Cimitero di Camnago Volta, 2 novembre 2024

Commemorazione dei fedeli defunti

L'omelia del Vescovo

Ogni volta che entriamo in un cimitero, occorre ricordarsi che noi veniamo in quanto cristiani, cioè come persone che credono nel Dio di Gesù Cristo e si affidano al suo amore, un amore che non può venir meno, perché l’amore di Dio è eterno, dura sempre, non si esaurisce mai.

Il brano del libro della sapienza ci ha ricordato che le anime dei giusti sono nelle mani di Dio, quindi al sicuro, protetti e costantemente amati.

Innanzitutto, questa affermazione di fede vale per noi che siamo qui, nel pellegrinaggio terreno.

Noi siamo nelle mani di Dio, sorretti dal suo amore di padre, Egli ci accompagna e ci sostiene dentro la nostra storia.

E crediamo che l’amore di Dio è fedele, non ci abbandona, non ci lascia vagare nel buio; quindi, Dio accompagna e custodisce anche i nostri defunti. Essi vivono una relazione diretta con lui e attraverso di lui sono nella comunione dei santi.

Se è vero che per noi qui in terra la massima tristezza viene dalla incapacità di vivere in piena sintonia con gli altri, (lo sperimentiamo, per esempio, quando facciamo fatica a sintonizzarci con molte persone) e da qui ne scaturisce una triste incomunicabilità e solitudine, occorre ricordare che nella comunione con Dio e con gli altri, invece, nel paradiso di Dio, si sviluppa la capacità di relazione nella sua massima ampiezza, che è pienezza di gioia e di pace.

Nel cielo nuovo e nella terra nuova, descritta nell’Apocalisse, Cristo risorto fa nuove tutte le cose. Non più divisioni, tensioni, differenze umilianti, come tristemente constatiamo ancora tra noi, ma al contrario, è offerta gratuitamente l’acqua della vita; perciò, l’assemblea dei santi è colmata di tutte le seti che qui in terra si sperimentano: sete di verità, sete di giustizia, sete di condivisione e di solidarietà, sete di essere amati e di amare, sete di beatitudine.

Non per nulla è stato letto il testo delle Beatitudini evangeliche. Esse sono un anticipo di paradiso, quello che i nostri morti vivono in pienezza. Le beatitudini Non sono esclusivamente una promessa di un futuro possibile. Già si attuano fin da ora, con la grazia dello Spirito, da chi si impegna a tradurle nella sua vita, a imitazione di Gesù.

Vivendole giorno per giorno, noi innestiamo nel nostro mondo attuale una dinamica nuova, viviamo già fin d’ora ciò che è pienamente realizzato nel paradiso di Dio.

Il futuro è già presente oggi, qui, se accettiamo le beatitudini come la risorsa di felicità che Dio mette nelle nostre mani, dentro le situazioni più ordinarie della nostra vita.

Siamo debitori e grati dell’esempio di vita beata che tante persone defunte, che qui vivono in attesa di risorgere dalla morte terrena, ci hanno offerto, cosi da offrire per loro il santo sacrificio di Cristo che si immola per noi e per tutti in questa Eucaristia.

Oscar card. Cantoni

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