Una storia lunga 120 anni quella di Casa Nazareth. Una realtà da sempre inserita nel tessuto di carità della città di Como, che oggi scrive un nuovo capitolo della propria storia, in piena collaborazione con la Diocesi. Grazie, infatti, a un’intesa fra la Chiesa di Como e la Congregazione delle Suore Adoratrici del Santissimo Sacramento, la struttura di Casa Nazareth, al numero 12 di via San Luigi Guanella, è stata affidata alla Diocesi: una porzione di edificio continuerà a essere abitata dalle religiose – attualmente cinque, che saranno il cuore della “Casa”, con la loro preziosa preghiera di adorazione – tutto il resto è a disposizione della Chiesa di Como, che lo consegna alla gestione della Caritas diocesana.
«Si tratta di un progetto nel quale abbiamo creduto – riflette il Vescovo monsignor Oscar Cantoni –. Lo spazio è ampio e ha molte potenzialità. Nulla, però, è già scritto o precostituito. Ci sono alcune necessità immediate a cui sarà possibile far fronte, certo, ma Casa Nazareth è un progetto che si costruirà insieme, nel dialogo con la città, le parrocchie, le associazioni, la diocesi nel suo insieme, le istituzioni… sia guardando alle esigenze concrete, sia pensando a esperienze di condivisione e formazione. Siamo al primo passo di un cammino, con la volontà di mettere al centro le persone e l’impegno a vivere una carità fatta di volti e relazioni. Ringraziamo le Suore Adoratrici per questa preziosa collaborazione».
«Casa Nazareth – riflettono le religiose pensando alla nuova collaborazione con la Diocesi – è sempre stata una realtà attenta ai segni dei tempi e anche “oggi” si è interrogata su quali risposte dare alle molteplici richieste del territorio e della Chiesa di Como. Questa struttura – concludono – è frutto dei sacrifici e dell’impegno delle tante suore che qui hanno vissuto la loro vocazione. Noi siamo anziane, ma continueremo il nostro servizio per la Diocesi e la Caritas, offrendo le nostre preghiere».
L’edificio è stato una realtà di accoglienza con un’attenzione particolare alle donne. Prima alle ragazze che a inizio Novecento si recavano a Como per studiare o lavorare, poi, dal 1957, pensionato per signore anziane (mantenendo una mensa diurna per le lavoratrici), quindi dal 1983, centro di spiritualità e, dal 1999 al 2007, un luogo di accoglienza e accompagnamento per il riscatto delle donne vittime di tratta (65 le giovani aiutate in un percorso di autonomia).
Soddisfazione per questo nuovo progetto è espressa dal direttore della Caritas diocesana, Roberto Bernasconi che parla di Casa Nazareth come una delle “opere segno” presenti nel territorio della Diocesi. La prima risposta concreta che verrà offerta da Casa Nazareth è sul fronte del sostegno alimentare con l’apertura, di una mensa per i poveri che accorpi le realtà già attive in città. Un progetto a cui stanno lavorando da tempo la Fondazione Caritas Solidarietà e Servizio Onlus, insieme alla Casa della Missione di Como (Missionari Vincenziani), alla Casa Vincenziana Onlus, alla Mensa serale Beato Luigi Guanella (Suore Guanelliane Figlie di Santa Maria della Provvidenza) e all’ Associazione Incroci (Mensa serale Beato Luigi Guanella). Gli stessi enti che il 29 settembre scorso, rivolgendo un appello alla città, avevano chiesto la disponibilità di un luogo per permettere agli utenti di consumare i pasti al caldo. «Si tratta di una soluzione temporanea e urgente – avevano scritto – in vista di un più ampio progetto di realizzazione di una mensa unica per i bisognosi della città di Como per la quale i soggetti promotori sono al lavoro ormai da alcuni mesi pur non avendo ancora individuato un luogo adatto allo scopo». In due mesi, grazie all’iniziativa del vescovo Oscar Cantoni e alla disponibilità delle suore Adoratrici, ecco arrivare Casa Nazareth.
«Nei giorni scorsi – spiega Massimiliano Cossa, direttore della Fondazione Caritas Solidarietà e Servizio Onlus – abbiamo fatto un sopralluogo con i nostri tecnici e i referenti delle diverse mense cittadine: l’idea è di destinare il piano terra della struttura di via Guanella alla mensa diurna e serale oltre all’ampio cortile che potrà essere usato per l’attesa e la socializzazione, evitando così alle persone di sostare in strada o di creare assembramenti. I primi locali ad essere utilizzati saranno un ampio salone che, con le normative pre-covid poteva ospitare fino a 80 persone contemporaneamente (ora, ovviamente, saranno meno), e un altro spazio che potrebbe essere utilizzato come punto di distribuzione». Per far questo necessari alcuni piccoli lavori di adeguamento della cucina e dei servizi, ma si tratta di interventi “leggeri” per cui è ipotizzabile l’avvio della nuova mensa già con l’inizio del prossimo anno». Guardando al futuro però e, vista l’ampiezza degli spazi a disposizione, Casa Nazareth potrà anche diventare, in una prospettiva di medio e lungo termine, anche un luogo di aggregazione, che possa coinvolgere comunità parrocchiali, gruppi, associazioni del mondo cattolico sempre orientate al bene comune e all’impegno nell’ambito sociale.
«Questa importante realtà – conclude Bernasconi – la offriamo alla città e alla diocesi come tema di approfondimento e di stimolo per uscire dal guado dell’immobilismo. Vogliamo mettere al centro del dibattito sociale e politico un’opera simbolo, che testimonia che quando si ha la volontà di collaborare è possibile costruire una società più giusta, dove a tutti è offerta una possibilità di riscatto, di valorizzare la propria dignità. Questa casa, allora, sia il luogo dell’accoglienza e del sorriso, dove le gioie dei singoli possano diventare gioie condivise». Infine dal direttore della Caritas arrivano alcuni grazie: «Il primo va innanzitutto alla Congregazione delle Suore Adoratrici, che hanno avuto il coraggio di mettere a nostra disposizione questa bella struttura, ricca di storia e di vita. Il secondo va al nostro vescovo Oscar che, con lungimiranza, si è preso carico delle istanze e dei bisogni che in questi mesi gli abbiamo presentato e ha fatto in modo che si arrivasse a questo significativo traguardo. Infine, non ultimo, il mio ringraziamento a tutti i soggetti coinvolti nell’operazione, che in modo entusiastico hanno voluto essere parte attiva in questa splendida avventura».
«Non solo un luogo, ma un progetto di carità e misericordia». Così don Gianluigi Bollini, vicario foraneo della città di Como, riflette guardando a Casa Nazareth, dopo l’intesa fra Diocesi e Suore Adoratrici. «Le comunità pastorali della città – riprende il Vicario foraneo – sollecitate dal Vescovo e in collaborazione con Caritas (diocesana e cittadina), consiglio vicariale e realtà associative, sono chiamate a interrogarsi su come proseguire il cammino. Con Casa Nazareth c’è a disposizione una struttura che permetterà di realizzare alcuni servizi e progettare percorsi. A Como, grazie alle tante iniziative che hanno preso e stanno prendendo vita nelle diverse realtà parrocchiali, possiamo dire che la “Casa della Carità”, non è un luogo unico dove concentrare tutto, ma è un’esperienza diffusa, che coinvolge diversi contesti e permette di differenziare le attività in aiuto alle fragilità. La progettualità su Casa Nazareth – conclude il Vicario foraneo – è senza dubbio un’opportunità, una sollecitazione a essere sempre più sensibili ai fratelli e alle sorelle in difficoltà. Soprattutto ci spinge a lavorare insieme. La carità cristiana è inclusiva, ha il volto della misericordia e mette al centro la persona povera, nella sua dignità. È un percorso difficile e impegnativo, perché aiutare l’altro significa accettarlo, a partire dalle sue debolezze».