E’ giunta l’ora di sciogliere inni di gioia.
Per un discepolo di Gesù non c’è gioia più grande di quella della Pasqua, irresistibile invasione della luce.
Il Signore è risorto, perciò, uniti a Lui, siamo liberati da tutte le catene che ci tengono prigionieri e ci riforniamo di speranza.
Siamo liberi e vivi, di quella libertà che Cristo ci ha conquistato rendendoci figli di Dio.
In cosa consiste la libertà dei figli di Dio? Essa è frutto della vita nuova che nasce dal nostro Battesimo. Ci permette di vivere, sotto la guida dello Spirito Santo, scegliendo di compiere tutto e solo ciò che a Dio piace, così come ha fatto Gesù, nella sua vita terrena, e nello stesso tempo, di riconoscere il male per evitarlo.
Le lacrime di questi giorni devono essere tramutate in lacrime di gioia pasquale, proprio come ci fa cantare il salmo 30, 12: “Hai mutato il mio lamento in danza, la mia veste di sacco in abito di gioia” e questo non per sottovalutare i drammi della nostra situazione attuale, dovuti al corona virus, ma per assicurarci che essi sono condivisi da Dio, lui che ci accompagna, anzi ci porta in braccio. “Essendo supremamente buono”, sottolinea s.Agostino, “Dio non permetterebbe mai che un qualsiasi male esistesse nelle sue opere se non fosse sufficientemente potente e buono da trarre dal male stesso il bene” (Enchiridion 11,3). Persino dalla tomba Dio fa uscire la vita.
Con questa consolante certezza nel cuore, allora, facciamo nostro l’invito dell’angelo alle donne, accorse al sepolcro di Cristo: “Voi non abbiate paura“.
Il primo annuncio che l’angelo del Signore rivolge alle donne, scosse dallo spavento per la scena a cui assistono, non è innanzitutto che Cristo è risorto, ma: “Voi non abbiate paura!”
Queste parole sono rivolte anche a noi, oggi, giacché la parola di Dio esprime significati sempre nuovi, a secondo della situazione che gli ascoltatori stanno vivendo.
Il Signore, dunque, si preoccupa di noi, prima ancora di dirci di se’. Egli è con noi, si prende cura di noi, partecipa alle nostre sofferenze, vive con noi i drammi che stiamo attraversando. Il buio e la morte non hanno l’ultima parola. Con Dio niente è perduto.
Cristo ha vinto il male, il peccato, la sofferenza e la morte. Anzi, sulla croce, Cristo ha preso su di sè ogni sofferenza, fisica e morale, redenta in radice. Non solo il dolore di chi ha fede, ma ogni dolore umano, perché Cristo è morto per tutti.
Secondo il Vangelo di Matteo che è stato proclamato, è l’angelo del Signore, che ammantato di luce splendente, annuncia alle donne che Colui che credevano morto invece è vivo.
Maria di Magdala e l’altra Maria, e non i discepoli, sono le prime a ricevere il gioioso annuncio della risurrezione: “Voi cercate Gesù il crocifisso. Non è qui. È risorto dai morti”. Nel contesto giudaico nel quale abitavano, le donne non contavano, all’opposto il Signore le chiama come sue prime collaboratrici dopo la risurrezione.
Un invito inatteso poi è rivolto alle donne, direttamente da Gesù risorto: ”Non temete” e quindi l’invio quali “apostole degli apostoli”: “Andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea, la mi vedranno“. Queste discepole sono le prime evangelizzatrici dei credenti.
La Galilea, per i discepoli, era il luogo della loro “prima ora”, quando essi hanno sentito il fascino irresistibile della chiamata a seguire Gesù. E recandosi di nuovo in Galilea i discepoli dovranno ricordare di essere stati amati, senza alcun loro merito. Da lì, una volta confermati dal Signore, prenderanno le strade del mondo.
Soprattutto nei momenti di crisi e di prova è opportuno che ciascuno di noi ritorni con la memoria del cuore alla sua Galilea, per sperimentare di nuovo la fedeltà di Dio che ci rimette in cammino.
Se il Signore è con noi nel buio delle nostri notti, lo è per farci uscire fuori e portare a tutti l’annuncio di speranza che ci ha riconquistato.
Nessuno affiderebbe grandi responsabilità a chi non è stato fedele. Gesù invece lo fa, affidando anche a noi il mandato missionario.
Nella santa veglia di questa notte abbiamo rinnovato le scelte del nostro Battesimo. Ora è il tempo di viverle, con la grazia di Dio, chiamati a uscire insieme nel mondo per porsi al servizio dell’amore.