Il Consiglio presbiterale ha dedicato la sessione ordinaria del mese di aprile al tema della formazione del clero. Non è la prima volta che il Consiglio presbiterale si sofferma su questo aspetto, in quanto il suo compito è precisamente quello di aiutare la riflessione e le decisioni del Vescovo con particolare riguardo proprio alla vita e alla cura pastorale dei sacerdoti diocesani; e il tema della “formazione permanente” è uno degli aspetti centrali di tale cura.
Nella sessione dello scorso 24 aprile, presso il Seminario diocesano, il Consiglio ha preso in considerazione il tema della formazione in generale. Sono stati ribaditi alcuni argomenti diventati ormai usuali: (1) la necessità di passare dalla prospettiva dell’«aggiornamento» tematico (peraltro sempre necessario, da non abbandonare) alla prospettiva della «formazione», caratterizzata da una novità di «metodo» (metodo narrativo, basato sulla rilettura della propria esistenza presbiterale e sulla sua condivisione fraterna in un clima di accoglienza e di ascolto) e da una novità di «modo» (incontri residenziali di 2-3 giorni); (2) l’attenzione particolare ai diversi segmenti della vita sacerdotale, che comportano problemi e situazioni diverse, e quindi richiedono risposte differenziate di discernimento e di accompagnamento (primi anni di ministero; diventare parroco per la prima volta; essere parroco con a fianco un giovane prete, o a capo di una comunità pastorale; gestire i momenti di crisi e difficoltà; gestire gli anni dell’invecchiamento, della malattia, del passaggio alla condizione di prete collaboratore o quiescente…); (3) la necessità di radicare sul territorio i momenti e le occasioni di formazione, facendo perno in particolare sul vicariato (nato appunto, fra le varie cose, proprio per favorire la comunione presibiterale), in un sapiente dosaggio con gli appuntamenti di carattere diocesano. La riflessione del Consiglio ha preso le mosse da una breve analisi della condizione presbiterale, contrassegnata, come sappiamo, dal non facile passaggio dal modello classico tridentino (il prete «uomo del sacro», inserito con un chiaro mansionario in una precisa e ordinata trama di relazioni ecclesiali e sociali) ai nuovi modelli imposti e resi possibili dalla società moderna e post-moderna. Prossimamente il Consiglio Presbiterale riprenderà in mano il tema della «formazione permanente», soffermando l’attenzione in maniera più mirata su alcuni segmenti del progetto formativo diocesano (preti giovani, preti anziani, preti ammalati o in difficoltà…).