Martedì 10 dicembre 2024, nella Cattedrale di Como, il vescovo Oscar card. Cantoni ha presieduto la Santa Messa alla quale erano invitati tutti i fedeli espressione delle numerose realtà laicali presenti in Diocesi, che fanno riferimento alla CDAL (Consulta diocesana delle Aggregazioni Laicali).
Di seguito l’omelia del Vescovo:
Cari amici, sono grato per vostra presenza a questo ormai tradizionale appuntamento annuale, segno che dice il piacere di incontrarci tra cristiani per confermare la nostra sincera amicizia, attraverso lo scambio degli auguri che manifestano con semplicità la gioia del Natale cristiano. Il nostro cuore è pieno di gratitudine e di stupore per il Signore che viene ad abitare in mezzo a noi.
È un dono che ci affratella e insieme ci responsabilizza.
E se Dio è con noi, noi siamo con Lui e tra di noi, con doni e responsabilità diverse, ma con un’unità di intenti che ci appassiona, con il desiderio sincero di servire il Regno di Dio attraverso il nostro apporto quotidiano, mediante le competenze professionali di ciascuno.
Iniettare il profumo del Vangelo nel campo dove Dio ci ha seminato è la nostra missione e insieme il nostro vanto.
La parola di Dio, per bocca del profeta Isaia, inizia questa sera con un annuncio che ci rassicura e ci conforta: “Consolate, consolate il mio popolo”. Il profeta si rivolge innanzitutto al popolo esiliato e intristito perché lontano da Gerusalemme, ma per noi risuona questo invito come molto opportuno, anzi è quello di cui abbiamo estremamente bisogno oggi dentro il clima di generale inquietudine che respiriamo, di disorientamento e di paura. Siamo tutti amareggiati per le notizie di guerra in diverse terre del mondo, siamo sfiduciati per questi tempi di incertezza e insieme di violenza. È tutta l’umanità che si sente coinvolta in un vortice che può portare anche a una guerra totale.
Eppure, tante persone vivono questi giorni prenatalizi ricreandosi attorno un clima fatato, magico, forse un illusorio tentativo di evadere, almeno per un momento, da questo sentore di guerra che coinvolge il mondo intero.
Noi alziamo lo sguardo e rivolgiamoci verso il Signore, che non ci ha abbandonato, anzi viene a salvarci.
La parola di Dio, ci ha invitato più volte questa sera a gridare: “alza la tua voce con forza” perché si riprenda a sperare, confidando nel Dio che salva. Tuttavia, è bene ricordarci che Dio non interviene in maniera drastica per cambiare il corso delle cose. Egli non usa mezzi risolutivi, né coercitivi. Si affida alla nostra libertà, agisce efficacemente attraverso la presenza debole, ma vigile e attenta di ciascuno di noi, suoi amici, rivestiti dei sentimenti di Cristo.
Sì, per cambiare il corso delle cose, per gestire i nostri rapporti interpersonali, per promuovere la pace ovunque noi siamo, è necessaria una presenza mite, che non è un segno di debolezza, ma di virtù provata, con interventi generativi di fiducia, responsabilità, impegno, altruismo.
La nostra bravura in ogni ambiente sta nella capacità di rispondere al male col bene, non con l’uso della contrapposizione polemica, ma del paziente dialogo, nella stima reciproca, nello sforzo di comprendere ciò che i nostri oppositori manifestano come bene, anche là dove noi non concordiamo con le loro vedute o siamo a disagio per le loro scelte.
Il vangelo di questa sera, poi, ci presenta la sollecitudine di Cristo pastore che non si dà pace finché non abbia recuperato tutte le singole pecore disperse. Dio agisce così e invita anche noi a diventare come Lui, a metterci sulle tracce dei nostri fratelli, molto spesso dispersi e disorientati, ma che cercano ovunque appigli di salvezza.
Il mio pensiero corre questa sera al nostro impegno di dialogo sereno e costruttivo con il mondo giovanile, spesso assente dalle nostre assemblee liturgiche, ma non privo di interesse per venire incontro alle sofferenze degli altri, alle loro necessità, e nello stesso tempo attento a cercare proposte di vita che soddisfino la loro sete di verità e di amore. Occorre che noi siamo loro maggiormente vicini e cerchiamo le vie più opportune per aiutare i nostri giovani a “non lasciarsi rubare la speranza”, come ripete spesso papa Francesco, mediante un dialogo sincero e nello stesso tempo amorevole e non giudicante.
Abbiamo appena celebrato la festa della Immacolata Concezione di Maria. In un tempo segnato dalla incertezza e dai conflitti come è il nostro, Ella risplende come un invito alla speranza. Essa è il segno tangibile che il bene può trionfare sul male e che l’amore di Dio, puro e infinito, continua a rigenerare l’umanità. Ci aiuti Maria a riscoprire la bellezza di una vita orientata alla santità, che ciascuno di noi, pur tra le difficoltà, è chiamato a costruire attraverso la realizzazione di un mondo più giusto e più degno.
Oscar card. Cantoni