Celebriamo questa Eucaristia con un grande concorso di popolo. In queste ultime settimane, anticipandoci, molte persone si sono succedute qui, in una maniera ininterrotta, per rendere omaggio, ringraziare e salutare le nostre care Suore per il gran bene ricevuto, lungo anni di benefica presenza.
Il santo popolo di Dio ha un fiuto speciale. Sa riconoscere immediatamente, apprezza e ricorda tutto l’amore che lo Spirito Santo continuamente promuove e diffonde nella Chiesa a servizio del mondo, attraverso mezzi poveri e con umili persone, quali sono state tra noi in questi anni le Suore di Mese.
Si attualizza così quanto scrive l’apostolo Paolo nella lettera ai Corinti che abbiamo ascoltato: “La carità è magnanima, benevola è la carità, non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia di orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto… Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta”.
Questo “inno alla carità” non è rimasto lettera morta, non solo un progetto ideale, ma si è tradotto attraverso tanti gesti concreti di carità che con larghezza le Pie Figlie della Sacra Famiglia hanno saputo diffondere a vantaggio di tutti, senza escludere nessuno, a partire dai più poveri, dagli ultimi, da quelli che nessuno ama e che il mondo scarta, dentro un lungo periodo di storia, ma sempre con lo stesso stile di accoglienza e di benevolenza verso tutti.
Questa è la vera immagine di Chiesa che ci è stata data la grazia di sperimentare al vivo e di cui abbiamo goduto; una Chiesa che ama e che serve, a imitazione di Gesù, inviato dal Padre per servire i fratelli e non per essere servito.
Così questa mattina sgorga spontanea dal cuore di ciascuno un grande atto di ringraziamento per le benedizioni che Dio ha promosso a vantaggio di tutti, dai nostri padri fino a noi oggi, mediante l’opera di persone umili, ma estremamente vicine alle nostre Comunità, ai sacerdoti, ai poveri, quali sono state appunto queste religiose. Esse sono state e saranno ricordate come una presenza preziosa da tutta la nostra Comunità ecclesiale e civile, che ha goduto della loro testimonianza e del loro umile servizio, compiuto con grande semplicità e modestia, proprio a imitazione della santa famiglia di Nazareth.
Nazareth non è il prologo della vita pubblica di Gesù, il semplice momento preparatorio della missione, è già luogo di evangelizzazione “anche senza parole”.
Riconosciamo perciò come un grande dono del Signore questa piccola famiglia di persone consacrate, sorte provvidenzialmente proprio qui, in questo territorio, nel 1897, frutto di un ardente e venerato parroco, don Primo Lucchinetti, da lui fondate, quasi senza accorgersi, condotto dalla mano di Dio.
Nel corso degli anni si sono succedute ben 170 suore, tra cui ricordiamo con venerazione suor Tomasina, la cui memoria continua nel tempo. Basti pensare a quanti ancora oggi ricorrono alla sua intercessione, visitando la sua tomba all’interno di questa chiesa.
Supplice la Madre di Dio, molto venerata da tutti a Gallivaggio, [santuario a cui tutti sono affezionati e che ci auguriamo possa essere presto ripristinato], assieme a don Primo Lucchinetti, questo territorio ha continuato a respirare il profumo della santità, avendo dato i natali a san Luigi Guanella, i cui figli e le cui figlie testimoniano, in tante parti del mondo, la carità di Cristo.
Ad esse si sono associate da qualche anno le suore di Mese, che ora, ridotte numericamente a poche, verranno ospitate nella casa delle Suore guanelliane ad Albese.
Profumo di santità, diffuso non solo in Valle, è la testimonianza d’amore di suor Maria Laura Mainetti, delle Figlie della Croce, che la Chiesa ha beatificata il 6 giugno 2021.
Con grande rincrescimento, si conclude una benefica presenza centenaria in questo paese delle nostre suore, in una casa che ha accolto tanti fratelli e sorelle, accuditi con grande amore e tenerezza. Il loro servizio si è esteso però anche in tante altre parrocchie della Valchiavenna, della val Bregaglia, della Valtellina, della Valmalenco, del lago e del Comasco con qualche opera anche in altre diocesi.
Siamo particolarmente grati e memori della larghezza di generosità con cui le suore di Mese, le pie Figlie della sacra Famiglia, da sempre hanno vissuto un forte legame con la nostra Chiesa, per come esse abbiano saputo offrire il loro concreto contributo, sentendosi coinvolte negli eventi storici che si sono via via succeduti.
Vorrei ricordare con ammirazione e gratitudine, in modo particolare, la generosa e gratuita disponibilità con cui proprio le Suore di Mese hanno sostenuto e accompagnato il nascente gruppo diocesano delle Vergini consacrate, l’Ordo Virginum, condividendo con esse, negli anni iniziali di formazione a Como, i loro primi passi in vista di una consacrazione, in spirito di puro amore e servizio alla Chiesa. Pur constatando il calo di vocazioni del loro Istituto, le Pie Figlie hanno saputo dare vita e accompagnare un’altra Istituzione ecclesiale, non preoccupate di loro stesse, ma felici di offrire alla Chiesa un contributo essenziale per una nuova fioritura vocazionale.
Ciascuno di noi può raccontare i momenti in cui ha vissuto una relazione diretta con queste nostre sorelle ed esprimere la propria personale gratitudine. Io vorrei ricordare gli anni in cui siamo stati ospitati in estate per gli esercizi spirituali nella casa di Gualdera, con la partecipazione di molti giovani e ragazze. Una esperienza che ha segnato molti di essi e che per me rimane uno dei ricordi più significativi e fecondi del mio sacerdozio, di cui sento una forte nostalgia.
Si conclude fisicamente una consolidata esperienza di Chiesa con la partenza delle suore, ma la grazia suscitata dalla loro testimonianza di fede non è destinata ad esaurirsi. Lo stile familiare, povero e semplice, a cui ci hanno abituato, a immagine del clima della vita di Gesù, Maria e Giuseppe, nella casa di Nazareth, è entrato nel cuore di molti di noi ed è l’eredità più preziosa e duraturo che le Suore di Mese ci lasciano.
Un’ultima considerazione: in questi giorni di distacco da questa bella e consolidata esperienza ecclesiale, vissuta qui dalle suore di Mese, il Signore ci dà prova che Egli non ci abbandona, ma ci dona ulteriori segni di benevolenza.
Le Suore concludono la loro testimonianza di fede e di carità, ma una nuova presenza ecclesiale si sta per inaugurare a Prata Camportaccio: è la famiglia spirituale creata da don Benzi, l’associazione Papa Giovanni, con il carisma dell’accoglienza di chi è in difficoltà o è emarginato. Una ventata di novità che il Signore avvia in Valle quale segno della sua fedeltà, ma anche a testimonianza della carità, che sa inventare sempre scelte nuove e coraggiose, mediante discepoli di Gesù che vivono la loro vita come risposta generosa a una nuova chiamata del Signore. Si attualizza in una forma nuova la parola del Signore che abbiamo udito nel Vangelo: “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga”.
Oscar card. Cantoni