Oggi, 2 febbraio, festa della presentazione del Signore al tempio, giorno in cui il Dio bambino, secondo l’episodio evangelico appena annunciato, va incontro al suo popolo, nel tempio di Gerusalemme. Ricorre nello stesso tempo la festa della vita consacrata, perché i battezzati possano conoscere e stimare la bellezza di una vita donata nella sequela di Cristo vergine, povero e obbediente e tutti i consacrati si sentano sostenuti dalle preghiere e dall’affetto di tutto il popolo santo di Dio.
Attraverso la testimonianza di sorelle e fratelli che ripresentano Cristo, il consacrato del Padre, nella Chiesa e nel mondo, nei suoi tratti caratteristici, anche la nostra Chiesa di Como si presenta, come sottolinea il concilio nella Lumen gentium (43) “come un albero che si ramifica in modi mirabili e molteplici nel campo del Signore a partire da un germe seminato da Dio“.
Un saluto affettuoso a tutti voi, qui presenti, membri del popolo di Dio e in particolare a quanti fanno parte della vita consacrata, in una delle sue molteplici forme, presenti a questa celebrazione eucaristica.
Il corona virus, attualmente in corso, ha segnato le nostre esistenze e sono numerosi, anche nella nostra diocesi, i consacrati/e defunti negli scorsi anni. Per essi e per esse innalziamo al Padre la nostra preghiera di suffragio perché doni loro il premio per le loro fatiche.
Un ricordo particolare rivolgo alle nostre sorelle dei due Istituti di vita contemplativa: le Benedettine di Grandate, che tra pochi giorni accoglieranno nella loro abitazione le consorelle del monastero di Gallarate e le monache della Visitazione, che a suo tempo hanno già accolto le loro sorelle visitandine di Bologna. Nel silenzio e con discrezione, mediante la loro preghiera permanente, entrambe irradiano serenità e gioia al popolo di Dio perché non estranee alle vicende del mondo in cui vivono.
Vorrei poi ringraziare vivamente i religiosi e le religiose che in questi due anni hanno concluso la loro presenza e il loro generoso servizio pastorale in questa nostra Diocesi essendo stati trasferiti in altri luoghi dalle loro Congregazioni.
Saluto infine con gioia i nuovi arrivati, i religiosi e le nuove religiose, insieme ad altre persone consacrate. Vorrei che tutti e tutte si sentissero accolti come una vera benedizione del Signore. Per essi, insieme ai presbiteri che sono entrati da poco in parrocchia, abbiamo organizzato un incontro per presentare loro il nostro territorio e il cammino di fede che, come Chiesa, stiamo percorrendo insieme in questi anni. Li invito a ritrovarsi pertanto insieme, il prossimo 1 marzo, in seminario, a Como.
Viviamo un tempo molto difficile e impegnativo, in un contesto umano del tutto differente dal passato. Si tratta di “un cambiamento d’epoca”! Papa Francesco ci ha ricordato che “non siamo più nella cristianità. Abbiamo bisogno di un cambiamento di mentalità pastorale, che non vuol dire passare a una pastorale relativistica. Non siamo più in un regime di cristianità perché la fede non costituisce più un presupposto ovvio del vivere comune, anzi viene spesso negata, derisa, emarginata e ridicolizzata” (21.12.19).
Avvertiamo perciò il desiderio di rivedere in profondità i metodi con cui raggiungere gli uomini di oggi per la nostre proposte di fede. La pandemia, poi, ha suscitato nel cuore di molta gente, anche tra persone lontane dalla Chiesa, molte domande sul senso profondo della vita, della sofferenza e della morte. Non è difficile constatare come giovani e adulti abbiano abbandonato la frequenza alla Chiesa nella Eucaristia domenicale. Alcuni hanno smesso di frequentare perché ritengono che la comunità cristiana non li sappia più aiutare a trovare risposte significative e soddisfacenti alle loro domande di senso. Varie persone, nello stesso tempo, si rendono conto della situazione fallimentare e di vulnerabilità in cui giace l’umanità. Tanti vivono in situazioni di forte depressione, di disorientamento, di inquietudine e di paura.
Occorre, tuttavia, riconoscere che proprio dentro questo tempo stanno nascendo nuove opportunità per la evangelizzazione, per una Chiesa che vuole stare all’altezza dei tempi e impegnarsi a rispondere alle sfide che oggi la società continuamente propone. All’interno della Chiesa, ci rendiamo conto di aver bisogno di una conversione della nostra mentalità pastorale, anche se è costoso, perché ci obbliga a cambiamenti radicali.
Tutti siamo Chiesa, la vita consacrata è “dono alla Chiesa, nasce nella Chiesa, cresce nella Chiesa, è tutta orientata alla Chiesa”, così che possiamo considerare questo tempo, per noi tutti, sacerdoti, persone consacrate e battezzati laici, un momento felice di ascolto e di confronto, soprattutto per essere all’altezza delle richieste degli uomini di oggi, che hanno estremo bisogno di sperimentare che il Signore non li ha abbandonati, anche se a volte la loro ricerca di Dio è distolta da altri ideali, che a prima vista appagano il loro cuore.
È fondamentale che ciascuno di voi consacrati, nell’esercizio del carisma del vostro Istituto e dei doni personali, ricchi dell’esperienza maturata nei vostri Istituti diffusi nel mondo, nei territori di missione, vi sentiate fortemente interessati, come singoli e come comunità, all’interrogativo che da tempo il nostro Sinodo diocesano sta proponendo: come essere oggi testimoni e annunciatori della misericordia di Dio? Sentitevi fortemente coinvolti e responsabilmente partecipi nel collaborare a questo nostro impegno, che coinvolge e appassiona tanti nostri fratelli e sorelle.
Quante persone, fratelli e sorelle nostri, vivono senza la forza, la luce e l’amicizia con Gesù, senza una Comunità di fede che li possa accogliere e abbracciare, senza un orizzonte di senso e di vita. Ogni Istituto religioso, a partire dai propri carismi, è chiamato a sprigionare una rinnovata creatività con slancio profetico, per proporre nuove possibili vie di evangelizzazione e collaborare, dentro la nostra Chiesa locale, a questa opera di riforma a cui cerchiamo di aderire, senza turbamenti, ma anche senza tentennamenti, quindi con decisione e in piena comunione di intenti.
Vogliamo anche noi immaginare una Chiesa accogliente, “ospedale da campo”, una Chiesa in uscita, per incontrare i poveri nelle diverse periferie geografiche ed esistenziali. Vogliamo comunicare un vangelo che ha ancora qualcosa di fecondo da dire oggi, che non parla un linguaggio del passato, che non viene ridotto a regola o a un semplice ritualismo. Nello stesso tempo, vogliamo imparare a coniugare insieme verità e carità, perché esse sono inscindibili, non si possono separare l’una dall’altra. Senza amore la verità appare troppo fredda. La verità, invece, si illumina e si manifesta quando siamo toccati dall’amore.
Camminiamo, quindi, con grande fiducia nel Signore: questo è un tempo di grande seminagione, un tempo favorevole e fecondo per essere preti, religiosi e religiose, consacrati/e nelle diverse forme di vita nel mondo, dentro la Chiesa locale! Solo se avremo il coraggio e la pazienza di “gettare le reti” scopriremo cosa il Signore ci sta riservando! Venga lo Spirito Santo e accenda il cuore di speranza, lo guarisca con la sua consolazione, riempia di gioia il nostro cuore, nell’unico desiderio di essere completamente del Signore e testimoni grati del suo amore.
+ Vescovo Oscar