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Siamo venuti con fede nella casa di Maria da ogni parte della Valtellina e dalla Valchiavenna.
È importante sentirci attesi, come figli preziosi agli occhi e al cuore di Gesù e di Maria, sua e nostra madre. E Maria ci accoglie nella situazione in cui siamo. Fragili, deboli e peccatori, consapevoli delle nostre povertà, ma anche grati per la misericordia di Dio e per la tenerezza di Maria. Ciascuno di noi si consideri la pecorella perduta e ritrovata della prima parabola del vangelo di oggi. Una persona di buon senso non abbandonerebbe le novantanove pecore per cercarne una sola. Eppure noi siamo la pecora smarrita che Dio vuole ad ogni costo ricuperare. Siamo la piccola moneta che il Signore, nella seconda parabola, non si rassegna a perdere. Dio ci cerca senza sosta, utilizzando tutte le occasioni e non si rassegna finché non ci riporta nella sua casa! Nessuno ci può sostituire nel cuore di Dio. Egli ogni giorno ci attende perché ci accorgiamo del suo amore per noi. L’amore infinito di Dio per ogni uomo è il cuore del vangelo, magnificamente riassunto nella terza parabola, quella del padre misericordioso. Siamo noi il figlio minore che il padre riabbraccia dopo averlo tanto atteso.
Siamo a volte anche il figlio maggiore della parabola che non accetta la misericordia del padre, che si crede giusto, che giudica il fratello e rimprovera il padre. A volte anche noi ci sentiamo giusti e giudichiamo con rigore gli altri. Con Dio nessun peccato ha l’ultima parola e allora con il suo perdono riaccende in noi la gioia.
La Madonna ci liberi dalla pretesa di sentirci giusti, superiori agli altri e ci faccia il dono di sentirci nuovi, pieni di stupore e di gratitudine perché pienamente rinnovati dall’amore misericordioso del Padre.
Oscar Card. Cantoni