“La cultura della cura, quale impegno comune, solidale e partecipativo per proteggere e promuovere la dignità e il bene di tutti, quale disposizione ad interessarsi, a prestare attenzione, alla compassione, alla riconciliazione e alla guarigione, al rispetto mutuo e all’accoglienza reciproca, costituisce una via privilegiata per la costruzione della pace”. Lo scrive il Papa, nella parte finale del messaggio per la Giornata mondiale della pace, che si celebra il 1° gennaio 2021 sul tema: “La cultura della cura come percorso di pace”. “In molte parti del mondo – la proposta – occorrono percorsi di pace che conducano a rimarginare le ferite, c’è bisogno di artigiani di pace disposti ad avviare processi di guarigione e di rinnovato incontro con ingegno e audacia”. Dopo un 2020 segnato dalla grande crisi sanitaria del Covid-19, “la ‘bussola’ dei principi sociali fondamentali ci possono permettere di navigare con una rotta sicura e comune”, assicura Francesco.
Nel rendere omaggio, all’inizio del messaggio, alle vittime dell’emergenza sanitaria e a tutti coloro – a partire dai medici – che si sono prodigati e continuano ad adoperarsi per scongiurarne gli effetti nefasti, il Santo Padre rinnova l’appello “ai responsabili politici e al settore privato affinché adottino le misure adeguate a garantire l’accesso ai vaccini contro il Covid-19 e alle tecnologie essenziali necessarie per assistere i malati e tutti coloro che sono più poveri e più fragili”. No a nazionalismo, razzismo, xenofobia, a “guerre e conflitti che seminano morte e distruzione”, il monito di Francesco, che esorta invece a “prenderci cura gli uni degli altri e del creato, per costruire una società fondata su rapporti di fratellanza”.