Vi ringrazio molto e vi sono profondamente grato per la vostra presenza qui in questa giornata in cui facciamo memoria di sant’Abbondio, patrono della Città di Como, ma anche della intera diocesi, quindi di tutto il territorio che voi amministrate e che qui autorevolmente rappresentate. Viviamo insieme un momento di consolazione per il fatto che papa Francesco abbia scelto come cardinale proprio uno di noi, un figlio della nostra terra, una persona cresciuta in questo territorio, inserita nella tradizione vivente di questo popolo. È quindi tutto il nostro ambiente di vita a sentirsi onorato, riconosciuto per le potenzialità di cui ci siamo dotati lungo il tempo (e sono molte!). Non mi è possibile oggi intrattenermi con voi con il tradizionale discorso alla Città. Ho pensato, tuttavia, di sottolineare qualche cosa che ci accomuna, in quanto voi ed io siamo persone dedite a servizio della difesa e la promozione del bene comune, sebbene in ambiti e con compiti diversi. È bello che noi tutti, godendo della fiducia di chi ci ha scelto, ci assumiamo, consapevolmente e di buon grado, le responsabilità che ne conseguono. Consapevoli che per ‘annunciare il vangelo, da parte mia, e per poter amministrare il bene dell’intera collettività, da parte vostra, seguendo le indicazioni della Costituzione, occorre innanzitutto che ci dimostriamo pienamente credibili e responsabili. Ho pensato di citarvi, per sottolineare e confermare questa primaria condizione indispensabile, un brano della vita di san Francesco d’Assisi, patrono d’Italia, narrato nella “Vita seconda” di Tommaso di Celano (726).
“Un giorno, montato su un asinello, Francesco, perché debole e infermo non poteva andare a piedi, attraversava il campo di un contadino che stava lavorando. Questi gli corse incontro e gli chiese premuroso se fosse lui frate Francesco. Avendogli risposto umilmente che era proprio lui quello che cercava, disse il contadino: “Guarda di essere tanto buono quanto tutti dicono che tu sia, perché molti hanno fiducia in te. Per questo ti esorto a non comportarti mai diversamente da quanto si spera”. Francesco, a queste parole, scese dall’asino e prostratosi davanti al contadino, più volte gli baciò i piedi umilmente, ringraziandolo che si era degnato di ammonirlo”.
Un ammonimento tanto saggio e benevolo che vale per tutti noi, particolarmente in un momento così complesso quale quello che stiamo vivendo, sia a livello sociale che ecclesiale, in cui le persone sono deluse dalla politica, ma ancora tanto interessate a riconoscere e promuovere persone degne e capaci di sostenere il peso e le responsabilità della società in cui viviamo. Camminiamo dunque insieme e sosteniamoci a vicenda in questa generosa opera sociale, che san Paolo VI ha definito “la più alta forma di carità”.
+ Oscar Card. Cantoni