Benvenuti a questa celebrazione annuale, nella quale facciamo memoria dei nostri santi patroni Gervasio e Protasio. Una occasione preziosa per riscoprire le nostre radici e sentirci un solo corpo, un tempo opportuno per ravvivare la nostra identità e rimotivare la nostra unità.
Uno dei frutti della pandemia è stato quello di sentirci più solidali, responsabili gli uni degli altri, tutti insieme “come su una medesima barca”. Non è possibile delegare altri al nostro posto, perché ciascuno, all’interno di una comunità cristiana, ma anche civile, ha una responsabilità precisa, quindi una missione obbligante, un compito insostituibile. Il disimpegno e la indifferenza nei confronti della comunità o dell’impegno nel sociale ci renderebbe persone estranee e ci chiuderebbe in uno stretto orizzonte, condannando noi stessi e gli altri a una grande lontananza, che ci rende estranei, come se vivessimo lontani, gli uni dagli altri. I santi Patroni sono piuttosto un esempio di una vita donata, testimoni di un amore generoso nei confronti di Cristo e dei fratelli. Hanno avuto il coraggio di esporsi, di prendere posizione, non hanno sottaciuto il loro essere cristiani e ne sono andati fieri, a tal punto di testimoniarlo chiaramente dentro il loro ambiente di vita.
Il martirio di questi nostri due patroni, dell’epoca di S. Ambrogio, ci aiuta a credere che il cristianesimo non ci assicura una vita priva di sofferenze, né offre immediate e significative risposte ai nostri interrogativi, ma ci induce a credere che Dio ci dà sempre la forza di sopportare il peso e l’oscurità, e insieme di aiutare anche gli altri a sopportarli. Occorre superare l’immagine di un Dio magico, dalle facili consolazioni e dal superficiale ottimismo, sempre pronto a rincuorarci. Occorre imparare anche a sopportare il silenzio di Dio, quando le risposte tardano ad arrivare, sapendo però, per fede, che Dio non è indifferente di fronte ai nostri drammi e al dolore del cuore umano. Fede matura è perseverare con pazienza e fiducia nella notte del mistero. Affidiamoci quindi al Signore Gesù anche in questi periodi così drammatici come quelli che stiamo vivendo, ma intanto non desistiamo dal nostro impegno quotidiano e dalle nostre responsabilità, sostenuti dalla pazienza, che è la misura alta della nostra speranza.