Abbiamo scelto di riunirci qui a Cernobbio per accompagnare il nostro don Gino nel “santo viaggio”, offrendo per lui il sacrificio pasquale, proprio perché in questa parrocchia egli ha iniziato il suo ministero pastorale come vicario parrocchiale (nel 1954) e qui lo ha felicemente concluso come parroco (nel 2009), dopo aver servito altre comunità cristiane, prima a Livo, quindi a Gemonio e poi a Capiago.
Vi è un dovere di riconoscenza che va onorato ed è proprio la vostra numerosa presenza ad esprimerla, in questo momento di intensa corale preghiera, quali rappresentanti delle diverse comunità, compresa quella del paese nativo di don Gino, cioè Rovellasca.
Rifacendoci al vangelo appena proclamato, possiamo unirci anche noi alla gioia festosa di quanti sono stati testimoni stupefatti e grati del miracolo di Gesù a Naim, quando ha richiamato in vita il giovane figlio della vedova, e hanno acclamato insieme: “Dio ha visitato il suo popolo”.
Sì, perché la vicinanza operosa di un pastore in una comunità è garanzia della presenza del Signore Gesù, segno certo della visita di Dio, che si inserisce nel vissuto di un popolo, lo accompagna pazientemente e offre a ciascuno consolazione, perdono e speranza.
Ricordiamo don Gino come un uomo dalla forte personalità, un pastore attento e premuroso verso il gregge del Signore, sempre propositivo, con uno sguardo di fede illuminato, mai sazio di cercare e trovare nuove vie di evangelizzazione.
Con il maturare della sua esperienza pastorale, don Gino si è reso capace di riconoscere i segni dei tempi, quei diversi segnali di cambiamento culturale, che hanno reso ardua la trasmissione del vangelo e che obbligano a rendersi capaci di fare propri i linguaggi attuali, senza sminuire il progetto cristiano.
Don Gino era convinto che “nulla ci può separare dall’amore di Cristo”, come ci ha annunciato san Paolo nella seconda lettura. Era persuaso che la Chiesa, come sempre nei periodi storici di maggior prova, così in questo “cambiamento d’epoca”, può essere ancora capace di mostrare a tutti la forza rinnovatrice del Vangelo e di insegnare concretamente i modi di vivere la sequela di Cristo oggi, rendendo così nuovamente attrattiva la nostra Comunità ecclesiale.
Con questo animo positivo e vivace, capace di visione, perché maturo negli anni e ricco di sapienza e di saggezza, don Gino ha trovato la vitalità giovanile di coltivare fino alla fine i sogni per il futuro di una Chiesa nuova, in cui già ora, anche se faticosamente, noi riusciamo a intravvedere deboli e fragili germogli.
Don Gino concorda pienamente con le affermazioni dell’Apocalisse, dove vengono profeticamente annunciati e descritti i “cieli nuovi e la terra nuova”, una volta attraversata la notte.
Aveva il dono di guardare avanti. Era certo che il futuro, con la grazia di Dio, avrebbe formato nuovi modelli di comunità, quali oggi solo a fatica noi riusciamo a intravvedere, come pure sarebbero sorte nuove immagini di pastori, più conformi a corrispondere alle esigenze dei tempi.
Don Gino era pienamente consapevole che un ritorno al passato, con certe forme, anche liturgiche, appartenenti ad altre stagioni di Chiesa, non avrebbero potuto avere un futuro.
Caro don Gino, tutte le volte che in questi ultimi anni ti ho incontrato, mi stupivi sempre per il tuo desiderio appassionato di avere uno sguardo positivo sulla intera nostra amata diocesi.
Tu che hai saputo organizzare mirabilmente la storica visita a Como del papa s. Giovanni Paolo II, il 4 e 5 maggio 1996, infondi in noi tutti, sacerdoti e laici, un nuovo fervore missionario e donaci, per le tue preghiere, di riconoscere il tempo opportuno e singolare in cui la Santissima Trinità misericordia si è degnata di irrompere nella nostra Chiesa in modo mirabile e unico.
È la Chiesa che hai amato e generosamente servito che si appella alla tua preghiera, mentre noi ti affidiamo con fiducia alla misericordia di Dio Trinità.
Oscar card. Cantoni