Nella festa di san Francesco di Sales, nostro patrono, lodiamo Dio che dona alla sua Chiesa uomini di lucida visione, uomini positivi, perché radicati in una grande fiducia in Lui, capaci di illuminare non solo l’epoca nella quale essi hanno operato, ma di estendere e proiettare la loro luminosità lungo i secoli, finanche a noi, che godiamo ancora del loro insegnamento, sempre attuale, e del loro esempio.
Come ci ricorda papa Francesco, il nostro amato san Francesco di Sales, ebbe in dono la capacità di leggere profeticamente e di interpretare con oculatezza il suo tempo, nella nitida percezione di un grande cambiamento, certo, ma anche con la capacità di intuire che il tempo nuovo che si preparava sarebbe risultato una grande, inattesa opportunità per l’annuncio del Vangelo.
Sottolineo questa osservazione, a conforto di quanti oggi non sanno percepire il valore del cambiamento d’epoca che noi pure stiamo attraversando, si sentono spaesati e vivono nel timore che il tempo nuovo non sia più favorevole all’annuncio cristiano. Così varie persone sarebbero tentate di tornare indietro, in un tempo che sicuramente non ritornerà più.
Leggo questa incertezza anche in coloro che credono che dopo papa Francesco, la Chiesa sarà costretta a tornare sui suoi passi primitivi, come se la riforma della Chiesa, invocata e in parte realizzata da Francesco, sia stata una parentesi da congedare al più presto.
Non siamo più nell’epoca della cristianità, certo, ma non mancano nemmeno oggi le possibilità di annunciare il Vangelo, come lo testimoniano i luminosi esempi di vita da parte di tanti cristiani, uomini e donne di tutte le vocazioni emergenti dal Battesimo.
È nota in san Francesco di Sales la disposizione a dialogare pazientemente con tutti, anche con chi lo contrastava. Egli sapeva creare relazioni di amicizia con tutti e comunicare i suoi sentimenti con una semplicità disarmante, costruendo così rapporti duraturi, all’insegna della bontà e della tenerezza.
Uno stile di rapporti costruiti in questo modo, con tanta pazienza e delicatezza, sarebbe opportuno anche oggi, non solo nella società civile, ma anche nella nostra realtà ecclesiale. Da troppo tempo i cristiani sono ancora divisi in visioni contrapposte, una divisione sotterranea, raramente emergente all’esterno, ma è un clima che non si può fingere di non vedere.
Si è tentati, appena una persona parla, di comprendere immediatamente da quale parte si pone, secondo le prospettive avviate dal Concilio vaticano II o secondo categorie più conservatrici. Una riconciliazione tra i fedeli potrebbe essere il frutto del Giubileo della speranza da poco iniziato.
È nota, infine, la capacità di relazione con cui san Francesco di Sales sapeva rapportarsi con le singole persone. Egli afferma che “ogni volta che sono ricorso a repliche pungenti, ho dovuto pentirmene. Gli uomini fanno di più per amore e carità che per severità e rigore”. San Francesco è stato un educatore che non ha avuto timore a formare persone in un libero e maturo rapporto con Dio, così che ciascuno avesse la libertà di rapportarsi con il Signore, con la fiducia di chi sa che davanti a Lui può portare la propria storia e le proprie ferite senza paura, senza finzioni, senza preoccuparsi di difendere la propria immagine.
Chiediamo la grazia al Signore per intercessione del nostro amato Patrono, di essere capaci anche noi di educare personalità capaci di stabilire un rapporto unico davanti a Cristo, che sa riconoscersi nella sua realtà irripetibile, pensati da Cristo e considerati in modo diretto ed esclusivo. È la formazione alla perfetta libertà dei figli di Dio, che si abbandonano a Lui con piena fiducia e senza timore.
Oscar card. Cantoni