«Il Sommo Pontefice ha approvato i voti favorevoli della Sessione Ordinaria dei Padri Cardinali e Vescovi per la canonizzazione del Beato Giovanni Battista Scalabrini, Vescovo di Piacenza, Fondatore della Congregazione dei Missionari di San Carlo e della Congregazione delle Suore Missionarie di San Carlo Borromeo, nato a Fino Mornasco (Italia) l’8 luglio 1839 e morto il 1° giugno 1905 a Piacenza (Italia)». Questo il testo del Bollettino ufficiale diffuso alle 12.00 di oggi, 21 maggio 2022, dalla Sala Stampa Vaticana. Giovanni Battista Scalabrini, di cui quest’anno ricorrono i 25 anni dalla beatificazione (avvenuta nel novembre 1997), sarà dunque santo. Al momento non è ancora nota la data della canonizzazione: come annunciato dallo stesso Bollettino vaticano, papa Francesco ha convocato un concistoro, nelle prossime settimane, inerente la canonizzazione dello Scalabrini e del beato Artemide Zatti. Per il riconoscimento della santità del Vescovo Scalabrini non è stato necessario un secondo miracolo. A spiegare il perché di questa decisione è VaticanNews, organo ufficiale della Santa Sede. «Un’onda di consensi per portare al grado più alto degli altari il vescovo considerato già, in cuore ovunque nel mondo, come il patrono dei migranti. È quanto accaduto dietro la decisione di Francesco di convocare un concistoro per la canonizzazione di Giovanni Battista Scalabrini, il vescovo di Piacenza che sul finire dell’Ottocento fondò le Congregazioni dei Missionari e delle Missionarie di San Carlo con la specifica missione di servire i migranti». Si tratta di una canonizzazione «con la dispensa dalla prassi del riconoscimento del secondo miracolo, come avvenuto per Papa Giovanni XXIII. La scelta emerge dall’udienza concessa oggi dal Papa al cardinale Marcello Semeraro, prefetto delle Cause dei Santi, in cui sono stati approvati i voti favorevoli della sessione ordinaria dei cardinali e vescovi membri del Dicastero. La data della canonizzazione sarà annunciata in occasione del concistoro». La notizia della canonizzazione giunge nel corso dell’Anno mondiale scalabriniano, che, lo ricordiamo, si è aperto a Como lo scorso mese di novembre.
«La chiesa di Como, in comunione con la chiesa di Piacenza e le famiglie religiose degli Scalabriniani, gioisce per la decisione di papa Francesco di annoverare il beato Giovanni Battista Scalabrini tra il numero dei santi – è la riflessione del Vescovo monsignor Oscar Cantoni non appena appresa la notizia –. Egli è vissuto nella nostra terra e ha svolto il suo ministero sacerdotale nei nostri ambienti ecclesiali, nella comunità di origine di Fino Mornasco e in particolare nella parrocchia di San Bartolomeo in Como, dove ancora si respira la sua santità e il suo zelo pastorale, ricco di umanità. Sia questa l’occasione per rinnovare la nostra fede e il nostro impegno, proprio al termine del cammino sinodale, per essere testimoni della misericordia di Dio a tutti gli uomini e le donne del nostro tempo, portando a tutti la Speranza di Dio, che mai delude e tutto rinnova».
Nato a Fino Mornasco (Co), l’8 luglio 1839, Scalabrini entrò in Seminario nel 1857 e fu ordinato sacerdote nel maggio 1863. Fu docente del Seminario minore della diocesi di Como e, successivamente, divenne rettore del Seminario, fino alla nomina a priore di San Bartolomeo in Como, dove fu parroco per cinque anni e sviluppò una particolare attenzione alla catechesi. A 36 anni divenne Vescovo di Piacenza. Maturò la sua sensibilità nei confronti degli emigranti dopo aver visto, alla stazione di Milano, migliaia di persone accalcate, in partenza, dirette in luoghi lontani dove speravano in un futuro migliore. Di fronte a quelle scene di miseria si sentiva umiliato come sacerdote e come italiano e aveva un’unica domanda: «come venir loro in aiuto»? Un aiuto materiale e spirituale. «Scalabrini – ci ricorda il vice-postulatore della causa di canonizzazione lo scalabriniano padre Mario Toffari – intervenne perché la società e la politica si occupassero dei migranti. Mentre salutava con entusiasmo la fondazione dell’Istituto De Propaganda Fide (per l’evangelizzazione dei popoli), Scalabrini auspicò un intervento della Santa Sede per la creazione di una commissione centrale per le migrazioni, che si occupasse anche della cura spirituale dei battezzati che migravano in Paesi dove non fosse presente lo stesso tessuto di parrocchie, comunità e diocesi lasciate in patria. Da parte sua, proprio per assistere spiritualmente gli italiani emigrati all’estero, fondò la Congregazione dei Missionari di San Carlo e delle Suore Missionarie di San Carlo Borromeo. Due realtà ancora oggi presenti in una trentina di nazioni, in tutti i continenti, con circa 300 case (fra religiosi e religiose)». Come disse san Giovanni Paolo II nell’omelia pronunciata durante il rito di beatificazione, «Scalabrini si prodigò nell’annuncio instancabile del Vangelo: in parrocchia con il catechismo, nella diocesi di cui fu Pastore, fra coloro che erano costretti a emigrare perché, a causa della povertà e delle difficoltà, non perdessero la fede…». «Siamo felicissimi della decisione di papa Francesco – aggiunge padre Mario –. Quella dello Scalabrini è una testimonianza a tutto tondo, di vero pastore sensibile alla vita delle sue comunità, con lo sguardo allargato al mondo e ai migranti». «Mentre si concludevano le votazioni dell’Assemblea sinodale, papa Francesco annunciava la canonizzazione dello Scalabrini: possiamo dire che il Sinodo si chiude aprendosi alla santità – commenta don Gianluigi Bollini, priore di San Bartolomeo e parroco della comunità pastorale Beato Scalabrini di Como –. Le campane di San Bartolomeo e della Cattedrale hanno suonato a festa per sottolineare la gioia di questo importante riconoscimento. Siamo tutti invitati a ripercorrere le orme della sua santità, costruita sull’annuncio del Vangelo a tutti. Sentiamo forte la responsabilità di aver avuto, come predecessore nella nostra comunità, 150 anni fa, un parroco santo».