Cari amici, LORENZO, PAOLO, EMANUELE, EDOARDO,
Con tutta la nostra Chiesa di Como ringrazio di vero cuore il Signore perché ha messo nel vostro animo il desiderio ardente di seguirlo nella via del ministero ordinato e voi avete progressivamente accettato la sua chiamata, che ora viene autorevolmente riconosciuta dalla Chiesa.
Ringrazio ciascuno di voi per aver accolto questa intima e sorprendente chiamata del Signore.
Grazie anche a coloro che vi hanno aiutato a riconoscerla, in mezzo a tanti segni e forse anche dentro varie esitazioni. Alludo, anzitutto, alle vostre famiglie, ai sacerdoti delle parrocchie di origine, agli educatori del nostro seminario.
Grazie anche a coloro che vi hanno posto qualche interrogativo critico a riguardo di questa vostra aspirazione, che non è certo usuale, ma fortemente contro corrente. Vi hanno aiutato a discernere meglio e a chiarire le motivazioni della vostra scelta, che continuerete però ad elaborare, perché il “sì eccomi” va rinnovato ogni giorno.
Come ho detto durante il rito di consacrazione di Silvia nell’Ordo virginum, lo scorso 16 aprile, sono felicemente sorpreso dall’azione di Dio che chiama ancora oggi a seguire Gesù nella forma della radicalità evangelica, dentro un mondo che si avvale di ben altri ideali di vita.
Sono sorpreso anche dai giovani che, come voi, accettano di vivere “nella pazzia evangelica”, mettendosi alla sequela del Signore, a servizio del corpo di Cristo che è la Chiesa, nel desiderio di rimanere “incendiari”, quindi coltivando ardentemente sogni positivi, a beneficio della Chiesa intera, che si fa compagna di viaggio di tutta l’umanità.
Cari amici, sono colpito delle parole di s. Pietro nella seconda lettura di oggi. “Cristo patì per voi lasciandovi un esempio, perché ne seguiate le orme. (Egli non commise peccato e non si trovò inganno sulla sua bocca.) Insultato non rispondeva con insulti, maltrattato, non minacciava vendetta, ma si affidava a Colui che giudica con giustizia”.
Tutta la vita del discepolo consiste nel rivestirsi dei sentimenti di Cristo, della sua umiltà e dolcezza, nel non rispondere al male col male, nell’ accettare con perseveranza ogni prova. Egli ha vinto con la forza della sua debolezza.
Per noi non è facile impostare la vita secondo questo criterio evangelico e nemmeno accettare di essere oggi, in quanto cristiani, considerati una minoranza, cioè perdenti a confronto del mondo, privi di ogni potere mondano.
Quel Gesù che è stato crocifisso, il Padre lo ha costituito Signore e Cristo, risuscitandolo dalla morte.
Siete alla sequela di Lui, del suo modo divino di operare, cioè nella umiltà e con mezzi deboli. Egli ha vinto il mondo con questo stile, il. medesimo che è chiesto a noi suoi discepoli.
Avanti, dunque, con gioia e con rinnovato impegno.
Colui che ha vinto il mondo vi darà la forza di superare ogni difficoltà e infonderà in ciascuno di voi l’intima gioia di essere suoi amici, vivendo una vita in pienezza, costruttori instancabili e appassionati di un mondo nuovo, frutto della sua risurrezione.
Oscar Card. Cantoni