Siamo raccolti attorno al nostro carissimo don Giacomo per cantare un inno di lode e di riconoscenza a Colui che ha vinto la morte, anzi l’ha trasformata in un’ aurora di vita. La liturgia pasquale trasforma il nostro separarci da d.Giacomo in un accompagnamento verso la pienezza della luce, della pace e della gioia, la’ dove non c’è più pianto, né angoscia, né lutto, ma solo un canto di lode e di vittoria. Non gradirebbe il nostro don Giacomo parole di mestizia, ma solo di consolazione per il compimento di una promessa, perché egli oggi raggiunge Colui per il quale ha vissuto l’intera sua esistenza, e chiamandolo amico, lo invita ad occupare il posto che egli riserva proprio ai discepoli fedeli.
Don Giacomo: ci siamo incontrati proprio domenica mattina, mentre seduto sulla carrozzina ti preparavi a concelebrare la s.Messa assieme ad altri confratelli e a un piccolo gruppo di ospiti nella casa Guanelliana di Nuova Olonio. Attraverso L’Eucaristia Ti sei sentito fino alla fine, sempre pronto a donare la vita, come un vero discepolo del tuo Signore che attinge da lui forza e vitalità sempre nuova, proprio come un tralcio è legato alla vite.
Ti sei costantemente alimentato del Corpo e del Sangue di Cristo, così che, unito a lui, nella sua Pasqua, ti sei offerto in sacrificio Spirituale per la vita del mondo, soprattutto per la tua gente che hai tanto amato e a cui hai donato con.grande generosità e passione le tue migliori energie. Anche in questi ultimi tempi di lontananza dalla tua Comunità, che ora è riunita attorno a te, pur soffrendo per la forzata lontananza, hai seguito spiritualmente i tuoi fedeli, quelli cioè che il Signore ha affidato alle tue cure, rendendo così fecondo il tempo della sofferenza e il tuo stesso distacco.
I confratelli che ti fanno corona possono testimoniare il legame di fraternità che tu hai saputo stabilire con ciascuno di essi, non solo un amicizia fondata su corrette relazioni umane, ma perché tutti parte di un’ unica Vite, che è Cristo, di cui ciascuno è un tralcio particolare. Così, quando a dicembre, ritornato come vescovo in diocesi, ti visitai la prima volta, mi dicesti che mi sentivi uno di noi e mi raccomandasti vicinanza e fiducia verso i confratelli sacerdoti.
Caro don Giacomo, grazie per la letizia che ci hai insegnato, per l’ entusiasmo per il Vangelo che hai suscitato, per gli orizzonti che hai saputo offrire, costringendo preti e laici ad andare al di là del proprio orticello circoscritto, per assumere le gioie e le ansie dell’ umanità. La tua testimonianza sacerdotale ti inscrive tra i grandi preti che hanno onorato la nostra chiesa e hanno edificato il popolo santo di Dio con la loro sapienza e con la ricchezza della loro umanità, che è poi il segno vero della autentica santità.