La fine del mondo e la fine che sarà un giorno per ciascuno di noi: è questo il tema che la liturgia della settimana ci propone e anche oggi è di questo che parlano le due letture che Papa Francesco commenta nella sua omelia a Casa Santa Marta. La prima, tratta dal libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo, descrive la distruzione di Babilonia, la città bella, simbolo della mondanità, “del lusso, dell’autosufficienza, del potere di questo mondo”, dice il Papa. La seconda lettura, dal Vangelo secondo Luca, racconta la devastazione di Gerusalemme, la città santa.
La caduta di Babilonia, la corrotta
Nel giorno del giudizio, Babilonia sarà distrutta con un grido di vittoria. La ‘grande prostituta’ cadrà, condannata dal Signore e, dice il Papa, farà vedere la sua verità: “covo di demoni, rifugio di ogni spirito impuro”. Sotto la sua magnificenza mostrerà la corruzione, le sue feste appariranno di finta felicità. Sarà violenta la sua distruzione e “nessuno più la troverà”:
Il suono dei musicisti, dei suonatori di cetra, di flauto e di tromba, non si udrà più in te; – non ci saranno le feste belle, no … – ogni artigiano di qualsiasi mestiere non si troverà più in te; – perché non sei una città di lavoro ma di corruzione – il rumore della macina non si udirà più in te; la luce della lampada non brillerà più in te; – sarà forse una città illuminata, ma senza luce, non luminosa; questa è la civiltà corrotta – la voce dello sposo e della sposa non si udiranno più in te. C’erano tante coppie, tanta gente, ma non ci sarà l’amore. Questa distruzione incomincia da dentro e finisce quando il Signore dice: “Basta”. E ci sarà un giorno nel quale il Signore dirà: “Basta, alle apparenze di questo mondo”. Questa è la crisi di una civiltà che si crede orgogliosa, sufficiente, dittatoriale e finisce così.
Gerusalemme ha aperto le porte ai pagani
Gerusalemme, prosegue il Papa, vedrà la sua rovina per un altro tipo di corruzione, “la corruzione dell’infedeltà all’amore; non è stata capace di riconoscere l’amore di Dio nel suo Figlio”. La città santa “sarà calpestata dai pagani”, punita dal Signore, perché ha aperto le porte del suo cuore ai pagani.
C’è la paganizzazione della vita, nel nostro caso, cristiana. Viviamo come cristiani? Sembra di sì. Ma in verità, la nostra vita è pagana, quando succedono queste cose, quando entra in questa seduzione della Babilonia e Gerusalemme vive come Babilonia. Vuol fare una sintesi che non si può fare. E ambedue saranno condannate. Tu sei cristiano? Tu sei cristiana? Vivi come cristiano. Non si può mescolare l’acqua con l’olio. Sempre diverso. La fine di una civiltà contraddittoria in sé stessa che dice di essere cristiana e vive come pagana.
La salvezza è per chi spera nel Signore
Riprendendo il racconto delle due letture, il Papa dice che, dopo la condanna delle due città, si udirà la voce del Signore, dopo la distruzione ci sarà la salvezza: “E l’angelo disse: ‘Venite: Beati gli invitati alle nozze dell’Agnello!’. La grande festa, la vera festa!”.
Ci sono delle tragedie, anche nella nostra vita, ma davanti a queste, guardare l’orizzonte, perché siamo stati redenti e il Signore verrà a salvarci. E questo ci insegna a vivere le prove del mondo non in un patto con la mondanità o con la paganità che ci porta alla distruzione, ma in speranza, distaccandoci da questa seduzione mondana e pagana e guardando l’orizzonte, sperando Cristo, il Signore. La speranza è la nostra forza: andiamo avanti. Ma dobbiamo chiedere allo Spirito Santo.
Tutto crolla: solo rimangono gli umili
Francesco invita infine a pensare alle Babilonie del nostro tempo, ai tanti Imperi potenti, per esempio del secolo scorso, che sono crollati. “E così finiranno anche le grandi città di oggi – afferma – e così finirà la nostra vita, se continuiamo a portarla su questa strada di paganizzazione”. Rimangono, conclude, solo coloro che pongono la loro speranza nel Signore. Allora: “Apriamo il cuore con speranza e allontaniamoci dalla paganizzazione della vita”.