Dopo aver elevato ieri mattina preghiere di suffragio, e aver offerto così l’ultimo saluto a don Armando Canclini a Motta in Valtellina, a nome di tutta la nostra Chiesa, oggi siamo radunati qui per affidare a Dio l’anima di un altro sacerdote del nostro presbiterio diocesano, don Giovanni Bianchi, che aveva da poco concluso il suo servizio pastorale come parroco di Cadegliano, Arbizzo e Viconago.
Proveniva, come parrocchia di origine, da Olgiate Comasco, una comunità che, nel tempo, ha dato alla Chiesa molte vocazioni sacerdotali e religiose.
Don Gianni era fiero di queste sue origini e si rallegrava perché questa bella consuetudine di giovani che si preparano al presbiterato si conferma ancora oggi.
Il suo servizio pastorale, dopo un primo periodo svolto come vicario ad Albiolo, si è realizzato per lunghi anni in questo ambiente ecclesiale delle Valli Varesine.
Il giorno prima della sua morte, don Gianni mi chiamò al telefono dall’ospedale di Luino, forse presagendo la sua prossima fine. Abbiamo avuto così modo di scambiarci un saluto e gli auguri natalizi, senza prevedere però che egli avrebbe celebrato il Natale del Signore e il suo in cielo. Fu l’occasione per ravvivare in modo semplice la comunione con il vescovo della sua Chiesa.
“Tenetevi pronti, – ci ha detto il vangelo che abbiamo ascoltato, – perché il Figlio dell’uomo verrà nell’ora che non pensate”.
Per don Gianni questa ora è giunta, ed è bello pensare il suo incontro, pieno di gioia e di stupore, con Colui per il quale ha speso interamente la vita e gli ha donato il suo cuore.
La morte, per noi cristiani, non è che un passaggio, una occasione per andare incontro al Signore, il primo dei risorti. Prepariamoci anche noi ad accogliere la chiamata del Signore, non pensando a un rendiconto, come fosse un giudice severo, ma come è veramente, un salvatore potente e misericordioso. Egli ha dato la sua vita per noi perché noi potessimo vivere una vita filiale con Dio Padre, già fin da ora, e in seguito, per una vita senza fine, nella dimora eterna.
È consolante che il popolo santo ringrazi il Signore per i suoi pastori e li sostenga con la preghiera lungo il loro santo viaggio. È il modo per esprimere riconoscenza e gratitudine per quanti hanno dedicato interamente la loro esistenza a servizio della Chiesa, nei luoghi dove c’era bisogno di essi, in piena e totale disponibilità e in spirito di umile servizio, non senza difficoltà e prove.
Anche noi, durante questa santa liturgia, manifestiamo la nostra riconoscenza a don Gianni invocando per lui, con preghiere e suppliche, il Dio della vita e dell’amore.
Egli assicura la vittoria definitiva sul male e sulla morte, garantisce il prevalere della verità sulla menzogna ai suoi servi fedeli e promette a chi lo segue il premio della vita eterna.
Ancora pellegrini sulla terra, utilizziamo questo tempo di preghiera per riflettere sul nostro destino eterno, mentre attendiamo vigili e con perseveranza la pienezza di vita e di luce che il Signore ci promette e che è disposto a donare a quanti hanno creduto e sperato in Lui.
Caro don Gianni, tu ci hai aiutato a sviluppare la dimensione missionaria della vita cristiana attraverso i tuoi frequenti viaggi nel cuore dell’Africa.
Ci hai invitato non chiuderci in noi stessi, nei nostri piccoli problemi quotidiani. Ci hai stimolato ad andare incontro alle Chiese d’Africa sostenendole con gesti di condivisione, favorendo anche il volontariato missionario. Hai saputo stabilire profonde relazioni con i missionari in Uganda, e così ci hai aiutato a scoprire nelle Chiese dell’Africa la loro vitalità, attinta proprio dalle ricche espressioni tipiche di quelle terre, che possono diventare motivo di confronto e di stimolo anche per le nostre Chiese in Europa.
Sei stato l’unico sacerdote della nostra Diocesi che, non curante delle possibili serie conseguenze dell’ebola, hai voluto comunque essere presente a Kalongo, il 20 novembre 2022, al rito di beatificazione del nostro padre Giuseppe Ambrosoli, nativo di Ronago, nella nostra diocesi, comboniano.
Aiutaci a diventare discepoli missionari, responsabili perché battezzati, di portare a tutti a cominciare dai nostri ambienti di vita, il vangelo di Cristo, il Dio con noi, che oggi ha assunto la nostra natura umana.
Oscar card. Cantoni