Don Davide è oggi ritornato nella sua amata chiesa parrocchiale di S. Giorgio: qui egli ha desiderato di essere condotto per il rito funebre, qui tutto per lui ha avuto inizio. Ciascuno di noi conserva nella memoria del cuore luoghi particolarmente significativi, pensando ai quali si ridestano ricordi incancellabili, come l’incontro con figure di semplici cristiani, testimoni del Signore, persone ricolme di saggezza e di benevolenza o pastori esemplari, che in certi momenti sono stati determinanti per il nostro cammino di vita, in vista anche delle nostre scelte.
Così don Davide rende omaggio a quanti lo hanno accompagnato nei primi passi della fede. Essa si trasmette vivendola, cioè sperimentandola nello scorrere quotidiano dei giorni, una fede condivisa innanzitutto con i propri familiari, con quelle persone che hanno reso testimonianza al nome di Gesù, dentro comunità cristiane vivaci, che facilitano a chi li frequenta il gusto di seguire Gesù e di scegliere le sue parole come le più illuminate per la propria vita.
Qui a S. Giorgio a don Davide è stato trasmesso l’annuncio principale della fede, quello stesso che abbiamo ascoltato nella prima lettura, dagli Atti degli Apostoli, cioè “ come Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nazareth, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui”.
Essere cristiani significa seguire Gesù Cristo, il consacrato dal Padre, l’ unto dallo Spirito Santo, morto e risorto, il quale continua oggi ancora, attraverso la sua Chiesa, a ridare vita, consolazione e speranza a tutti gli oppressi, rivelando così l’amore infinito di Dio Padre.
In questo consiste l’annuncio principale che anche don Davide, come tutti i sacerdoti del Signore, rivolgono ai loro fratelli.
Cristo è l’unico salvatore del mondo, colui che ha il potere di liberare l’uomo dal peccato e dalla morte, che sono le più grandi schiavitù che mortificano l’uomo. Questo è la sintesi del ministero che don Davide ha svolto nelle diverse parrocchie in cui è stato inviato, in 64 anni del suo servizio sacerdotale: da quelle sulle rive del nostro Lago (Abbadia Lariana, Rezzonico, Tavernola, Olcio) a quella delle Valli Varesine (Casalzuigno), come pure attraverso altre collaborazioni (Chiavenna, Rebbio, Veleso e perfino una uscita extra diocesana a Sanremo). In questi ultimi tempi è stato ospite della casa per i sacerdoti nell’Opera Don Folci, che ringrazio per la generosa accoglienza.
Ora, mentre affidiamo alla terra il corpo mortale di don Davide, noi preghiamo perché il Signore lo accolga nella sua casa, avendo ricevuto lui stesso, e poi distribuito, il pane disceso dal cielo: esso è farmaco di immortalità, espressione usata da S. Ignazio di Antiochia: “chi mangia questo pane vivrà in eterno”. E’ la carne del Signore che ci permette di vivere una comunione intima e personale con lui, così da vivere interamente per lui. “Colui che mangia me vivrà per me”.
Mediante l’Eucaristia si attua quella unione mutua, una sorte di compenetrazione reciproca tra il fedele e Gesù.
In questo modo si comprende come il ministero sacerdotale consista nel consegnarsi totalmente con la propria vita al Signore per fare della esistenza un dono, una offerta d’amore, a servizio del suo Corpo che è la Chiesa, in piena obbedienza alla volontà del Padre.
Con questa certezza, don Davide ha dato senso compiuto all’ insieme della sua vita, mentre, nello stesso tempo, si è affidato al Padrone della messe perché l’offerta sacrificale del suo ministero pastorale potesse portare frutto.
Il Signore lo accolga ora nella compagnia dei Santi, alla loro preghiera lo affidiamo, visto che essi “mantengono con noi legami di amore e di comunione”