Ieri abbiamo celebrato la festività della Epifania, ricordando l’incontro di Gesù con i Magi provenienti dall’Oriente. Si tratta quindi di persone non appartenenti al popolo di Dio, eppure testimoni della comune ricerca di Dio, inscritta nel cuore di ogni uomo. Dio si lascia sempre trovare da ogni uomo che lo cerca, da qualunque situazione esistenziale e da qualunque luogo egli provenga.
Sostenuti da una sana e positiva inquietudine, i Magi si sono messi in cammino e sono giunti a identificare Dio tanto diverso da come lo avevano pensato. Capita così anche a noi, quando ci costruiamo un Dio a misura di uomo e non come ce lo presenta la Scrittura. I Magi hanno incontrato Gesù non a Gerusalemme, alla corte del re, ma nella dimora di Betlemme, sotto le sembianze di un bambino, quindi un Dio umile, che rivela la vera grandezza non nell’avere, nel potere o nell’apparire, ma nell’amare ogni uomo, nel fare dono della sua stessa vita.
Ed ecco che – oggi – il vangelo di Marco, nella sua essenzialità, ci presenta Gesù già divenuto adulto, all’inizio della missione per la quale è stato inviato dal Padre suo.
Proveniente da umili origini (Nazareth è una località mai citata nel primo testamento), non si presenta a Israele come un sapiente maestro, che dalla sua superiorità insegna e giudica gli altri, ma accorre nel deserto, là dove si sottopone a un battesimo di penitenza, da parte di Giovanni, si inserisce, quindi, umilmente tra coloro che riconoscono la loro condizione di fragilità e di debolezza.
Il Figlio di Dio, che è senza peccato, condivide la condizione dei suoi fratelli in umanità: si fa battezzare innestandosi così in piena solidarietà nella comune storia dei figli del suo popolo.
Il testo evangelico sottolinea, però, che subito, dopo aver ricevuto il battesimo, avviene un fatto singolare: è la santissima Trinità che si manifesta e presenta Gesù come il figlio amato dal Padre. “Vide lo Spirito santo discendere verso di lui come una colomba e venne una voce dal cielo”. È la voce di Dio padre: “Tu sei il Figlio mio, l’amato. In te ho posto il mio compiacimento“. Lo Spirito Santo consola Gesù e lo conferma nella missione ricevuta.
Si tratta qui di una prima manifestazione trinitaria che il vangelo ci propone.
La Famiglia trinitaria, in perfetta unione di sentimenti e di azione, dichiara pubblicamente l’identità di Gesù. Egli viene presentato quale egli è, il Figlio amato, il Servo del Signore. Esso è così il modello perfetto di quanti vorranno seguire Gesù, divenendo suoi discepoli.
Essi diverranno sempre più simili a Lui, sotto la guida e con la forza dello Spirito santo. Come Gesù, ogni discepolo imparerà a stabilire rapporti filiali nei confronti di Dio padre, accogliendo in tutto la sua volontà.
Il Battesimo dei cristiani consiste proprio in questa grazia.
Lo Spirito Santo immette in noi sentimenti filiali nei confronti di Dio Padre. È il Battesimo, infatti, che ci dona una piena confidenza di figli, proprio come Gesù, che ha compiuto sempre e in tutto la volontà del Padre. Proprio perché figlio sa di essere amato e risponde in pienezza al suo amore. Col Battesimo però scopriamo anche di essere immessi all’interno di un popolo di figli, amati da Dio come se fossimo unici, indipendentemente dai nostri meriti. Il Battesimo ci fa passare dall’io al noi. A noi il compito di sentirci responsabili gli uni degli altri, chiamati a prendercene cura.
Cambia per noi il nostro rapporto con Dio e con i fratelli, da quando riceviamo il Battesimo e diveniamo sempre più consapevoli di questo dono.
La vita cristiana consiste nell’appropriarci progressivamente di questa vita filiale e fraterna.
Ancora con il Battesimo siamo dotati di una piena libertà di scelta, per cui facciamo il bene non perché costretti, ma perché ci fidiamo di lui, del suo amore di padre.
La misura del nostro amore per Dio corrisponde alla nostra capacità di coinvolgerci con i nostri fratelli e sorelle e di donarci, ma anche nella misura di quanto sappiamo rinunciare a noi stessi per il bene degli altri.
Permettiamo a quanti non credono che essi possano riconoscere in noi la grazia efficace del Battesimo, per l’impegno e lo zelo con cui manifestiamo ad essi la gioia della fede, che ha trasformato la nostra vita e ci ha resi testimoni di una vita nuova.
Oscar card. Cantoni