Gli atti dell’assemblea in allegato
Nei giorni precedenti il Natale 2013 il vescovo monsignor Diego Coletti ha convocato, per il 25-26 aprile 2014, un’Assemblea diocesana allo scopo di condividere la programmazione del triennio 2015-2017 a partire dall’Esortazione apostolica di papa Francesco Evangelii gaudium. Al centro della ri essione c’era il numero 24 del testo magisteriale, con i cinque verbi che dovrebbero caratterizzare l’azione missionaria ed evangelizzatrice di una Chiesa “in uscita”. Si tratta di: prendere l’iniziativa, o meglio, “primerear” (il Papa ha voluto mantenere questo neologismo per esprimere lo spirito di intraprendenza, lo “slancio” che vorrebbe vedere nella Chiesa e nei credenti), coinvolgersi, accompagnare, fruttificare e festeggiare.
I partecipanti, in totale quasi 200 fra le due giornate, sono stati ospitati presso il Seminario di via Baserga, a Como-Muggiò. I convocati erano tutti i membri di: Consiglio pastorale, Consiglio presbiterale, Consiglio episcopale e Assemblea dei Vicari foranei. A questi si sono aggiunti alcuni rappresentanti di: Consulta dei Laici, Azione cattolica, U ci diocesani di pastorale (preti, consacrati e laici), Delegati vescovili, Seminario diocesano. L’Assemblea ha visto l’alternarsi di momenti di preghiera, di approfondimento sulla Parola di Dio, sessioni “plenarie” e discussioni d’insieme con nove gruppi di lavoro.
Una grande occasione di condivisione e di scambio per approfondire la nostra “mai compiuta formazione all’intelligenza del Vangelo”. È con questa frase pronunciata da papa Paolo VI a Nazareth, durante la sua storica visita in Terra Santa del 1964, esattamente cinquant’anni fa, che il vescovo Diego Coletti ha introdotto, la mattina di venerdì 25 aprile, i lavori dell’Assemblea diocesana. Non prima di aver, però, ringraziato tutte le persone arrivate in Seminario dai diversi angoli della Diocesi.
«La vostra presenza – ha detto il Vescovo – è un segno di responsabilità e di amore per la Chiesa, perché senza appartenenza non vi può essere identità. Questo non è un sinodo, ma è certamente una straordinaria occasione di cammino sinodale». Una premessa a cui sono seguite alcune indicazioni sul metodo da seguire per vivere al meglio i lavori di questi giorni: «Quello che è chiesto a tutti noi – ha detto monsignor Coletti – è di concentrarci sul nostro desiderio di conoscere chi è il Cristo e di tenere ssi i nostri occhi su di Lui. Da Paolo VI – ha aggiunto
– riprendiamo anche l’invito al “silenzio”, che rimane fondamentale per l’ascolto e l’attenzione all’altro durante i lavori nei gruppi». Solo così, ha proseguito, potremo vivere questi due giorni in una «dimensione di famiglia. Saranno giorni faticosi – ha avvertito – in cui dovremo mettercela tutta». Dopo la ri essione del Vescovo c’è stata l’intronizzazione dell’Evangeliario da parte dello stesso monsignor Coletti e da una preghiera in cui l’Assemblea si è messa in ascolto della Parola a partire dal capitolo 13 del Vangelo di Matteo.
«Nella parabola del seminatore – è stata una delle osservazioni di don Marco Cairoli, chiamato a commentare il testo – capiamo che all’origine dell’agire
di Dio c’è una sovrabbondanza di amore che sembra spreco… La Croce di Gesù ne svela il senso vero: è gratuita e luminosa rivelazione di chi è Dio». Proseguendo nella sua lectio, don Marco ha osservato come «Gesù termina il suo discorso rivolgendo ai discepoli una domanda:“avete compreso?”.Il comprendere implic ail “lasciarsi coinvolgere”. Il retto e completo comprendere significa estrarre dal cuore e dall’intelligenza un sano discernimento». Don Cairoli ha concluso il suo intervento con alcune frasi dirompenti, tornate spesso nel corso dei lavori di gruppo. Alcune a firma di Georges Bernanos, nel suo racconto di un ateo che parla ai credenti:
«Ci domandiamo che cosa ne facciate della grazia di Dio… Non dovrebbe raggiarvi dal viso? Dove diavolo nascondete la vostra gioia?». E ancora, da Madeleine Delbrel: «Lascia, o Signore, che di quella lezione di felicità, di quel fuoco di gioia che accendesti un giorno sul monte, alcune scintille ci tocchino, ci mordano, ci invadano e corriamo le strade della città contagiosi di beatitudine e di gioia».
«La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera
di coloro che si incontrano con Gesù». Con l’incipit dell’Esortazione apostolica Evangelii Gaudium monsignor Italo Mazzoni, vicario episcopale per la pastorale e coordinatore dell’Assemblea diocesana, ha invece introdotto le attività dei gruppi di lavoro. «I due santi ponte ci, Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II – ha sottolineato – ci hanno chiesto il primo di spalancare le nestre (ed eravamo nell’epoca del Concilio) e il secondo di spalancare le porte a Cristo… le stesse porte dalle
quali uscire per portare il Vangelo, instancabilmente, nel solco della lunga tradizione di fede che caratterizza, da diciassette secoli, la storia della nostra diocesi». Oggi, però, è il momento di lasciarci interrogare: «dai tempi, dai luoghi, dal territorio, dalle persone concrete – ha incalzato don Italo –, dalle famiglie, dalle associazioni, dalle comunità parrocchiali e interparrocchiali, dai paesi, dalle città, dalla cultura, dal mondo del lavoro e dell’economia, dalla società in generale e dai poveri». Il fatto di porsi delle domande «non signi ca che viviamo nel dubbio – è stata l’osservazione di monsignor Mazzoni –. Questa esperienza che stiamo vivendo ribadisce il primato del Vangelo e della Parola che, quando è letta, pensata, meditata, ha
delle potenzialità che non possiamo prevedere. Siamo chiamati a vivere atteggiamenti di dialogo, confronto, ascolto, per arrivare a stilare insieme, con coraggio e fantasia, proposte utili per il cammino futuro. L’Assemblea – ha concluso don Italo – è un momento prezioso, lievito e bussola per l’impegno dell’evangelizzazione». Venerdì 25 aprile tutti i convocati, durante due diversi workshops in programma al mattino e al pomeriggio, hanno a rontato il tema del “festeggiare” e quello del “primerear”.
Sabato mattina, invece, declinandoli negli ambiti “parrocchia”, “cultura urbana” e “pietà popolare”, tre gruppi si sono confrontati su “coinvolgersi”, tre su “accompagnare” e tre su “fruttificare”. Il pomeriggio del 26, dopo una prima sintesi di quanto emerso nel corso delle discussioni in gruppo e un signi cativo dibattito, si è concluso con la ri essione e alcune consegne da parte del Vescovo Diego.
Positivi i riscontri dai vari coordinatori degli workshops, i quali hanno registrato una «partecipazione sincera, in molti casi preceduta anche da un confronto previo nel vicariato o da una lettura personale della Evangelii Gaudium». Il testo è molto articolato, quindi servirà ancora del tempo per interiorizzarlo, «ma l’impressione è che non si sia intervenuti per caso o per fare numero». Rimettere Cristo al centro a partire dalla sua Parola. Adottare uno stile di confronto e di dialogo tipico della famiglia. Avere come punto di riferimento, sempre, il Vangelo. Questi alcuni dei concetti- chiave emersi nel corso dell’Assemblea, i cardini sui quali si dovrebbero basare gli stili e i contenuti del percorso pastorale diocesano di domani. «Abbiamo vissuto un bel momento di Chiesa»: ecco il commento più di uso colto fra le molte voci dei partecipanti all’assise. «L’Evangelii Gaudium è un documento che, in ogni punto, meriterebbe un approfondimento speci co: in ciascun paragrafo ci indica strategie e realtà nelle quali impegnarci». Il dialogo, nei gruppi “istituzionali” e spontanei, è stato animato e sincero. «Davvero molto buona la risposta dei presenti – hanno ribadito i moderatori –. Abbiamo colto il desiderio di contribuire concretamente e fattivamente all’appuntamento». Come avete accolto la richiesta di coordinare i lavori? «All’inizio con un po’ di disorientamento, nel timore di non essere all’altezza – ci hanno risposto – ma poi ci siamo a dati. Il Papa ci chiede di avere coraggio, di prendere l’iniziativa e di essere in uscita. Si comincia anche da queste piccole cose! Nella certezza che in quello che facciamo non siamo mai soli». Formazione. Cura delle relazioni. Veri ca di quanto si è fatto in passato, considerando quali strumenti si hanno già a disposizione e che si possono riformare in base alle rinnovate richieste ed esigenze pastorali e sociali. Queste le prospettive e le richieste emerse un po’ in tutti i nove gruppi – di erenti, e questa è stata la loro ricchezza, per caratteristiche e modalità di lavoro – che hanno o erto indicazioni e osservazioni davvero preziose.