Ancora una volta abbiamo ripetuto la tradizionale processione del Venerdì Santo, a cui come comaschi partecipiamo sempre numerosi.
Vorrei aiutarvi a dare un senso pieno a questo evento, che non è solo un ricordo di un evento storico, di cui anche questa volta abbiamo fatto memoria, ma che porta in sé sempre nuovi significati, nuove provocazioni, per rispondere coscientemente alle sfide del tempo presente.
Portando per le nostre strade l’immagine del Crocifisso risorto, abbiamo voluto affermare che Dio non è relegato nel passato. Egli è sempre presente con la potenza del suo amore. Agisce da Signore e con i suoi appelli non ci lascia vagare nel buio, nel contesto storico in cui viviamo. Anzi, il Signore ci precede, ci apre la strada, ci illumina il cammino.
Dio continuamente agisce, spesso in modi silenziosi, tanto che l’uomo non se ne avvede.
È oggi il tempo in cui Dio ci visita, anche se l’uomo si crede così autonomo da poterne fare a meno di Lui. Crede di essere così libero da poter relegare Dio tra i ricordi del passato, o nel tempo nostalgico della propria infanzia, essendo egli oggi diventato maggiorenne.
Dio, però, non si stanca, non abbandona i suoi figli amati a un cieco destino, non permette che si laceri il suo popolo, riducendosi a una massa anonima, senza un coinvolgimento profondo, responsabile e solidale da parte di tutti.
Quando l’uomo dice: “Io”, Dio lo richiama ai vincoli inscindibili della fraternità e a sua volta trasforma l’io in un “tu”. “Ricordati che non sei solo”, non vivi su un’isola felice, dove altri non sono coinvolti con la tua storia.
Quando l’uomo si ostina a dire, narcisisticamente: “Io”, Dio lo richiama e gli sussurra: “impara a sostituire all’io il Noi”. E così ci responsabilizza, non ci lascia vagare in uno sterile individualismo, ma ci richiama: “prenditi cura di tuo fratello solo, fai tue le sue lacrime, accogli i ” poveri cristi” che sono accanto a te e che tanto ti rassomigliano.
Essi manifestano apertamente le tue stesse ferite, quelle che sono anche in te e che tu abilmente cerchi di occultare, non accettando la tua fragilità e debolezza”.
Non essere indifferente, ci ricorda ancora il Signore, ma assumiti le tue responsabilità nei confronti dei tuoi fratelli, del contesto sociale comunitario in cui vivi, che ha un volto, una storia, una missione.
Sentiti coinvolto e usa le tue energie interiori e i doni di cui ti ho abbondantemente dotato per il bene comune. Accetta la differenza, essa è una ricchezza che manda avanti la storia.
Come nel lontano 25 marzo 1529 si sono miracolosamente sciolte le catene al passaggio del Crocifisso, nel borgo di s. Bartolomeo, così vogliamo credere che il Signore anche oggi è passato tra noi, per sciogliere le nostre catene inique attuali, che bloccano i nostri sentimenti migliori, che ostruiscono le nostre relazioni e ci impediscono di costruire progetti di pace e di realizzare una vera fraternità, così da rendere il nostro vivere insieme una realtà pienamente vivibile, più umana e più pacifica.
Insomma, ringraziamo il Signore perché il suo passaggio fra noi sia accolto come un rinnovato dono, segno della sua fedeltà nei confronti di ciascuno e della nostra Città.
Oscar card. Cantoni