Ancora una volta, Maria ci raduna nella sua casa, in questo santuario tanto amato, per celebrare l’Eucaristia perché il dono supremo di Gesù, che con la sua morte ci ha liberati dalla schiavitù del peccato e con la sua vittoria ci ha aperto le porte della vita piena, possa raggiungerci e trasformarci, per fare di noi tutti dei testimoni della sua risurrezione, quali artigiani di pace e di riconciliazione.
Maria ci è accanto, consegnata a noi dal Figlio morente sulla croce. Ella continua ad esercitare la missione ricevuta da suo Figlio, estendendo la sua maternità a tutti noi e a ciascuno di noi in particolare, perché impariamo a vivere da Figli nei confronti di Dio padre, ma anche da fratelli e sorelle nei confronti di tutti.
In questo santuario continuiamo a venerare Maria nel momento in cui ella piange, a ricordo di quel lontano 6 settembre 1553 quando fu vista lacrimare una immagine di Maria Ss col Bambino in braccio.
Vorrei soffermarmi a interpretare le lacrime di Maria, che rivelano la sua umanità e i suoi sentimenti, una espressione di Maria, tanto tenera e delicata, che colpisce la nostra sensibilità, ci commuove perché la rende simile a noi, ma anche ci interroga e ci inquieta.
Come ogni madre, Maria si prende cura dei suoi figli e condivide la nostra condizione umana fino a fare propri i drammi, le ferite, i fallimenti dei suoi figli.
Le sue lacrime sono simili alle nostre: è per questo che la sentiamo tanto vicina. Maria partecipa quindi dal di dentro e condivide il dramma della umanità, così come i nostri sentimenti personali più intimi.
Non dimentichiamo le tante lacrime di dolore che sgorgano dal cuore sul viso di tante persone oggi nel mondo. Basti pensare al dramma del popolo afgano, ai profughi in fuga da territori di guerra, di fame e di morte, dai popoli colpiti in massa dal corona virus, privi di strutture e di mezzi per combatterlo.
Maria è vicina anche al dolore di tante nostre famiglie, che hanno perso i loro cari, che vivono una grande incomunicabilità tra i diversi componenti il nucleo familiare, condivide il dramma delle famiglie con problemi economici, diventati inaspettatamente i nuovi poveri, perché hanno petso il lavoro, dopo una vita senza troppe preoccupazioni economiche.
Maria condivide le sofferenze di ciascuno di noi, che spesso ci chiudiamo in noi stessi, nascondendo agli altri i nostri stati d’animo, la nostra incapacità di vivere rapporti veri e fraterni con gli altri. Teniamo per noi stessi le cadute che ci umiliano, dal momento che sperimentiamo fragilità, inquietudini e delusioni.
Maria ci è vicina e ci sussurra: “non temere” , mio Figlio, risorto da morte ti accompagna e ti sostiene nel tuo dolore, ti rimette in piedi e subito se in cammino”.
Le lacrime di Maria sono causate anche dalla constatazione di una perdita di fiducia in Dio da parte della nostra società attuale, da tante persone che vivono come se Dio non esistesse, come se egli non fosse più in grado di estinguere la loro sete di verità e di amore e cercano di abbeverarsi ad altre sorgenti. Nella Bibbia, il profeta Geremia riporta questo triste soliloquio da parte del Signore Dio: “hanno abbandonato me, sorgente di acqua viva, per scavarsi cisterne, cisterne screpolate , che non tengono l’acqua” (2,13). C’è tutta la delusione di Dio i cui figli hanno scelto, nella loro libertà e in piena consapevolezza, di allontanarsi da lui, preferendo altre sicurezze.
Maria fa suo il grido di dolore e di delusione quando Dio constata di essere stato abbandonato da tanti suoi figli, che egli continua tuttavia ad amare, mentre essi sembra lo abbiano dimenticato, timorosi che il parlare di Dio sia un argomento di altri tempi. Si parla oggi di una “desertificazione” spirituale, frutto del progetto di società che vogliono costruirsi senza Dio o che distruggono le loro radici cristiane. (EG 86).
Le lacrime di Maria sono un invito esplicito e risoluto alla nostra conversione personale. Sono un appello che ci coinvolge e che ci costringe a cambiare.
Oggi più che mai c’è bisogno di persone di fede che con la loro stessa vita indichino la via verso la terra promessa e cosi tengano viva la speranza, che è l’attesa certa della nostra felicità.
In questo consiste la vera devozione mariana: accogliere i messaggi che in diversi modi ancora oggi Maria ci fa giungere, con sollecitudine materna, per essere fedeli a Cristo, suo figlio e al suo Vangelo.