Si è conclusa l’esistenza terrena del nostro caro don Peppino Villa, uomo mite e pastore amabile, semplice e sereno. Ed è bello che questa Eucaristia che innalziamo al Padre in suo suffragio sia celebrata proprio qui, in questa parrocchia di Lucino, in cui egli ha trascorso 20 anni del suo ministero pastorale e in cui amava tornare spesso, sempre accolto con disponibilità piena da tutti, lasciando la sua abitazione di Solbiate.
I sacerdoti presenti, che ringrazio, rappresentano tutto il nostro Presbiterio, del quale ha fatto parte don Peppino per ben 62 anni, essendo stato ordinato nel lontano 1962. La comunione dei Santi si arricchisce oggi della sua presenza e della sua intercessione. E noi, che rimaniamo quaggiù, godiamo della preghiera di tanti nostri fratelli e sorelle che vegliano su di noi, pregano per noi e per tutta la nostra Comunità ecclesiale. Sono certo che don Peppino non mancherà di ricordare tutte le persone incontrate lungo il suo ministero: a Lomazzo prima, come vicario, poi a Pigra, come parroco, quindi a Cugliate e Fabiasco, e infine qui a Lucino.
Ora è la comunità dei credenti che invoca per don Peppino una piena e definitiva comunione d’amore con Dio padre, di cui si è sempre sentito figlio amato e prezioso. È la grande caratteristica di tutti noi, dal momento che siamo stati battezzati in Cristo Gesù.
“Quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio“. È questo il titolo nobiliare che ci distingue e ci onora e attraverso il quale prendiamo consapevolezza di essere teneramente amati da Dio. Si, Dio ci precede nell’amore, ci ama per primo. Dio si prende cura di ciascuno di noi, ci chiama per nome, ci tiene saldamente nelle sue mani, e così entriamo in una relazione intima con Lui, fino a diventare sua viva immagine, a imitazione di Gesù, il figlio amato. Ciò che noi siamo per grazia, infatti, Egli lo è per natura.
Diventare figli degni di Dio Padre è il compito mai compiuto di tutti noi, sostenuti dall’esempio di Cristo Gesù, il figlio amato, nel quale Dio padre si è pienamente compiaciuto.
Vivere da figli, docili alla volontà del Padre, è il programma e la meta dell’esistenza cristiana, ma è anche il compito richiesto ai pastori, ossia quello di accompagnare i cristiani a divenire sempre più consapevoli e grati di essere figli di Dio, così da impostare la propria vita secondo una dimensione filiale e contemporaneamente fraterna, dal momento che non siamo figli unici, ma facciamo parte di un popolo di fratelli.
Solo se accogliamo Dio come padre possiamo sentirci sempre sorretti dal suo amore in ogni situazione della nostra vita, anche le più dolorose, fino a poterci abbandonare a Lui, confidando nella sua fedeltà, con le stesse disposizioni di cuore con cui Gesù si è abbandonato al Padre nell’ora suprema e drammatica della sua morte, come abbiamo ascoltato nella lettura del vangelo: “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito“.
Penso a quante volte don Peppino si sia rivolto a Dio con questa espressione, colma di fiducia filiale e di confidenza piena. Egli ha vissuto l’ultima parte della sua esistenza impegnandosi intensamente nel prezioso ministero della preghiera, che è lo strumento quanto mai fecondo presso Dio, attraverso cui don Peppino ha potuto ancora sentirsi utile e produttivo dentro la nostra Comunità ecclesiale. Così ha affrontato con coraggio la sua sofferenza e ha colmato la solitudine di questo suo ultimo periodo della vita, in particolare nei giorni di isolamento presso l’ospedale s. Anna, in queste settimane. Ringrazio di cuore quanti gli sono stati vicini, pieni di premura e di attenzione, particolarmente la Signora Roberta.
Dal Paradiso don Peppino interceda per noi, per tutta la nostra Chiesa di Como: ottenga ad essa la benedizione di nuove vocazioni sacerdotali, religiose e missionarie.
Oscar card. Cantoni