E’ quanto mai significativo riproporre la festa degli anniversari sacerdotali proprio nella settimana della Misericordia, in questo santuario dedicato alla santissima Trinità Misericordia.
Noi sacerdoti, per primi, siamo stati completamente avvolti dalla Misericordia del Signore, sia per la chiamata, del tutto immeritata, sia perché godiamo continuamente della Misericordia di Dio, sperimentandola innanzitutto su noi stessi (essendo dei peccatori perdonati!), sia perché siamo chiamati ad essere diffusori della Misericordia del Padre, che ci raggiunge e si realizza mediante il Figlio, nello Spirito Santo. È il nostro compito principale e più urgente.
Detto diversamente: oggi siamo invitati a professare la nostra fede nella Santissima Trinità: DioPadre che ci ama, il Figlio che ci chiama, lo Spirito Santo che ci santifica, ci rende atti, cioè, ad esercitare il sacerdozio ministeriale dentro la Chiesa.
È bello che oggi viviamo con tutta la nostra Chiesa un comune rendimento di grazie, per significare che il sacerdozio ministeriale è un dono che Dio concede a tutta la comunità cristiana, non è solo una proprietà del singolo chiamato. Perciò è la Comunità intera (qui rappresentata dai Confratelli presbiteri, da laici e laiche, dalle persone di vita consacrata), che gioisce per questi anniversari sacerdotali e insieme rende grazie per la perseveranza nella risposta di questi nostri fratelli, che fanno parte del nostro Presbiterio, religiosi compresi. (Secondo la nostra tradizione festeggiamo oggi chi compie il decennio di sacerdozio, il venticinquesimo, il quarantesimo, il cinquantesimo, il sessantesimo, il sessantacinquesimo, e perfino il settantacinquesimo (don Domenico Songini, il presbitero più anziano, ricoverato presso i Padri Guanelliani a Nuova Olonio).
Se la chiamata del Signore è giunta a ciascuno in un modo originale e in un tempo ben determinato, anche la risposta è stata differente, per la personalità propria a ciascuno, per lo stile sacerdotale che una persona lungo gli anni ha assunto, per le diverse circostanze storiche e pastorali che ognuno ha dovuto affrontare, anche a causa degli invitabili limiti propri e altrui.
E’ importante, soprattutto, che non sia venuto meno l’ardore apostolico, non solo dopo le prime fatiche del ministero, ma anche dopo una certa perdita di entusiasmo dovuta all’età, alla salute, alle diverse reazioni di fronte alle esperienze pastorali, a volte problematiche, se non fallimentari.
Cari Fratelli: se non è venuto meno in voi il gusto dell’appartenenza alla diocesi (e al proprio Istituto) e se sono state sanate eventuali ferite, dovute a possibili incomprensioni, o perfino debolezze, potrete allora sperimentare una nuova giovinezza dello Spirito, frutto della sequela di Gesù. Esso comporta il gusto appassionato di cercare le vie più opportune da offrire ai cristiani o a quanti sono in ricerca, perché possano incontrare Cristo e gustare una vita riconciliata e fraterna.
Ancora un auspicio: che ciascuno di voi abbia cura di pregare il Padrone della messe che susciti nuove vocazioni alla vita sacerdotale e religiosa, a continuazione della vostra testimonianza sacerdotale. Il popolo è affamato di pastori che si prendano cura del gregge, lo alimentino, portino consolazione e speranza e lo guidino sulle vie sempre nuove che lo Spirito suscita nell’oggi della Chiesa e del mondo.