“Comprendere chi sono i veri poveri verso cui siamo chiamati a rivolgere lo sguardo per ascoltare il loro grido e riconoscere le loro necessità”. È l’invito rivolto dal Papa, nel messaggio per la seconda Giornata mondiale dei poveri in programma il 18 novembre sul tema: “Questo povero grida e il Signore lo ascolta”. “Il Signore – scrive Francesco – ascolta i poveri che gridano a lui ed è buono con quelli che cercano rifugio in lui con il cuore spezzato dalla tristezza, dalla solitudine e dall’esclusione. Ascolta quanti vengono calpestati nella loro dignità e, nonostante questo, hanno la forza di innalzare lo sguardo verso l’alto per ricevere luce e conforto. Ascolta coloro che vengono perseguitati in nome di una falsa giustizia, oppressi da politiche indegne di questo nome e intimoriti dalla violenza; eppure sanno di avere in Dio il loro Salvatore”. “Nessuno può sentirsi escluso dall’amore del Padre, specialmente in un mondo che eleva spesso la ricchezza a primo obiettivo e rende chiusi in sé stessi”, il monito del Papa, che esorta a prestare la nostra attenzione “a quanti sono poveri, rifiutati ed emarginati”.
“Un serio esame di coscienza per capire se siamo davvero capaci di ascoltare i poveri” chiede il Papa che invita a domandarsi “come mai questo grido, che sale fino al cospetto di Dio, non riesce ad arrivare alle nostre orecchie e ci lascia indifferenti e impassibili”. “È il silenzio dell’ascolto ciò di cui abbiamo bisogno per riconoscere la loro voce”, la tesi di Francesco: “Se parliamo troppo noi, non riusciremo ad ascoltare loro”. “Spesso, ho timore che tante iniziative pur meritevoli e necessarie, siano rivolte più a compiacere noi stessi che a recepire davvero il grido del povero”, il grido d’allarme del Papa: “In tal caso, nel momento in cui i poveri fanno udire il loro grido, la reazione non è coerente, non è in grado di entrare in sintonia con la loro condizione”. “Si è talmente intrappolati in una cultura che obbliga a guardarsi allo specchio e ad accudire oltremisura sé stessi, da ritenere che un gesto di altruismo possa bastare a rendere soddisfatti, senza lasciarsi compromettere direttamente”, il monito.
“Non è un atto di delega ciò di cui i poveri hanno bisogno, ma il coinvolgimento personale di quanti ascoltano il loro grido”. Ne è convinto il Papa, che nel messaggio per la Giornata mondiale dei poveri fa notare che “la sollecitudine dei credenti non può limitarsi a una forma di assistenza – pur necessaria e provvidenziale in un primo momento –, ma richiede quella attenzione d’amore che onora l’altro in quanto persona e cerca il suo bene”. La Giornata mondiale dei poveri, spiega Francesco, “intende essere una piccola risposta che dalla Chiesa intera, sparsa per tutto il mondo, si rivolge ai poveri di ogni tipo e di ogni terra perché non pensino che il loro grido sia caduto nel vuoto. Probabilmente, è come una goccia d’acqua nel deserto della povertà; e tuttavia può essere un segno di condivisione per quanti sono nel bisogno, per sentire la presenza attiva di un fratello e di una sorella”. “La povertà non è cercata, ma creata dall’egoismo, dalla superbia, dall’avidità e dall’ingiustizia”, il monito del Papa, secondo il quale si tratta di “mali antichi quanto l’uomo, ma pur sempre peccati che coinvolgono tanti innocenti, portando a conseguenze sociali drammatiche”. “La salvezza di Dio prende la forma di una mano tesa verso il povero, che offre accoglienza, protegge e permette di sentire l’amicizia di cui ha bisogno”, ricorda Francesco: “È a partire da questa vicinanza concreta e tangibile che prende avvio un genuino percorso di liberazione”.
“Quanti percorsi anche oggi conducono a forme di precarietà! La mancanza di mezzi basilari di sussistenza, la marginalità quando non si è più nel pieno delle proprie forze lavorative, le diverse forme di schiavitù sociale, malgrado i progressi compiuti dall’umanità…”. Nel messaggio per la seconda Giornata mondiale dei poveri, il Papa cita la figura di Bartimeo per esclamare: “Quanti poveri sono oggi al bordo della strada e cercano un senso alla loro condizione! Quanti si interrogano sul perché sono arrivati in fondo a questo abisso e su come ne possono uscire! Attendono che qualcuno si avvicini loro e dica: ‘Coraggio! Alzati, ti chiama!’”. “Purtroppo si verifica spesso che, al contrario, le voci che si sentono sono quelle del rimprovero e dell’invito a tacere e a subire”, l’analisi di Francesco, secondo il quale “sono voci stonate, spesso determinate da una fobia per i poveri, considerati non solo come persone indigenti, ma anche come gente portatrice di insicurezza, instabilità, disorientamento dalle abitudini quotidiane e, pertanto, da respingere e tenere lontani. Si tende a creare distanza tra sé e loro e non ci si rende conto che in questo modo ci si rende distanti dal Signore Gesù, che non li respinge ma li chiama a sé e li consola”. “I poveri sono i primi abilitati a riconoscere la presenza di Dio e a dare testimonianza della sua vicinanza nella loro vita”, scrive il Papa, ma “per superare l’opprimente condizione di povertà, è necessario che essi percepiscano la presenza dei fratelli e delle sorelle che si preoccupano di loro e che, aprendo la porta del cuore e della vita, li fanno sentire amici e famigliari”. Di qui l’apprezzamento per l’iniziativa del pranzo con i poveri, che ha caratterizzato la prima Giornata mondiale a loro dedicata “in molte diocesi”. “Molti hanno trovato il calore di una casa, la gioia di un pasto festivo e la solidarietà di quanti hanno voluto condividere la mensa in maniera semplice e fraterna”, l’omaggio del Papa, che esorta a ripetere l’esperienza “anche quest’anno e in avvenire”, in modo da celebrare la Giornata “all’insegna della gioia per la ritrovata capacità di stare insieme”. “Pregare insieme in comunità e condividere il pasto nel giorno della domenica”, spiega Francesco, è “un’esperienza che ci riporta alla prima comunità cristiana”.
“Davanti ai poveri non si tratta di giocare per avere il primato di intervento”, perché “non è di protagonismo che i poveri hanno bisogno, ma di amore che sa nascondersi e dimenticare il bene fatto”. Ne è convinto il Papa che loda le “innumerevoli iniziative che ogni giorno la comunità cristiana intraprende per dare un segno di vicinanza e di sollievo alle tante forme di povertà che sono sotto i nostri occhi”. “Spesso la collaborazione con altre realtà, che sono mosse non dalla fede ma dalla solidarietà umana, riesce a portare un aiuto che da soli non potremmo realizzare”, scrive il Papa: “Riconoscere che, nell’immenso mondo della povertà, anche il nostro intervento è limitato, debole e insufficiente conduce a tendere le mani verso altri, perché la collaborazione reciproca possa raggiungere l’obiettivo in maniera più efficace. Siamo mossi dalla fede e dall’imperativo della carità, ma sappiamo riconoscere altre forme di aiuto e solidarietà che si prefiggono in parte gli stessi obiettivi; purché non trascuriamo quello che ci è proprio, cioè condurre tutti a Dio e alla santità”. “Il dialogo tra le diverse esperienze e l’umiltà di prestare la nostra collaborazione, senza protagonismi di sorta, è una risposta adeguata e pienamente evangelica che possiamo realizzare”, la tesi del Papa, che ricorda come “i veri protagonisti sono il Signore e i poveri. Chi si pone al servizio è strumento nelle mani di Dio per far riconoscere la sua presenza e la sua salvezza”. No, allora, a “disprezzo e pietismo verso di essi”, sì invece alla capacità di “rendere loro onore, dare loro la precedenza, convinti che sono una presenza reale di Gesù in mezzo a noi”. Il mondo, invece, “insegue e imita coloro che hanno potere e ricchezza, mentre emargina i poveri e li considera uno scarto e una vergogna”, l’ammonimento del Papa, che sulla scorta di san Paolo invita a “dare pienezza evangelica alla solidarietà con le membra più deboli e meno dotate del corpo di Cristo”.
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