Ogni volta che celebriamo la memoria dei Santi è facile che si sviluppi in noi una salutare inquietudine.
Un certo imbarazzo potrebbe scaturire in noi valutando la profonda testimonianza di fede e di carità dei Santi, a confronto della misura della nostra fede, sempre molto contenuta, come anche della nostra carità.
La carità, infatti, è frutto della fede e se questa è limitata o a intervalli, anche la carità non può svilupparsi adeguatamente.
Questo stesso stato d’animo, quasi un turbamento interiore, potremmo sperimentare anche noi, nella festa del nostro santo Luigi Guanella, un gigante della carità, nato nel nostro stesso ambiente di vita e di cui noi ci vantiamo di essere gli eredi spirituali, ma quanta distanza tra Lui e noi, quanto diverso modo di essere e di fare ci differenzia.
Vorremmo allora chiedere a don Guanella il suo segreto, qual è il fondamento del suo vivere e del suo agire, perché sono proprio le certezze di base, che molto spesso noi sottovalutiamo o diamo per scontate, da cui nascono poi le straordinarie conseguenze che la carità sviluppa in sommo grado.
Il principio e fondamento di tutta la costruzione architettonica spirituale di don Guanella, ossia il suo modo di vivere e di agire, sta nel fatto che egli ha avuto la grazia di riconoscere, credendo alla Parola rivelata, che Dio è amore provvidente, amore concreto di Padre. Egli non riesce a dimenticarsi dei suoi figli, anche dei più lontani, dei più miserabili, anzi proprio ad essi riversa le sue cure, di essi va in cerca.
Il cuore della fede sta proprio nella certezza che Dio non riesce a non amarci. Ed è proprio dallo stupore di sentirsi amati, prima di ogni nostra risposta, che dovrebbe nascere in noi la fiducia filiale in Lui.
Viene da qui la forza che dilata il cuore, trasforma l’esistenza e la rende capace di essere portati a servire il vangelo fino a dare la vita.
Questo è il principio irrinunciabile, a cui don Guanella ci richiama, la sorgente vitale del suo impegno a servizio dei poveri e degli ultimi di questo mondo, con una ampiezza e una larghezza di prospettive che genera ancora meraviglia. Come è riuscito don Guanella a fare tanto, così da propagare le sue opere in tante parti del mondo?
Da lui impariamo anche noi la regola fondamentale in vista del nostro impegno e della nostra testimonianza di carità. Essa sviluppa progetti e opere straordinarie, frutto della nostra inventiva, secondo le situazioni locali e le emergenze del tempo, ma è sempre originata alla base dalla fede nel Dio amore, quale è rivelata nelle Scritture e nella storia che viviamo.
La fede nel Dio di Gesù Cristo ci chiama ad essere nel mondo suoi testimoni audaci e creativi, riconoscendo nei poveri i figli prediletti del Padre.
Il frutto della nostra fede è dunque la carità che si dona e don Guanella ce lo ha insegnato abbondantemente e lo ripete a tutti noi, a partire dai suoi figli i Guanelliani e le Guanelliane, che vivono a diretto contatto con i suoi insegnamenti, sulla sua scia luminosa, quella che egli ha percorso e che oggi ancora ci addita.
Oscar card. Cantoni
Vescovo di Como