Cari Fratelli Presbiteri:
nella settimana in cui, in questo santuario, ringraziamo la Santissima Trinità Misericordia per il dono della redenzione, da cui continuamente attingiamo grazia su grazia, oggi vogliamo fare memoria di alcuni anniversari sacerdotali particolarmente significativi.
Ricordiamo con amicizia e stima i sacerdoti e i religiosi che compiono rispettivamente 70, 65, 60, 55, 50, 40, 25, 10 anni di ordinazione presbiterale. Il Signore Gesù, risorto dai morti, si rivolge a ciascuno con l’espressione: “pace a voi!” È un segno di particolare affetto e gratitudine. C’è tutta l’amicizia e la fiducia di Gesù che Egli rinnova (e sappiamo quanto sia benefico e consolante sentirci chiamare amici dal Signore).
Sono passati tanti anni dalla prima chiamata, quando ciascuno si è accorto di essere guardato dal Signore con occhi di predilezione e chiamato per nome. Si sono succeduti lungo gli anni tanti avvenimenti a servizio della vigna del Signore, magari anche momenti di particolare difficoltà, inquietudini e tensioni. Tuttavia il Signore lascia ancora oggi risuonare questa espressione, “pace a voi”, segno di una profonda fedeltà nei confronti di ciascuno.
E assieme alla amicizia, il Signore Gesù vi ringrazia per avere lavorato a servizio della Chiesa, nel presbiterio come nell’Istituto religioso, in comunione con i vari vescovi che si sono nel tempo succeduti. Avete seminato abbondantemente, lasciando però che solo il Signore potesse verificare e raccogliere i frutti delle vostre fatiche pastorali.
AI PRETI ANZIANI vorrei dire: la vostra è l’età del sorriso. Offrite uno sguardo amabile, offrendo la vostra vicinanza e mostrate la compassione di un padre condividendo con quanti si avvicinano a voi le miserie della loro vita. Avete il tempo per svolgere un ministero di ascolto. Come ripete spesso papa Francesco, fate la pastorale dell’ascolto.
AI PRETI DELL’ETÀ DI MEZZO. Ci può essere un po’ di delusione, magari per avere perso lungo le diverse stagioni anche un po’ di entusiasmo e di grinta. L’importante è rendersene conto e accettare di tendere a una necessaria ulteriore evoluzione. Rimane il piacere di appartenere a un unico Corpo, di lavorare in un unico Presbiterio, di lottare insieme. Fatevi forti per fare un passo avanti. Ogni crisi è una occasione per una nuova evoluzione. Un nuovo momento della vita sacerdotale sta per iniziare, c’è la grazia di Dio con cui evolvere, ma anche l’aiuto di qualche confratello che vi sta accanto per una migliore donazione di voi stessi.
AI PRETI GIOVANI. Qui c’è la grazia degli inizi, l’entusiasmo per i primi progetti. Voi sentite la grazia dell’unzione ricevuta, ma anche l’ansia delle fatiche apostoliche, dei numerosi impegni pastorali e delle attese del popolo di Dio che continuamente si aggiungono.
Non paralizzatevi davanti alle paure e alle difficoltà, fuggendo dalla tentazione di rifugiarsi nella rigidità. Dio ha fiducia in voi e vi assicura il suo sostegno. Non aspettatevi un mondo ideale, una comunità ideale per vivere, una Chiesa ideale per evangelizzare, ma create le condizioni perché ogni persona possa veramente incontrarsi con Gesù.
A TUTTI VOI vorrei dire, rifacendomi alla mia omelia del Giovedì Santo. Dobbiamo aiutarci a cercare i nuovi modi di pastorale, che sono particolarmente utili alla sensibilità e adatti alle attese degli uomini di oggi, giovani compresi, i quali non si sentono compresi nei loro schemi di vita, a volte da noi sconosciuti. Insieme senza perderci di coraggio, ma stimolati dalle sfide che il mondo oggi ci presenta, costruiamo non una nuova Chiesa, ma una Chiesa nuova.
Ricordo che s. Francesco di Sales raccomandava ai suoi preti di fare ogni giorno un tempo di adorazione eucaristica (magari un’ora) e a chi per caso per quel giorno fosse molto impegnato, di farne due! Questo per non cadere in quella forma di neo-pelagianesimo che tende a sopravvalutare l’uomo e i suoi progetti, dimenticando che il Salvatore è Dio e non noi!
Questa consapevolezza può liberarci da molti guai, soprattutto da quella irrequietezza che ci rende spesso, davanti ai nostri fedeli, amari e troppo preoccupati, incapaci di essere per loro un segno visibile della tenerezza di Dio Padre. Solo un pastore sereno e lieto può diffondere anche sugli altri il fuoco caldo della fede!
Oscar card. Cantoni