Abbiamo ascoltato una volta ancora, ma con uno stupore sempre nuovo, l’episodio di Gesù che va incontro al suo popolo che lo attendeva nella fede. Nel tempio di Gerusalemme è riconosciuto, per grazia, da rappresentanti del piccolo resto dei “poveri di Israele”, due anziani, Simeone ed Anna, due credenti che aspettavano con speranza la consolazione di Israele. La loro attesa, ora finalmente si compie. Simeone avrà il compito di riconoscere il Messia come Salvatore, luce e gloria davanti a Dio e ai suoi genitori. Invece Anna, avrà, come i pastori, la funzione di diffondere la buona novella a tutti coloro che attendono la redenzione di Gerusalemme (2,38).
Colpisce che in poche righe, per ben tre volte, l’evangelista Luca sottolinei come l’azione che si svolge nel tempio sia diretta da un regista particolare, lo Spirito santo, che agisce, però, “dietro le quinte”, senza bisogno di mostrarsi visibilmente e senza far rumore.
“Lo Spirito Santo era su di lui”: così è presentata la sua presenza e la sua azione nei confronti dell’ uomo giusto e pio che è Simeone. “Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore” E ancora: “Mosso dallo Spirito si recò nel tempio”.
Simeone è un uomo consolato dallo Spirito santo, che dipende totalmente da Lui, che vive lasciandosi guidare con docilità, obbediente alle sue ispirazioni.
Un uomo così non può che essere una persona mite, serena, saggia, pacata, illuminata dalla grazia, discreta, perseverante nel bene: un uomo positivo e mai discontinuo.
È’ il ritratto di chi, nel tempo, magari a costo di grandi lotte, ha imparato a vivere esclusivamente per il Signore, è diventato una cosa sola con lui, non ha altri interessi personali se non quelli di acconsentire ai desideri dello Spirito, disposto a lasciarsi illuminare dalla storia e dai fatti che in essa si manifestano, dotato quindi di creatività profetica, utile per sognare qualcosa di nuovo senza rifugiarsi nel ripetitivo del passato.
Dentro questa fisionomia spirituale, che caratterizza la personalità del santo vecchio Simeone, intravvedo tanti uomini e donne di oggi, consacrati al Signore, che la gente riconosce immediatamente come persone di fiducia e ammira per la loro amabilità, per la loro saggezza, per la loro umiltà, ma insieme perché sempre gioiosi e ilari.
È’ l’immagine di quello che dobbiamo diventare tutti noi, uomini e donne di Dio, persone consacrate, se sapremo riflettere la luce del Signore illuminando a nostra volta chi giace nelle tenebre e nell’ombra della morte.
Di uomini e donne così ha un grande bisogno oggi la comunità cristiana, a beneficio di tutti, anche della società civile, che ha perso ogni punto di riferimento sicuro e autorevole e tuttavia ha fame di persone disponibili ad esercitare una vera paternità e maternità spirituale nei confronti di quanti cercano Dio.
Il ritratto dell’uomo di Dio si arricchisce e si completa per la testimonianza nel tempio della profetessa Anna. “Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta (proprio in quel momento, e non fu un caso!) lodava Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Israele”. La profetessa Anna esprime con la preghiera di lode la gioia e la consolazione di avere incontrato il Signore.
Frutto della lode è la rinuncia ad ogni aggressività, una crescita nella benevolenza verso tutti, così da condividere le gioie, i dolori, le fatiche e le speranze degli altri.
Come la profetessa Anna auspichiamo che ogni consacrata possieda un cuore ricolmo di tenerezza e pieno di compassione verso tutti, un cuore disposto anche a sacrificarsi per gli altri, senza tuttavia pretendere di essere riamata, che infonda serenità, senza agitazione, ma nella pazienza di chi confida nello Spirito.
Così è il cuore di ogni consacrata che vive con gioia la propria maternità spirituale come segno di un sincero e totale dono di sé, rivolto a quanti le vengono affidati dal Signore, rinunciando a possederli, quindi in piena gratuità.
E ora preghiamo Dio perché la comunità cristiana , riconosca e poi sappia accompagnare donne di una simile maturità spirituale, capaci di accoglienza e di gratuità, amanti del bellezza che risplende sul volto di Cristo, dedite al servizio di ogni uomo che Dio affida loro, soprattutto se povero e indifeso.