Abbiamo incominciato al buio questa notte di veglia. Il buio interpreta e riassume la nostra fragile e inquieta condizione umana, ma nello stesso tempo richiama anche l’anelito della nostra umanità, che vorrebbe uscir fuori dalle funeree condizioni di morte, di lutto, di incertezza e di dolore, dalla straziante soggezione del male, di cui siamo sazi e che deprime l’animo di tutti.
Dalla luce consolante del Giovedì Santo, passiamo oggi alle tenebre del venerdì, quando tocchiamo con mano la presenza del male, del peccato e della morte. la natura del mondo continua a preferire anche oggi le tenebre alla luce, il peccato al bene, la morte alla vita.
Questo giorno di morte si rivela tuttavia anche come giorno della redenzione attraverso il pieno e perfetto sacrificio di Cristo. Egli dona la sua vita al Padre morendo al nostro posto. È solo per amore nostro che egli accetta di morire. La sua morte è dunque la suprema rivelazione della sua compassione e del suo amore.
Ancora una volta abbiamo ripetuto la tradizionale processione del Venerdì Santo, a cui come comaschi partecipiamo sempre numerosi. Vorrei aiutarvi a dare un senso pieno a questo evento, che non è solo un ricordo di un evento storico, di cui anche questa volta abbiamo fatto memoria, ma che porta in sé sempre nuovi significati, nuove provocazioni, […]
Reduci dal pellegrinaggio in Terra Santa, i nostri seminaristi, sanno ora collocare con facilità e immediatezza il testo evangelico che è stato annunciato, nel luogo preciso in cui Gesù ha lavato i piedi ai suoi discepoli: il Cenacolo, sul monte Sion di Gerusalemme, attualmente una sala non adibita al culto, una ex moschea, di proprietà degli Ebrei, dove normalmente non è possibile celebrare l’Eucaristia. Nel racconto della lavanda dei piedi appare evidente il disappunto e lo sconcerto di Pietro, la sua meraviglia e il suo stupore, come molti mosaici hanno saputo ben evidenziare. Gesù prende lui stesso l’iniziativa: Lui il Signore e Maestro lava i piedi ai suoi discepoli.
Cari fratelli e sorelle, vi accolgo tutti con grande gioia nella nostra Cattedrale, dove siete giunti numerosi, come ogni anno. Soprattutto per i sacerdoti e i diaconi è un “bisogno del cuore” poter prendere parte a questa santa liturgia. Scatta in ciascuno il desiderio di ritornare alle sorgenti della propria ordinazione, quindi al “primitivo amore”, che lungo il tempo si è mantenuto e rafforzato, pur accompagnato da provvidenziali cammini di purificazione.
Cari giovani del lunedì santo, sono lieto di incontrarvi così numerosi questa sera. L’appuntamento annuale della “via crucis” del lunedì santo è entrato nella tradizione giovanile dei comaschi. Così come vescovo ho l’opportunità di incontrarvi, di incoraggiarvi tutti, invitandovi a vivere permanentemente da risorti, alla luce e con la forza di Cristo, crocifisso e risorto per […]
Con questa solenne liturgia siamo invitati a introdurci nella Settimana Santa, da vivere come discepoli che vogliono seguire il loro maestro condividendo da vicino i suoi stessi sentimenti. Vorrei suggerire tre modalità per seguire il dramma della passione, morte e risurrezione del Signore, e vivere così intensamente il Mistero pasquale. La prima via è quella di meditare la passione del Signore tappa per tappa, partecipando affettivamente alla sofferenza di Gesù. Con la descrizione della Via Crucis dei vangeli possiamo unirci intimamente a Gesù condividendo le sofferenze così come Egli le ha vissute, attraverso gli uomini che le hanno storicamente provocate. É la linea storico affettiva, dentro la quale prevale la compassione. Potremo così immedesimarci nelle singole scene, cercando di cogliere il messaggio per l’oggi.
È già trascorso un anno dal transito al Padre, nel regno della luce e della pace, del nostro amatissimo diacono Roberto. Lo vogliamo ricordare con gratitudine per la persona che si è manifestata quando era tra noi, per il servizio diaconale che ha svolto a favore della Chiesa, dei poveri in particolare, per l’immagine di Cristo che egli ha saputo rivelarci. Umanamente mi manca, come a tutti voi, per il suo carattere gioviale, per la sua attenzione verso tutti, per la sua capacità di accogliere le persone, tutte le persone, con amicizia e fiducia sincera. Con uno sguardo positivo verso tutti.
Viviamo questa Eucaristia in comunione con tutte le diocesi italiane che pregano per la pace, in special modo per il martoriato popolo ucraino, che soffre tanto. Non dimentichiamo nemmeno i numerosi conflitti bellici, ancora oggi presenti in varie parti del mondo, tentati come siamo di non avvertirli, in quanto considerati un problema che non ci riguarda da vicino.
Celebriamo la S. Messa nella giornata mondiale del malato in questa grande casa di cura, l’Ospedale S. Anna, espressione significativa dell’impegno quotidiano di una comunità impegnata nel prendersi cura dei malati di questo territorio. Innanzitutto, un ringraziamento a tutti gli operatori che si impegnano diligentemente nell’assistenza medica a vari livelli di competenze e di responsabilità, […]
Oggi Cristo è rivelato alle genti attraverso due semplici e poveri membri del popolo di Dio, il santo vecchio Simeone e una donna, Anna. Entrambi sono stati attratti misteriosamente al tempio di Gerusalemme proprio nel momento preciso in cui Gesù veniva accompagnato dai suoi genitori per adempiere le prescrizioni della legge mosaica. Dio combina sempre […]
Abbiamo ascoltato dal libro dei Proverbi una serie di indicazioni per una vita integra, quali “è molto meglio possedere la sapienza che l’oro, prima della rovina viene l’orgoglio, il linguaggio dolce aumenta la dottrina”. Queste e altre sono affermazioni che non provengono esclusivamente da una conoscenza dottrinale, ma da una lunga e provata esperienza sapienziale. […]
La Parola di Dio, che la Chiesa distribuisce nella liturgia di oggi, ci invita ad affidare senza esitazione a Cristo, sommo ed eterno sacerdote, il nostro amato fratello don Vittorio e a riconoscerlo pienamente identificato a Lui, nel dono totale di sé al Padre e ai fratelli, attraverso il ministero presbiterale che egli ha svolto […]
I Magi che giungono a Betlemme dopo un lungo cammino e lì finalmente incontrano e adorano il Signore Gesù, presentato loro da Maria, sono i rappresentanti di quella lunga catena di “cercatori di Dio” da tutti i continenti, che ha attraversato l’intera storia dell’umanità ed è giunta fino a noi.
Le singole Chiese locali, diffuse su tutta la Terra, affidano in questi giorni alla Trinità santissima il Papa emerito, Benedetto XVI, l’umile operaio nella vigna del Signore: tanto gli devono per il servizio ecclesiale che egli ha svolto lungo gli anni del suo pontificato. Anche noi a Como, e in contemporanea a Sondrio, facciamo grata memoria di questo grande Pontefice che il Signore ha regalato alla sua Chiesa. Dotato di una fervida intelligenza, unita a profonda modestia, papa Benedetto ha illuminato la Chiesa con la sua sapienza teologica, tanto da essere definito “il Papa teologo”. Ha saputo presentare con semplicità e chiarezza la verità di Dio, mentre ha lasciato trasparire attraverso il suo insegnamento la sua profonda spiritualità. Tanto umile quanto coraggioso, da giungere alle dimissioni dal ministero petrino, con determinazione profetica, quando le sue forze fisiche e psichiche venivano meno, senza tuttavia abbandonare la Chiesa, che ha sorretto con la forza della sua assidua preghiera in questi nove anni in cui ha vissuto nel monastero Mater Ecclesiae in Vaticano in uno stile monastico e con una lucida attenzione alla realtà ecclesiale.
La Madre di Dio e Madre nostra ci apre per prima le porte del nuovo anno, perché lo affrontiamo nella consapevolezza che Ella sarà sempre nostra difesa e baluardo lungo tutti i nostri giorni, qualunque avvenimento, lieto o triste, abbia a succederci. Non siamo soli nel nostro cammino, il Signore è con noi per aiutarci ad affrontare i nostri impegni quotidiani, vissuti alla luce della fede e della carità e così offrire al mondo un segno concreto della misericordia di Dio. La prima Lettura che abbiamo ascoltato ci riferisce la benedizione che il Signore ha fatto giungere al suo servo Mosè perché fosse trasmessa a tutta la Comunità dei figli di Israele.
Cari fratelli e sorelle, amati dal Signore:
Il nostro bilancio annuale, ossia il comune rendimento di grazie, incomincia senz’altro dalla fine, da questo ultimo giorno. Ossia dalla chiamata alla pienezza della vita del nostro papa emerito Benedetto XVI, che questa mattina ci ha lasciati per l’incontro definitivo con il suo Signore. È giunto per Lui il giorno tanto atteso e desiderato per poter contemplare finalmente il suo Volto, dopo avere aiutato il popolo di Dio a mantenersi fedele a Cristo, da Lui teneramente amato e seguito, e dopo aver guidato sapientemente la Chiesa nel vivere la propria vocazione e missione a servizio dell’umanità, affrontando anche le numerose sfide del mondo odierno. Papa Benedetto ci ha insegnato con la sua dotta dottrina la verità di Dio. Ha proclamato a tutti, con una limpida e impareggiabile maestria, da autentico sapiente, le cose di Dio, qualificandosi altresì come profondo conoscitore dell’uomo secondo i criteri evangelici.
Il Vangelo secondo Giovanni ci ha annunciato solennemente che il Verbo, ossia la parola di Dio, si è fatta carne. “Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”. Ora il Verbo ha un nome preciso, un volto, un luogo dentro il quale ha sviluppato una storia definita. La parola di Dio è diventata uno di noi, uno come noi: si chiama Gesù Cristo, il figlio del Dio vivente, nato dalla vergine Maria. Ha ricevuto da Dio padre una missione. È stato inviato proprio per dirci, in parole umane, dentro la nostra condizione terrena, chi è Dio, ossia di quale grande amore noi tutti siamo amati, siamo avvolti.
Cari fratelli e sorelle amati dal Signore, siamo accorsi qui, nella nostra casa comune, come i pastori a Betlemme, nel cuore della notte, per sentirci ripetere, ancora una volta, ciò che costituisce l’annuncio prezioso, cuore del vangelo: “gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini che egli ama”. Con la nascita di Gesù, Dio rivela che il suo è un volto di pace. La pace, infatti, è inizialmente un dono che discende dall’amore di Dio, non una conquista degli uomini.
La s. Messa natalizia, che tradizionalmente era riservata ai membri di Comunione e liberazione, si è estesa oggi a tutte le associazioni, gruppi e movimenti su cui la nostra Comunità cristiana può contare. È un bel segno di vitalità e di ricchezza e insieme una prova di una bella sintonia spirituale e concreta, nella accoglienza reciproca, nella stima, nel riconoscimento anche della specificità delle singole realtà.