All’ascolto di questa pagina evangelica, siamo conquistati dalla compassione, colma di tenerezza, del Signore Gesù, che si china sulla donna vedova, che a Nain sta portando il suo figlio unico alla tomba, attorniata da molta folla.
Questo medesimo sentimento il Signore Gesù, risorto dai morti, riversa ancora oggi su di noi, che abbiamo amato don Matteo, a partire dai genitori, dalla sorella, dai confratelli del Presbiterio, dai sacerdoti dell’ Opera don Folci, a cui don Matteo si era associato, dai fedeli laici di questa parrocchia, dove d.Matteo è stato battezzato e celebrato la prima s.Messa, e da quanti sono stai da lui aiutati negli anni del suo ministero.
Il Signore si china amorevolmente su di noi, ci offre consolazione, ci apre alla speranza e quindi a ciascuno sussurra: “Non piangere!”, ma apriti alla visione soprannaturale, in cui perfino la morte, ultimo nemico, anche quando giunge inaspettatamente, è sopraffatta dalla potenza della vita risorta del Signore.
Il Battesimo, che è partecipazione alla morte e alla risurrezione di Gesù, è la felice esperienza che ci viene richiamata.
Da quel momento, Dio ha innestato in ogni battezzato un seme di immortalità, generando così la possibilità di partecipare alla vita nuova, divina, che non avrà più fine.
Da qui un modo nuovo di interpretare la vita, una relazione nuova, innanzitutto con Dio, di cui ci sentiamo figli amati e preziosi, sorretti dal suo amore anche e nonostante le fatiche e le prove della vita, ma contemporaneamente la possibilità di stabilire rapporti fraterni e riconciliati con ogni persona che incontriamo sul nostro cammino.
La potenza redentrice della morte e della risurrezione di Gesù trasfigura così il nostro pianto, trasformandolo in un sereno distacco, nella certezza che il Signore avvolge di tenerezza don Matteo, che ha dedicato la sua intera esistenza al servizio di Cristo e della Chiesa.
“Sia che viviamo, sia che moriamo siamo del Signore”, abbiamo ascoltato nella prima lettura. Siamo interamente suoi, in vita e in morte. Egli non può e non vuole abbandonare i suoi fratelli che lo hanno seguito, che a lui si sono affidati e per lui si sono votati al bene degli altri, accettando anche impegno, fatiche e sofferenze.
Possa la nostra preghiera, sostenuta dalla pienezza dell’amore di Cristo, che si offre al Padre per noi nell’Eucaristia che celebriamo, accompagnare il santo viaggio di don Matteo, che si prepara così ad entrare nella gloria dei beati, dove risuona continua la lode alla santa Trinità.
Don Matteo dal cielo ottenga per la nostra Chiesa il dono di nuove vocazioni alla vita sacerdotale, che egli ha fortemente invocato già quand’era tra noi e che ora diventa la sua principale missione.