Oggi è giorno di memoria grata, insieme a tutto il nostro Presbiterio, mentre con tutto il popolo di Dio celebriamo la settimana pasquale di ringraziamento per il dono che il Signore ci ha offerto per la nostra redenzione.
Con questa celebrazione, poi, noi rendiamo grazie al Signore per la fedeltà con cui Egli ha accompagnato i nostri fratelli che ricordano con gioia e gratitudine la loro ordinazione sacerdotale in un anniversario particolarmente significativo.
Nello stesso tempo, lo benediciamo perché ha permesso loro di mantenersi fedeli alla missione ricevuta, nonostante le fragilità e le debolezze della loro umanità.
È una occasione, questa, perché la nostra Comunità possa riconoscere il tanto bene che voi, cari Confratelli, avete seminato in molteplici forme e continuate a seminare, a vantaggio di tutte le categorie del popolo santo di Dio e insieme un momento utile per ringraziarvi della testimonianza di unità e di concordia tra di noi, che è ciò che la gente attende in modo particolare.
Il brano evangelico che è appena stato proclamato, ossia l’incontro di Gesù risorto con i suoi discepoli, rinchiusi nel cenacolo, ancora impauriti e sconvolti, ben si presta a dare pienezza di significato a questa nostra celebrazione.
Gesù risorto fa irruzione nel cenacolo, creando immediatamente un clima di confidenziale amicizia.
Conosce i loro dubbi e le loro esitazioni. Nessun rimprovero, tuttavia, per le loro fatiche nel riconoscerlo: “credevano di vedere un fantasma”.
Gesù non rinfaccia loro nemmeno il fatto di averlo abbandonato, di averlo lasciato solo nei giorni della sua passione. Ancora esitano nell’accoglierlo perché non ancora avevano superato lo scandalo della croce, nonostante Gesù avesse più volte confidato loro ciò che le Scritture avevano predetto. “Era veramente Lui, trasfigurato nella sua carne dalla potenza della Risurrezione. Era Lui che veniva toccato, che veniva guardato, Lui che mangiava con i discepoli”, commenta S. Agostino (Serm. 229).
Questo clima di serenità e di amicizia è lo stesso che il Signore Gesù ha mantenuto e costruisce costantemente con noi, suoi amici e discepoli, sebbene uomini di poca fede.
Anche noi, a volte generosi e coraggiosi, a volte vacillanti ed esitanti, eppure sempre teneramente amati da Gesù come fratelli, un giorno è stata rivolta un invito che ha sconvolto radicalmente la nostra esistenza: “Seguimi!“.
È perché vi sentite profondamente amati che voi, cari fratelli degli anniversari, avete saputo (e noi con voi) attraversare tutti i periodi lieti e tristi, burrascosi e impegnativi che la vita ha presentato e offre a ciascuno, mentre siete a generoso servizio del popolo di Dio.
Il Signore non chiederà conto di quale ministero specifico avete ricevuto, né la durata, né i luoghi, né i tempi del vostro servizio pastorale, ma con quale fervore e spirito di comunione avete vissuto il vostro ministero.
Oggi, tuttavia, vuole che voi lo sentiate particolarmente vicino, chiamati per nome da Lui, avendo stabilito con ciascuno un vincolo di particolare amicizia e di piena confidenza per poterlo rappresentare davanti agli altri.
Gesù risorto, incontrando i suoi apostoli, ha subito augurato loro la pace.
“Pace a voi!”: non è un semplice suono di parole, ma è un augurio fecondo che Gesù risorto crea, a tal punto che si realizza subito, fin dal momento che è proclamato, si mantiene, anzi si rinnova continuamente.
Shalom è la pienezza di tutti i beni. Egli la invia a tutti noi oggi, qui, perché possiamo sentirci rivestiti di quei doni che ci sono indispensabili per il nostro ministero a vantaggio delle nostre Comunità.
Gli uomini e le donne che ci avvicinano hanno infatti bisogno di incontrare pastori che siano uomini di pace, positivi, pieni di sapienza evangelica, uomini di visione, illuminati da una capacità di interpretare la volontà di Dio, mediante i segni che Dio anche oggi non ci lascia mancare. Uomini ripieni della gioia dello Spirito, che non viene meno nonostante le difficoltà, le tensioni e le asprezze della vita.
Uomini pieni di una concretezza, che lasciano trasparire una profonda umanità, unita a tenerezza, proprio come il loro Maestro, che per dimostrare la pienezza dell’umano che è in lui, risorto da morte, ha mangiato la porzione di pesce arrostito che gli è stata offerta dai discepoli riuniti.
Il Signore risorto doni ancora a ciascuno di voi il suo Santo Spirito per comprendere nella fede la Parola di Dio sempre attuale, come risposta ai grandi interrogativi della storia presente, con la stessa lucidità con cui Gesù l’ha interpretata ai suoi discepoli, riuniti nel cenacolo di Gerusalemme.
E inviando anche noi a predicare a tutti la conversione e il perdono dei peccati, missionari di misericordia, ci invita ad essere sempre uomini pacificati, che sanno collaborare con tutti mediante una vicinanza amica, promuovere il bene possibile e portare pace e riconciliazione nel nostro mondo inquieto, ma tanto bisognoso di concordia e della pace di Dio.
Oscar card. Cantoni
Vescovo di Como