31 maggio 2020 - Lipomo, Chiesa dello Spirito Santo

Solennità di Pentecoste

Cari fratelli e sorelle in Cristo,
cari ragazzi che oggi avreste dovuto ricevere Gesù nella Eucaristia e lo Spirito Santo nella Cresima. Cari fratelli e sorelle che ci seguite dalle vostre case mediante la televisione.

Ci troviamo nella stessa situazione dei primi discepoli, radunati con Maria, la madre di Gesù, nel cenacolo di Gerusalemme. Attendevano con fede lo Spirito santo promesso, invocavano nella preghiera ardente la sua venuta, erano uniti e concordi tra di loro.

Dio è fedele e non manca mai di parola, perciò dopo aver donato Gesù, ha fatto dono anche dello Spirito Santo a quel piccolo gruppo e a tutti i discepoli di Gesù, fino ad oggi. Un Padre della Chiesa ha definito Gesù e lo Spirito santo “le due mani del Padre”. Agiscono sempre insieme in perfetta intesa!

Cosa fa lo Spirito Santo? Qual è il suo compito? Lo Spirito Santo tiene viva la parola di Gesù e dona ai suoi discepoli la capacità di comprenderla, di gustarla, ma anche dona ai discepoli di Gesù il coraggio, la forza e la gioia per poterla trasmettere e diffondere, diventando così subito “discepoli/missionari”.

Quando riceviamo una bella notizia, affascinante e lieta, innanzitutto la gustiamo e ne gioiamo interiormente, quindi siamo talmente contenti che sentiamo il bisogno di doverla comunicare agli altri.
Ebbene, la buona notizia è il vangelo di Gesù.
Proviamo a viverlo tra di noi, dal momento che ci sentiamo attratti dallo stile di vita che esso propone. Ma non basta. E poiché avvertiamo che il Vangelo soddisfa a pieno le aspirazioni profonde presenti nel nostro cuore, come in quello degli altri, lo comunichiamo spontaneamente e con gioia a chi ci è vicino. Diventiamo degli evangelizzatori. Sì, perché in primo luogo il vangelo si vive, poi lo si annuncia!

Il vangelo di Gesù ci invita innanzitutto a vivere da figli nei confronti di Dio padre misericordioso, che ci ama, ci accoglie, ci perdona e si prende cura di noi.
Il vangelo ci invita anche a vivere tra di noi relazioni fraterne, nella accoglienza reciproca, nella stima, nella benevolenza, imparando anche ad accettarci tra di noi anche se siamo molto diversi.

Infatti noi non siamo fotocopie gli uni degli altri. Ogni persona è irripetibile, riflette a suo modo il volto di Dio, di cui è una immagine viva.

Ciascuno ha il suo dono e tutti possiamo imparare a godere dei doni degli altri come se fossero propri.

E’ possibile vivere il vangelo di Gesù perché lo Spirito santo ci permette di accoglierci tra noi proprio a partire dalla nostra diversità. “La gioia segreta dello Spirito è stabilire la comunione, giocando con le differenze” (Christian De Chergé).

Abbiamo sentito nella prima lettura: “Erano Parti, Medi, Elamiti, abitanti della Mesopotamia, della Giudea, e della Cappadocia, della Frigia e della Panfilia, dell’Egitto e delle parti della Libia”. Eppure si comprendevano: un vero miracolo!

Non come nell’ episodio della torre di Babele (narrato nel libro della Genesi), che nessuno capiva più la lingua dell’altro ed era una vita caotica, disarmonica.

A Pentecoste è avvenuto, invece, il miracolo dell’unità, della accoglienza reciproca.

Bisogna che ciascuno di noi si decida: se vivere come a Babele, nella indifferenza gli uni degli altri, o peggio, gli uni contro gli altri, o come a Pentecoste, uniti e concordi, sentendoci un solo corpo in Cristo Gesù, dove “a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune” (seconda lettura).

E’ Gesù che ci dona lo Spirito Santo: è il frutto della sua passione, morte e risurrezione. Lo Spirito Santo, a sua volta, ci offre i suoi doni preziosi: tra essi il perdono e la pace. Chi ha sperimentato il perdono di Dio è certo del suo amore misericordioso e allora diventa una persona che sa trasmettere agli altri la pace di Dio, la tenerezza del suo amore.

Gesù ci invia nel mondo ad aiutare coloro incontriamo a sentirsi amati e accolti da Dio. Solo così potranno sentirsi incoraggiati a vivere secondo la vita buona del Vangelo (EG114).

31/05/2020
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