Un gioioso saluto a tutti voi, convenuti da tutta la nostra diocesi in questa casa di Maria, dove Ella ci attende e ci accoglie, in un clima di vera famiglia.
Come a tutti i pellegrini, che giungono numerosi in questo santuario nel corso dell’anno, Ella rinnova l’augurio di bene che già rivolse al beato Mario Omodei, quando gli apparve in questo luogo nel lontano 1504: “Bene avrai”.
È un augurio di vita nuova che Maria rivolge oggi a tutti voi, singolarmente presi e come confraternite, cioè, riuniti in una forma associata di vita cristiana, espressione della vocazione battesimale.
Un invito che si trasforma in una forza operosa per essere in grado di vivere conformi al Battesimo ricevuto, qualificando così la vostra vita e il vostro operare mediante scelte evangeliche.
Voi offrite una pubblica testimonianza di presenza comunitaria nel corso di particolari celebrazioni liturgiche, ma anche siete disponibili per servizi di carità all’interno delle vostre comunità parrocchiali. Vi ringrazio per la vostra testimonianza.
Ed è bello ritrovarsi qui insieme, in questa felice occasione, per ravvivare la fede, celebrare l’Eucaristia e rinnovare il desiderio di vivere in piena unità di intenti, offrendo una pubblica testimonianza di amore al Signore Gesù all’interno della sua amata Sposa, la Chiesa.
Siete persone su cui la Chiesa può contare, laici impegnati, testimoni di Cristo e del suo vangelo nella vostra vita quotidiana, cioè anche quando non siete in divisa.
Il vangelo di oggi, a partire dalla testimonianza non esemplare dei discepoli di Gesù, ci mette in guardia su alcune possibili tentazioni, a cui facilmente anche noi potremmo essere esposti.
I discepoli Giacomo e Giovanni hanno chiesto, con grande sfacciataggine, a Gesù che siano assicurati loro i primi posti, alla sua destra e alla sinistra nella gloria.
Credo che anche per noi sia facile la tentazione di esibirsi e di primeggiare, mettendosi facilmente in mostra nel corso delle celebrazioni. La divisa può diventare una occasione di facile ostentazione, con l’illusione di sentirsi privilegiati, e magari anche migliori.
Gesù utilizza la raccomandazione che riceve dai suoi apostoli per dichiarare la legge del primato che egli ha istituito. Il più grande, nella sua classificazione dei primati, non è chi è ricco o potente, ma è colui che ama di più, quindi colui che serve: “Chi vuole diventare grande tra voi sia il vostro servitore”, ci ha detto Gesù nel vangelo di oggi.
Non la legge della esibizione o del credersi privilegiati per il ruolo che si occupa, ma la legge del primato si traduce nella propria capacità di dono. “Chi vuol essere il primo tra voi sia schiavo di tutti, a imitazione del Figlio dell’uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti”.
Lo ripete anche oggi il Signore a tutti noi, perché sappiamo utilizzare i doni che possediamo e le situazioni che si creano nel tempo, per renderci disponibili a diventare come Gesù, Colui che serve.
Ripeto anche a voi l’invito molto incisivo che spesso rivolgo ai giovani che incontro: “Fai come Dio, diventa pane”. Utilizza il tuo tempo, le tue risorse, le tue capacità come una occasione privilegiata per offrire te stesso in dono, come Gesù, che ci ha amati e ha dato tutto sé stesso per noi.
Oscar card. Cantoni