È una celebrazione speciale quella che ci è donata oggi, a conclusione della visita pastorale, che ci ha visti impegnati in questi giorni. Ci ritroviamo insieme quali discepoli missionari, rappresentanti delle singole Comunità parrocchiali della città in questo luogo singolare, dedicato al culto del cuore del Signore.
Questo santuario cittadino è un punto di forte richiamo, innanzitutto per conoscere Gesù, il cui cuore è il centro del suo essere, fornace ardente di amore divino e umano, massima pienezza che possa raggiungere l’amore umano, come ci viene ricordato da papa Francesco nella sua ultima enciclica “Dilexit nos”.
È lì, in questo Cuore, che ci è donata per grazia la misura dell’amore di Dio per noi. Egli ci precede, ci offre la sua amicizia, ci custodisce con cura, con affetto, ci tratta come suoi. Attraverso di lui, con il dono del Battesimo, “acqua che rigenera e rinnova nello Spirito Santo” siamo realmente figli di Dio.
E ancora, è mediante il cuore di Cristo, che noi accogliamo la missione di modellare la nostra vita alla sua, riceviamo come frutto del Battesimo, l’impegnativo compito di conformare il nostro cuore, al suo, come veri suoi discepoli, all’interno di un popolo, “pieno di zelo per le opere buone”.
Contemplando il cuore vivente di Gesù possiamo conoscere finalmente noi stessi, la nostra identità unica, creati nelle nostre fibre più profonde per amare e per essere amati.
Stabilendo una relazione personale con Cristo ciascuno si sente unico, riconosciuto nella sua realtà irripetibile, pensato da Cristo e considerato in modo diretto ed esclusivo.
È solo amando che ogni persona giunge a comprendere per che scopo vive e per chi vive. Ed è facile che scaturisca in ciascuno la domanda: “Io ho un cuore? Mi lascio aiutare daI cuore di carne del Cristo, centro più intimo di lui, Figlio incarnato e del suo amore insieme divino e umano, a riversare misericordia, affetto e fiducia sui miei fratelli?”.
Proprio a partire da un cuore rinnovato può originarsi un nuovo “ordinamento della vita” a livello individuale, prima, ma poi anche nella vita comunitaria.
È un forte richiamo per aiutarci a non chiuderci nel nostro io, per non concentrarci esclusivamente su noi stessi o nel nostro ristretto ambiente di vita, senza capacità di relazioni sane, vitali, negando così legami autentici con altre variegate espressioni di vita fraterna.
La nostra società si caratterizza oggi in gran parte come senza cuore, incapace di superare la frammentazione dell’individualismo e la chiusura narcisistica della autoreferenzialità. In un cuore umano possono regnare odio, indifferenza ed egoismo e manifestarsi facilmente alla prima occasione. L’amore non è un sentimento, ma è il dono di sé.
È per questo che abbiamo bisogno del Cuore di Cristo per conoscere Dio, innanzitutto, ma anche per conoscere noi stessi e imparare a decentrarci, vivere disarmati [ne accenna ancora papa Francesco nel messaggio per la giornata della Pace di quest’anno] così da poter contribuire nella paziente edificazione del regno di Dio, Regno d’amore, di pace e di giustizia, in questo travagliato mondo, giorno per giorno.
Resistere all’orgoglio, rinunciare alla rigidità e mantenere un cuore umile è ciò che maggiormente ci unisce a Gesù, che nel vangelo di oggi ci è presentato mentre riceve il Battesimo da Giovanni Battista, dopo essersi messo umilmente in fila con tutti gli altri membri del suo popolo. Ed è allora che lo Spirito Santo è disceso sopra di lui, riempiendo l’umanità di Gesù della pienezza dei suoi doni.
Lo Spirito Santo, poi, accompagnerà Gesù lungo tutto il corso della sua missione apostolica e gli suggerirà come vivere sempre secondo la volontà del Padre e piacere a Lui.
Lo stesso Spirito accompagni e sostenga tutti noi e ci dia la forza di testimoniare l’amore del Padre, che attraverso il Figlio continua ad amarci e ci permette di essere un segno della sua fedeltà a tutti gli uomini che incontriamo.
Oscar card. Cantoni