numerose sfide del nostro tempo e che trovi l’audacia di percorrere anche vie nuove di evangelizzazione. Mi auguro che sia così anche per noi, per i nostri laici e per le persone
della vita consacrata! E’ certo, però, che la prima riforma nella Chiesa si sviluppa a partire da tutto il presbiterio mediante un rinnovato ardore apostolico. Contate sulla mia vicinanza solidale, nella certezza che a ciascuno di voi è dato di potermi incontrare liberamente, in qualunque momento e in qualsiasi situazione, giacchè vi considero “il mio prossimo più prossimo!” Accogliete, dunque, la benedizione che il Signore vi invia con larghezza attraverso di me, suo e vostro servitore, divenuto ora anche vostro pastore e padre.
Con affetto:
+ vescovo Oscar
Niente di meglio che un’assemblea presbiterale perché la nomina del nuovo vescovo sia comunicata a voi per primi!
La scelta è caduta su di me: io stesso l’ho accolta con sorpresa e accettata nella fede, in spirito di obbedienza. Si sono realizzate così le parole profetiche del caro vescovo Diego (che saluto con gioia e che ringrazio di cuore!) quando, agli esercizi spirituali dei vescovi lombardi, a Monte Castello di Tignale, l’estate scorsa, mi disse: “Tu rischi di essere il mio successore!” Ricordo che in quel momento rimasi incredulo, ma anche un po’ sgomento!
Eccomi, quindi, a voi, cari fratelli sacerdoti, quale “umile operaio nella vigna del Signore”. In questo tempo di attesa, ho avuto la possibilità (e la grazia) di rielaborare quanto mi stava succedendo, in vista di una disponibilità al dono di me stesso, per immergermi con decisione e con un rinnovato impegno, nella vita ordinaria della nostra Chiesa locale in un clima di reale complessità e pluralità, che richiede tempo di ascolto e di discernimento. Ciò che maggiormente mi consola, mi rassicura e mi allieta è il fatto di potermi rimettere in gioco con voi, di cui conosco la benevolenza, avendo condiviso per anni una storia di laboriosità e di dedizione alla causa del regno di Dio, a servizio del nostro popolo.
Sono certo, ritornando in diocesi come vescovo, di essere accolto in tutta semplicità, schiettezza e letizia, anzitutto come vostro fratello e amico.
Vi assicuro che il mio sincero desiderio è di spendermi innanzitutto con particolare cura nei confronti di tutti voi sacerdoti, accogliendo e ascoltando ciascuno, convinto qual sono, per una pluriennale esperienza, che l’ incisività pastorale di un vescovo è proporzionata al grado con cui egli riversa la sua paternità nel presbiterio e ne promuove la vitalità, la comunione e la corresponsabilità.
Come spesso capita nelle diocesi, l’arrivo di un nuovo vescovo è l’ occasione per una nuova “ripartenza”, fondata sulla stima e sulla fiducia reciproca, che impegna tutti a un coraggiosa condivisione di un progetto sinodale di Chiesa, che sappia rispondere alle numerose sfide del nostro tempo e che trovi l’audacia di percorrere anche vie nuove di evangelizzazione. Mi auguro che sia così anche per noi, per i nostri laici e per le persone
della vita consacrata! E’ certo, però, che la prima riforma nella Chiesa si sviluppa a partire da tutto il presbiterio mediante un rinnovato ardore apostolico. Contate sulla mia vicinanza solidale, nella certezza che a ciascuno di voi è dato di potermi incontrare liberamente, in qualunque momento e in qualsiasi situazione, giacchè vi considero “il mio prossimo più prossimo!” Accogliete, dunque, la benedizione che il Signore vi invia con larghezza attraverso di me, suo e vostro servitore, divenuto ora anche vostro pastore e padre.
Con affetto:
+ vescovo Oscar
Messaggio ai fedeli comaschi
Al santo popolo di Dio nella Chiesa che è in Como A tutti gli uomini di buona volontà:
Con mio vivo stupore e al di là delle mie attese, Papa Francesco ha voluto affidare alle mie cure di vescovo la nostra santa Chiesa di Como, che già amo profondamente e alla quale sono grato, perché essa mi ha educato alla fede, mi ha insegnato a pregare, ad amare e a servire.
Accolgo quindi per fede, come una nuova chiamata, sia pure con timore e tremore, la scelta di Papa Francesco, consapevole come sono che la mia vita è racchiusa in un disegno provvidenziale, che non ho scelto, ma dentro la quale mi sono sempre lasciato condurre, considerando un “impagabile onore” poter lavorare nella vigna del Signore in ogni momento e in qualunque compito, esprimendo così, con il dono di me stesso, l’amore che nutro per Cristo e per la Chiesa, sua sposa.
Nella Chiesa di Como ho svolto per ben trent’anni il ministero presbiterale, un tempo prezioso che mi ha permesso di conoscere e apprezzare sacerdoti, consacrati, laiche e laici di ogni condizione, uomini e donne di buona volontà, nella nostra vasta diocesi: mi rendo conto che io sono in gran parte opera della loro testimonianza di fede, speranza e carità. La situazione sociale ed ecclesiale in questi anni è certamente mutata, ma le “radici sante” di una Chiesa sono sempre apportatrici di nuovo slancio evangelico!
Rinnovo ora il mio “sì” al Signore che mi affida un ministero certamente costoso e impegnativo, ma anche, ne sono certo, ricco delle consolazioni di Dio, sostenuto dalla vostra generosa benevolenza e dalla corresponsabile adesione al disegno che Egli ci chiama a costruire, in una leale comunione di animi e di intenti con Lui e tra di noi.
Ora che il Signore mi fa ritornare come vescovo “là dove tutto è incominciato”, intendo vivere con voi e per voi, come condiscepolo dello stesso Signore, senza distanze, con semplicità e immediatezza, il ministero di comunione e di servizio quale è quello episcopale, come un servo premuroso e un padre misericordioso.
Vorrei tanto che con la mia vicinanza fraterna e paterna, ma anche con il coinvolgimento sinodale di tutti i discepoli di Gesù, si potesse sperimentare, a partire dalle famiglie e dentro le nostre parrocchie, la bontà e la tenerezza di Dio Padre verso tutti, mentre viene confermato, in cordiale continuità, il cammino pastorale da voi percorso in questi anni, guidati dal mio fratello vescovo Diego, che ringrazio vivamente e saluto con grande affetto, gratitudine e stima.
Credo sia un ulteriore motivo di gioia e di consolazione per voi ricevere dal santo Padre un vescovo “indigeno”, maturato, cioè, all’interno della nostra Chiesa: l’ ultimo vescovo di Como, nato in diocesi, in ordine di tempo, fu (se non erro!) mons. Carlo Rovelli (1783-1819)! A maggior ragione, sentendomi già “di casa” tra voi, conto sulla comprensione, sulla fiducia e sull’amicizia di tutti, a partire dai miei fratelli presbiteri, ai quali intendo stare vicino con sollecitudine, dedicando loro cure amorevoli e attenzioni paterne.
Auguro a tutti voi, fedeli laici, soprattutto alle famiglie e ai giovani, di inserirsi sempre più responsabilmente nella comunità cristiana per renderla segno eloquente della misericordia di Dio per tutti gli uomini. Per questo ci aiuteremo in un cammino verso una fede adulta e matura, che metta in grado di affrontare i problemi della storia e le grandi questioni della vita, sfida decisiva perché il Vangelo sia tenuto in considerazione nel nostro contesto secolarizzato.
Saluto con gioia, in modo speciale, i gruppi di giovani che a Cracovia, nelle giornate mondiali della Gioventù, per una provvidenziale, fortunata coincidenza, ho incontrato con i loro sacerdoti! Un grande abbraccio ai genitori impegnati a trasmettere la fede ai loro figli attraverso una vita che cerca di essere coerente al Vangelo. Non manca nemmeno un ricordo particolare alle molte famiglie “che sono ben lontane dal considerarsi perfette, vivono nell’amore, realizzano la propria vocazione e vanno avanti anche se cadono tante volte lungo il cammino” (cfr Amoris Laetitia, 57). Ai diaconi, permanenti e “transeunti”, alle persone consacrate (uomini e donne), ai missionari “ad gentes”(sacerdoti, religiosi/e, laici/laiche), ai carissimi seminaristi, a quanti svolgono un ministero nella Chiesa, il mio affetto sincero: oggi è necessario audacia, fantasia e coraggio per servire la Chiesa e rispondere generosamente alla sfide del nostro tempo, mediante una sapienza diversa, con un linguaggio e con segni che il mondo sia in grado di comprendere.
Agli anziani, agli ammalati, ai poveri, ai fratelli immigrati, ai profughi, ai carcerati, ai disoccupati, alle persone sole, una vicinanza cordiale, perché non si sentano “materiale da scarto”, ma al centro delle premure di Dio, testimoniate dalla vicinanza sollecita di un’ intera comunità cristiana, che si impegna per essere veramente accogliente, capace di solidarietà e compassione, disposta anche a imparare e a ricevere. Penso in modo speciale ai profughi che il Signore ci invia: essi ci impediscono di starcene rinchiusi egoisticamente dentro i nostri ambienti e obbligano il nostro cuore ad aprirsi al mondo, condividendo i loro drammi e le loro sofferenze.
A quanti sono impegnati nel mondo del lavoro, come alle Associazioni, ai Movimenti e ai diversi Gruppi, distribuiti lungo la nostra vasta diocesi, un intensificato impegno di crescita nella fede e nella testimonianza cristiana, che confermi come sia possibile anche oggi vivere il Vangelo nel proprio ambiente ordinario, alla luce della vita pienamente umana vissuta da Gesù, ritenuta un’ esemplare primizia, e così contribuire alla nascita di una nuovo umanesimo, che soddisfi la fame di gioia, di speranza e di senso, da tutti tanto invocata.
Saluto anche quanti sono impegnati a servizio del bene comune, nelle diverse opere di volontariato, come anche nelle amministrazioni civiche, politiche, amministrative e militari, protesi a difendere la dignità di ogni persona umana: compito non facile, ma indispensabile, vissuto in spirito di servizio verso tutte le categorie della società, con speciale attenzione ai più poveri e ai più bisognosi di cure.
Un ricordo speciale a quanti promuovono il dialogo ecumenico, le relazioni con l’Ebraismo e il dialogo interreligioso, con i credenti delle religioni non cristiane, indispensabile per una convivenza rispettosa dentro una società plurale. A quanti, poi, sono lontani dall’esperienza cristiana, non credenti, a quanti sono in ricerca di senso e cercano Dio con cuore sincero, il mio rispettoso saluto. Guardo con simpatia tutte le persone al di là del loro credo, senza giudizio, nella certezza che lo Spirito di Dio provvede a ciascuno, sia pure su strade misteriose e nei modi imprevedibili.
Appena ordinato vescovo nella nostra Cattedrale, il 5 marzo 2005, sono stato consegnato da mons. Alessandro Maggiolini come un regalo della Chiesa di Como a quella di Crema. Lì ho vissuto, per undici anni, una intensa e feconda esperienza di famiglia, che non potrò dimenticare e per la quale ringrazio vivamente il Signore e tutti i membri di quella piccola, ma vivace Chiesa.
Ora sono richiamato da voi: ritorno come vostro fratello e amico, e insieme, come vostro pastore e padre nella fede. Voi tutti, ve ne prego, accoglietemi come inviato dal Signore Gesù per aiutarci a corrispondere ai sogni e alle attese di Dio, che ci chiama a innestare segni di vera fraternità dentro la nostra società complessa.
Mi affido fiducioso alle vostre preghiere, con l’aiuto di tutti i nostri santi Patroni, a cominciare dai santi Carpoforo, Felice e Abbondio, proseguendo con il papa comasco, beato Benedetto XI, il card.Ferrari, fino a s.Luigi Guanella. Per l’intercessione materna di Maria Assunta, a cui la nostra Cattedrale è dedicata, e venerata con particolare devozione nei santuari di Tirano, di Gallivaggio, di Dongo e del Soccorso, io possa essere tra voi viva immagine del suo Figlio, il buon Pastore che dà la vita per il suo gregge.
Nella comunione del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo vi abbraccio tutti e vi benedico:
+ vescovo Oscar
Con mio vivo stupore e al di là delle mie attese, Papa Francesco ha voluto affidare alle mie cure di vescovo la nostra santa Chiesa di Como, che già amo profondamente e alla quale sono grato, perché essa mi ha educato alla fede, mi ha insegnato a pregare, ad amare e a servire.
Accolgo quindi per fede, come una nuova chiamata, sia pure con timore e tremore, la scelta di Papa Francesco, consapevole come sono che la mia vita è racchiusa in un disegno provvidenziale, che non ho scelto, ma dentro la quale mi sono sempre lasciato condurre, considerando un “impagabile onore” poter lavorare nella vigna del Signore in ogni momento e in qualunque compito, esprimendo così, con il dono di me stesso, l’amore che nutro per Cristo e per la Chiesa, sua sposa.
Nella Chiesa di Como ho svolto per ben trent’anni il ministero presbiterale, un tempo prezioso che mi ha permesso di conoscere e apprezzare sacerdoti, consacrati, laiche e laici di ogni condizione, uomini e donne di buona volontà, nella nostra vasta diocesi: mi rendo conto che io sono in gran parte opera della loro testimonianza di fede, speranza e carità. La situazione sociale ed ecclesiale in questi anni è certamente mutata, ma le “radici sante” di una Chiesa sono sempre apportatrici di nuovo slancio evangelico!
Rinnovo ora il mio “sì” al Signore che mi affida un ministero certamente costoso e impegnativo, ma anche, ne sono certo, ricco delle consolazioni di Dio, sostenuto dalla vostra generosa benevolenza e dalla corresponsabile adesione al disegno che Egli ci chiama a costruire, in una leale comunione di animi e di intenti con Lui e tra di noi.
Ora che il Signore mi fa ritornare come vescovo “là dove tutto è incominciato”, intendo vivere con voi e per voi, come condiscepolo dello stesso Signore, senza distanze, con semplicità e immediatezza, il ministero di comunione e di servizio quale è quello episcopale, come un servo premuroso e un padre misericordioso.
Vorrei tanto che con la mia vicinanza fraterna e paterna, ma anche con il coinvolgimento sinodale di tutti i discepoli di Gesù, si potesse sperimentare, a partire dalle famiglie e dentro le nostre parrocchie, la bontà e la tenerezza di Dio Padre verso tutti, mentre viene confermato, in cordiale continuità, il cammino pastorale da voi percorso in questi anni, guidati dal mio fratello vescovo Diego, che ringrazio vivamente e saluto con grande affetto, gratitudine e stima.
Credo sia un ulteriore motivo di gioia e di consolazione per voi ricevere dal santo Padre un vescovo “indigeno”, maturato, cioè, all’interno della nostra Chiesa: l’ ultimo vescovo di Como, nato in diocesi, in ordine di tempo, fu (se non erro!) mons. Carlo Rovelli (1783-1819)! A maggior ragione, sentendomi già “di casa” tra voi, conto sulla comprensione, sulla fiducia e sull’amicizia di tutti, a partire dai miei fratelli presbiteri, ai quali intendo stare vicino con sollecitudine, dedicando loro cure amorevoli e attenzioni paterne.
Auguro a tutti voi, fedeli laici, soprattutto alle famiglie e ai giovani, di inserirsi sempre più responsabilmente nella comunità cristiana per renderla segno eloquente della misericordia di Dio per tutti gli uomini. Per questo ci aiuteremo in un cammino verso una fede adulta e matura, che metta in grado di affrontare i problemi della storia e le grandi questioni della vita, sfida decisiva perché il Vangelo sia tenuto in considerazione nel nostro contesto secolarizzato.
Saluto con gioia, in modo speciale, i gruppi di giovani che a Cracovia, nelle giornate mondiali della Gioventù, per una provvidenziale, fortunata coincidenza, ho incontrato con i loro sacerdoti! Un grande abbraccio ai genitori impegnati a trasmettere la fede ai loro figli attraverso una vita che cerca di essere coerente al Vangelo. Non manca nemmeno un ricordo particolare alle molte famiglie “che sono ben lontane dal considerarsi perfette, vivono nell’amore, realizzano la propria vocazione e vanno avanti anche se cadono tante volte lungo il cammino” (cfr Amoris Laetitia, 57). Ai diaconi, permanenti e “transeunti”, alle persone consacrate (uomini e donne), ai missionari “ad gentes”(sacerdoti, religiosi/e, laici/laiche), ai carissimi seminaristi, a quanti svolgono un ministero nella Chiesa, il mio affetto sincero: oggi è necessario audacia, fantasia e coraggio per servire la Chiesa e rispondere generosamente alla sfide del nostro tempo, mediante una sapienza diversa, con un linguaggio e con segni che il mondo sia in grado di comprendere.
Agli anziani, agli ammalati, ai poveri, ai fratelli immigrati, ai profughi, ai carcerati, ai disoccupati, alle persone sole, una vicinanza cordiale, perché non si sentano “materiale da scarto”, ma al centro delle premure di Dio, testimoniate dalla vicinanza sollecita di un’ intera comunità cristiana, che si impegna per essere veramente accogliente, capace di solidarietà e compassione, disposta anche a imparare e a ricevere. Penso in modo speciale ai profughi che il Signore ci invia: essi ci impediscono di starcene rinchiusi egoisticamente dentro i nostri ambienti e obbligano il nostro cuore ad aprirsi al mondo, condividendo i loro drammi e le loro sofferenze.
A quanti sono impegnati nel mondo del lavoro, come alle Associazioni, ai Movimenti e ai diversi Gruppi, distribuiti lungo la nostra vasta diocesi, un intensificato impegno di crescita nella fede e nella testimonianza cristiana, che confermi come sia possibile anche oggi vivere il Vangelo nel proprio ambiente ordinario, alla luce della vita pienamente umana vissuta da Gesù, ritenuta un’ esemplare primizia, e così contribuire alla nascita di una nuovo umanesimo, che soddisfi la fame di gioia, di speranza e di senso, da tutti tanto invocata.
Saluto anche quanti sono impegnati a servizio del bene comune, nelle diverse opere di volontariato, come anche nelle amministrazioni civiche, politiche, amministrative e militari, protesi a difendere la dignità di ogni persona umana: compito non facile, ma indispensabile, vissuto in spirito di servizio verso tutte le categorie della società, con speciale attenzione ai più poveri e ai più bisognosi di cure.
Un ricordo speciale a quanti promuovono il dialogo ecumenico, le relazioni con l’Ebraismo e il dialogo interreligioso, con i credenti delle religioni non cristiane, indispensabile per una convivenza rispettosa dentro una società plurale. A quanti, poi, sono lontani dall’esperienza cristiana, non credenti, a quanti sono in ricerca di senso e cercano Dio con cuore sincero, il mio rispettoso saluto. Guardo con simpatia tutte le persone al di là del loro credo, senza giudizio, nella certezza che lo Spirito di Dio provvede a ciascuno, sia pure su strade misteriose e nei modi imprevedibili.
Appena ordinato vescovo nella nostra Cattedrale, il 5 marzo 2005, sono stato consegnato da mons. Alessandro Maggiolini come un regalo della Chiesa di Como a quella di Crema. Lì ho vissuto, per undici anni, una intensa e feconda esperienza di famiglia, che non potrò dimenticare e per la quale ringrazio vivamente il Signore e tutti i membri di quella piccola, ma vivace Chiesa.
Ora sono richiamato da voi: ritorno come vostro fratello e amico, e insieme, come vostro pastore e padre nella fede. Voi tutti, ve ne prego, accoglietemi come inviato dal Signore Gesù per aiutarci a corrispondere ai sogni e alle attese di Dio, che ci chiama a innestare segni di vera fraternità dentro la nostra società complessa.
Mi affido fiducioso alle vostre preghiere, con l’aiuto di tutti i nostri santi Patroni, a cominciare dai santi Carpoforo, Felice e Abbondio, proseguendo con il papa comasco, beato Benedetto XI, il card.Ferrari, fino a s.Luigi Guanella. Per l’intercessione materna di Maria Assunta, a cui la nostra Cattedrale è dedicata, e venerata con particolare devozione nei santuari di Tirano, di Gallivaggio, di Dongo e del Soccorso, io possa essere tra voi viva immagine del suo Figlio, il buon Pastore che dà la vita per il suo gregge.
Nella comunione del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo vi abbraccio tutti e vi benedico:
+ vescovo Oscar
04/10/2016