Martedì 23 ottobre l’aula magna del Collegio Gallio ha ospitato il convegno promosso dall’associazione Antonio e Luigi Palma su “Disposizioni di fine vita: problema ancora aperto?”. Da Il Settimanale dell’11 ottobre 2018 (articolo a firma Marco Gatti) raccogliamo le parole del dott. Gianluigi Spata, presidente dell’Ordine dei Medici di Como, sulla questione del fine vita, che lungamente ha tenuto banco nel dibattito politico in coda alla precedente legislatura e che oggi appare di secondo piano.
“Personalmente non sentivo una grande necessità di una legge che regolamentasse la materi. Una legge come al solito approvata in fretta e furia sul finire di legislatura. Quando si arriva sul finire di una vita e il legame instauratosi tra il paziente e il suo medico, in particolare il medico di famiglia, è così profondo da essere quasi intimo, la sintesi di un cammino che si è condiviso assieme. Ed ogni storia è differente dall’altra, così come ogni percorso terapeutico che è stato seguito. Per questo mi risulta difficile immaginare la validità di un quadro normativo uguale per tutti. Piuttosto occorre sfruttare quelle forme di accompagnamento alla morte di cui oggi disponiamo, che è cosa ben diversa dal porre fine alla vita. Mi riferisco alla terapia del dolore, all’ospedalizzazione domiciliare e alle tantissime altre possibilità che permettono di accompagnare il paziente con serenità, senza dolore, fino alla fine. Ma si tratta di scelte che devono maturare in senso al rapporto privilegiato medico-paziente, cui accennavo prima, con il coinvolgimento della famiglia. Fissare delle regole in questo ambito mi sembra riduttivo”.
Ma l’assenza di una legge non avrebbe esposto al rischio di una giungla del “fai da te”?
“Guardi, per noi medici esiste un codice deontologico in base al quale siamo giudicati. Il no all’accanimento terapeutico e il no all’eutanasia che vi sono espressi già credo rappresentino due pilastri fondamentali su cui basarsi. Più chiaro di così… Questo codice è la cornice entro la quale ogni medico deve muoversi. Rispetto alla legge , poi, siamo ancora in attesa dei decreti attuativi che ne chiariscano alcuni aspetti, ad esempio in merito alle DAT (Dichiarazioni anticipate di trattamento). Insomma, si tratta di un tema complesso , e ancora aperto, su cui credo ci sia ancora molto da lavorare”.
In allegato la pagina de Il Settimanale che riporta l’intervista (11 ottobre 2018)