Caro don Paolo, penso che tu sia consapevole del grande gesto di fiducia della madre Chiesa, che oggi ti affida una vasta porzione del popolo di Dio in questa comunità pastorale, nelle parrocchie di Moltrasio, Urio, Carate, Brienno e Laglio.
Pascere il gregge di Cristo è un impegno che può essere assunto solo se si è consapevoli che è il Signore che porta i nostri pesi, e che le nostre responsabilità sono sempre condivise all’interno del popolo di Dio, con i sacerdoti del vicariato e con i fedeli laici.
Tutti infatti siamo responsabili gli uni degli altri e solo insieme ci è possibile affrontare il ministero pastorale. Non esistono navigatori solitari, come non esistono parrocchie autonome, indipendenti le une dalle altre. Siamo tutti uniti al Cristo in un solo corpo.
La Chiesa, dunque, è chiamata innanzitutto ad offrire uno spettacolo di comunione e sarà tuo primario compito aiutare i cristiani di queste comunità a maturare una intesa profonda, mediante una attenzione reciproca, tale da condividere un comune cammino di Chiesa, all’interno del vicariato e in profonda armonia con tutta la nostra Comunità diocesana.
Inserisciti quindi con umiltà, ma con passione, dentro questo popolo che il Signore ti dona, amando le persone con la stessa carità di Cristo, rispettando tuttavia, anzi promovendo, le originalità tipiche di ogni comunità parrocchiale.
L’unità si costruisce infatti nel rispetto e nella accoglienza delle diversità delle singole parrocchie, con le loro caratteristiche tipiche, frutto anche dell’impronta di quanti ci hanno preceduto nell’esercizio del ministero e ai quali voglio esprimere gratitudine e stima.
A questo proposito, vorrei ricordare in modo particolare la testimonianza di fede e di amore di don Massimo Rossi, parroco di Moltrasio, che ha dato a tutti una splendida lezione, insegnando in modo esemplare ad accettare la sofferenza e affrontare la morte come solo i cristiani sanno fare, ossia con una piena e totale affidamento al Signore. Vorrei ricordare anche con quanto affetto e dedizione don Massimo è stato accompagnato dai suoi parrocchiani nei lunghi mesi della sua malattia e ringraziarli di vero cuore per la loro generosa testimonianza.
Nello stesso tempo, vorrei ringraziare anche i diversi sacerdoti che hanno collaborato in questi mesi con tanta premura e sollecitudine perché nessuna Comunità fosse abbandonata a sé stessa, ma circondata da amorevoli cure pastorali.
Caro don Paolo, ti auguro di essere un pastore mite e vigilante, dedito al gregge che il Signore ti affida, insieme però a una grande gioia interiore, che ti permetterà di offrire a quanti ti avvicinano una vera immagine di Cristo, buon pastore, venuto per servire e dare la vita.
Oscar card. Cantoni