Faremmo bene a stare un po’ in silenzio, non più tanto di moda, ma opportuno, anzi, necessario, in un ambiente fondato sulla fretta e sulla superficialità, dal momento che tante notizie dal mondo ci turbano e ci sconvolgono. Il silenzio è più utile e più fecondo che le nostre parole: ci obbliga a fermarci e a riflettere. Ci aiuta a renderci conto della gravità dell’ora presente, anche se la voglia di evadere sembra prevalere e per molti, rinunciare alle vacanze, seppure brevi, sembra una scelta inopportuna. Tacere, fare silenzio, invece, mette paura, perché ci fa sorgere domande scomode, che però ci aiutano ad affrontare consapevolmente la situazione difficile e traumatica che l’umanità sta attraversando.
Se poi facciamo silenzio sotto lo sguardo mite e compassionevole del Crocifisso, allora è Lui che, mentre noi tacciamo, prende la parola. Cosa può dirci Gesù, crocifisso e risorto, riguardo alla situazione che l’umanità (e ciascuno di noi!) sta vivendo?
Mi pare che il Crocifisso risorto possa dire:
“O uomo, dove sei finito?” O uomo, dove stai andando? Dove sono i tuoi progetti, a lungo invocati, per rendere migliore il mondo e la terra più abitabile?
Invece di procedere in avanti verso un futuro di prosperità e di pace per tutti, sei retrocesso.
Tu, uomo, sei al centro della creazione di Dio, con la mia morte e risurrezione ti ho ridato piena dignità, ti ho riconquistato la libertà dei figli di Dio. Rimettendoti tutte le colpe, ti ho promesso felicità e pace, frutto dell’essere figlio di Dio e fratello in umanità con i tuoi simili.
E tu, invece, sei tornato ostinatamente indietro. Hai preferito usufruire dei tuoi soliti mezzi forti, che a prima vista sembrano risolutivi, perché più sbrigativi e immediati, ma che producono solo fallimento e morte: con tanta ferocia, barbarie, violenza, avidità e con tutti i meccanismi distruttivi di cui ti sei munito.
Quanti fiumi di sangue versato, quante lacrime provocate dalla ferocia umana, quanti dissidi ti ostini a produrre di nuovo e con tanta violenza, quanto dolore stai provocando, quante morti stai accatastando, privando le persone di legami e di affetti indispensabili per una vita piena e felice.
E non solo nei luoghi di guerra dichiarata, ma anche negli spazi delle nostre case, nei nostri ambienti, nella nostra Città, dove facciamo fatica ad accoglierci, a sentire le altrui ragioni, dove pretendiamo di avere il sopravvento, dove ci facciamo del male a vicenda con tanta facilità. Anche nei nostri ambienti di vita, con i nostri ragionamenti, possiamo agire con tanta ferocia e prepotenza. Bastano le nostre parole: a volte sono dure e taglienti come pietre e feriscono ancor più che le armi.
Dio, tuttavia, nel suo amore sovrabbondante, non si stanca, non si scoraggia. Viene di nuovo in nostro soccorso, se noi lo cerchiamo, se noi lo vogliamo, se gli diamo spazio, se noi lo ascoltiamo. Egli, certo, da solo, non rimette le cose a posto con un tocco di bacchetta magica: chi lo crede non ha in mente la vera immagine del Dio di Gesù Cristo. Il nostro Dio è rispettoso della libertà che ci ha affidato e ci fa responsabili delle nostre azioni e ci coinvolge sul serio nella conduzione del mondo e della storia.
Se il rumore delle armi, se odio e violenza sembrano prevalere, Dio però è più forte delle nostre ostinazioni, ci viene incontro a braccia aperte e ci rigetta di nuovo l’ancora di salvezza.
Dio è più forte del male e nella sua disarmante benevolenza ci chiede solo di tornare a Lui, di essere accolto e creduto. Non permetterà che la violenza abbia l’ultima parola, anche se Egli adopera sempre mezzi deboli per intervenire, a tal punto che molti non sanno accettare l’immagine di un Messia sconfitto, eppure vittorioso, come già ai tempi in cui Gesù è stato messo a morte.
Uniamo la nostra umile e fervorosa preghiera a quella che, da ogni parte della terra, si eleva in questi giorni. Invochiamo il Cristo Crocifisso e risorto perché sciolga la nostra durezza di cuore, le nostre ostinazioni, pieghi le nostre volontà ribelli, perché possiamo diventare costruttori di pace, impegnandoci per trovare soluzioni giuste e sicure, e la pace torni a regnare tra noi, costruttori di una cultura, fondata sul rispetto e sulla valorizzazione di ogni uomo e di ogni popolo. Impegniamoci di più a credere che il Vangelo genera vita e la cambia molto di più di quello che immaginiamo!
Oscar card. Cantoni