Cattedrale. 18 maggio 2024

Ministri straordinari della Comunione

L'omelia del Vescovo

Cari ministri straordinari della comunione eucaristica,

innanzitutto il mio saluto cordiale e affettuoso a tutti voi, che avete accettato, non senza sacrificio, di essere qui, questa mattina, per un tempo di preghiera, di condivisione e di scambio fraterno, una occasione per un necessario aggiornamento.

Un sincero grazie lo rivolgo anche agli organizzatori di questa giornata, sempre puntuali e precisi.

Il mio ringraziamento va in modo speciale a ciascuno di voi per la vostra disponibilità a servire il santo popolo di Dio, nelle vostre parrocchie, e in modo speciale a prendervi cura delle membra sofferenti del Corpo di Cristo che sono i malati, che non possono prendere parte alla Eucaristia domenicale, centro e cuore delle nostre Comunità.

Se vi è stato proposto questo servizio, è perché la Comunità cristiana ha fiducia e stima di voi, per la vostra testimonianza di fede, che voi nel tempo avete offerto, per la delicatezza che sapete usare nei confronti di coloro a cui portate Gesù eucaristia, per la vostra disponibilità a donare il vostro tempo ai fratelli e alle sorelle inferme, che tanto hanno bisogno di sostegno, di consolazione e di fraterna vicinanza.

Sentitevi sempre degli inviati. L’iniziativa di portare Gesù ai malati e agli anziani non è vostra. Voi agite sempre in nome dei fratelli della vostra Comunità.

In questo modo permettete ai malati che possano condividere quella Eucaristia che ci riunisce settimanalmente e che fa di tutti noi il Corpo vivente di Cristo e ci rende un cuor solo e un’anima sola.

Entrare in una famiglia, accostarsi a una persona malata, voi lo sapete bene, esige una estrema delicatezza, una sobrietà di parole e di gesti misurati, che fanno di voi persone amiche, attese e a lungo desiderate, accolte nel nome del Signore e della sua Chiesa.

Il vostro servizio nelle case dei malati, svolto in modo costante e puntuale, dice una scelta controcorrente delle nostre Comunità ecclesiali.

Mentre la società odierna sottolinea un individualismo esasperato e preferisce coloro che ancora possono giovare economicamente, noi cristiani siamo alla ricerca di tutti, di quanti soffrono nel corpo e nello spirito, contraddicendo così l’individualismo e l’anonimato, che genera tanta solitudine e indifferenza, che è il male del nostro tempo.

A imitazione di Gesù, che si è curvato sui malati, sui disabili, ed andato alla ricerca dei poveri, così voi, suoi discepoli, vi fate suoi testimoni, andando a trovare quanti soffrono e hanno bisogno di consolazione e speranza.

Cristo eucaristia è il farmaco di immortalità, pane del cammino, che sfama il desiderio di essere amati, che abita nel cuore di ogni uomo. Così, portando l’Eucaristia ai malati, diventate i loro benefattori, perché essi hanno bisogno non solo di medicine, ma di persone che infondono fiducia e donano loro il tesoro più grande, che è il Signore Gesù.

Vorrei lasciarvi come parole d’ordine, già segnalate ai nostri sacerdoti il Giovedì Santo, tre atteggiamenti che il Papa ha raccomandato a noi vescovi lombardi nella nostra visita “ad limina Apostolorum” lo scorso febbraio.

Si tratta di usare con ogni persona: vicinanza, compassione e tenerezza. Ecco le tre chiavi per permettere a coloro a cui portate il Corpo di Cristo di vivere una esperienza confortante, un momento di vero incontro interpersonale, una occasione per stabilire un vero ponte di comunione tra i malati e la vostra comunità parrocchiale.

Un solo accenno alla prima lettura. Paolo è prigioniero a Roma, e vive in una casa, visitata da molte persone con cui si trattiene affabilmente mostrando in Cristo il salvatore del mondo. Voi stessi, vivendo questo ministero, vi recate dai malati e portare loro il tesoro più grande che possediamo nella Chiesa, ossia la persona viva di Gesù. Siate suoi imitatori, siate suoi adoratori.

Oscar card. Cantoni

 

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