In questa 33.ma Giornata del Malato mi faccio interprete del messaggio di incoraggiamento e di speranza che il Papa ha inviato a tutta la Chiesa in questo tempo giubilare, affermando ciò che proprio in questa speciale occasione viene ribadito: ossia che tutti, qualunque epoca della nostra vita attraversiamo, siamo chiamati a farci pellegrini di speranza, perché la speranza non delude. Essa ci apre a orizzonti impensabili: la speranza è come una luce nella notte.
Certo, non è facile rimanere forti e affrontare con serenità i momenti di sofferenza, toccati nella carne dalla malattia, esperienza questa che fa parte, presto o tardi, della vita di tutti noi.
Non è facile essere “angeli di speranza” (così li definisce il Papa) neanche per coloro che seguono i malati in una corsia di ospedale, dove l’organizzazione sanitaria impone ritmi frenetici a medici e infermieri, spesso costretti a turni massacranti, così che appare molto difficile prendere il tempo per la relazione con il malato, che invece è componente essenziale della cura. C’è da osservare inoltre che accanto ai malati impariamo moltissimo, da essi ci viene un forte esempio di accettazione della sofferenza e di gratitudine verso coloro che si prendono cura di loro stessi.
Come in ogni tempo di fatica e di prova, però, ci è necessario un supplemento di fede per sperimentare l’aiuto di Dio, “della sua grazia, della sua Provvidenza, di quella forza che è dono dello Spirito”.
Inviando in missione i suoi 72 discepoli, come ci testimonia il vangelo, Gesù li esorta ad annunciare che “È vicino a voi il regno di Dio“. Ogni epoca della vita è una opportunità per incontrare il Signore. Anche nella malattia, pur sperimentando la nostra fragilità (fisica, psicologica e spirituale) possiamo fare esperienza della sua vicinanza, della compassione di Dio, che attraverso Gesù ha condiviso la nostra sofferenza. È consolante la forza della fede che ci permette di sperimentare che il Signore non ci abbandona mai e ci dona la tenacia di affrontare le tempeste della vita, nella certezza di non essere lasciati soli.
Siamo perciò invitati ad accogliere e a coltivare l’invito ad essere “fedeli alla fedeltà di Dio“. È Dio che ci è fedele. Il nostro compito è quello di rispondere a questa fedeltà.
Solo dalla fede nel Cristo crocifisso e risorto ci viene la certezza che nulla “né morte né vita, né angeli e principati, né presente né avvenire, né potenze né altezza, né profondità né alcun’altra creatura, potrà mai separarci dall’amore di Dio“, come ci ricorda s. Paolo nella lettera ai Romani. E da questa “grande speranza” deriva ogni altro spiraglio di luce con cui superare le prove della vita.
Spesse volte ci sentiamo come i due viandanti in cammino sulla strada che da Gerusalemme conduce ad Emmaus, descritti nel vangelo di Luca. Condividiamo il loro smarrimento, sperimentiamo anche noi le loro preoccupazioni e le loro delusioni. La parola del Maestro, tuttavia, come ha illuminato il cuore dei due discepoli, così infiamma anche il nostro cuore, fino a riconoscerlo nello spezzare il Pane. Egli stando con noi, ci ridona coraggio e fiducia.
Vi è poi un’altra sottolineatura. Stando al capezzale dei malati impariamo a credere e nello stesso tempo diveniamo messaggeri di Dio. Ci scopriamo un’unica famiglia, tutti sullo stesso piano, bisognosi di consolazione e insieme pronti a consolare. Da qui un ringraziamento a tutti voi, medici, infermieri, familiari, amici, sacerdoti perché dovunque siete, con la vostra opera e già con la vostra stessa presenza, siete un inno alla dignità umana, un canto di speranza.
Oggi celebriamo la festa della Madonna di Lourdes. Maria nei vangeli appare una donna silenziosa, che spesso non comprende ogni parola e ogni avvenimento nel suo cuore. Rimane muta dinanzi al mistero di suo Figlio che obbedisce al Padre. Maria accoglie l’esistenza così come essa si presenta a noi, anche con le sue tragedie e i suoi dolori, che non vorremmo mai aver incrociato. Ecco perché la amiamo, ecco perché chiediamo il suo patrocinio, essendo Ella nostra tenera e delicata madre.
Oscar card. Cantoni