Siamo profondamente grati alla madre Chiesa che ha istituito l’annuale festa del sacro Cuore di Gesù.
Ci siamo qui radunati, nel santuario a Lui dedicato e animato dai padri Guanelliani, per aiutarci a entrare con sempre più profondo stupore, con meraviglia e viva gratitudine insieme, nella conoscenza del mistero insondabile di Cristo, “le impenetrabili ricchezze di Cristo” (Ef 3,8), inviato dal Padre per rivelare al mondo, con la forza dello Spirito Santo, il suo grande progetto d’amore a beneficio dei suoi figli, anzi dell’intero universo.
Vorrei rivolgermi in modo speciale ai sacerdoti, nella giornata in cui tutto il popolo di Dio prega per la nostra santificazione, che realizziamo proprio attraverso il nostro quotidiano ministero presbiterale, nel campo della nostra Chiesa locale che ci è stato assegnato.
Vogliamo contemplare, ancora una volta, il grande disegno di Dio Trinità: è un mistero d’amore che noi non riusciremo mai a conoscere interamente, ma che occorre soprattutto adorare: Dio Padre vuole fare di Cristo, con la forza diffusiva dello Spirito santo, il cuore del mondo. Il cuore di Cristo diventa la forza che muove all’impegno di ciascuno di noi nella costruzione del Regno di Dio, la potenza che vince il nostro peccato, le tenebre e le resistenze del cuore umano, la sorgente di ogni azione che promuove tutto il bene che c’è nel mondo, da qualunque parte provenga.
Il dono che la Santissima Trinità ci ha offerto è quindi il Figlio di Dio che si è fatto uomo, ed è entrato nella nostra storia a condividere la nostra natura umana e insieme lo Spirito Santo, sempre all’opera nel mondo per trasformarlo secondo Dio. La ss. Trinità ha messo a nostra disposizione ciò che di più intimo essa è, nella sua essenza più vera e profonda, cioè misericordia infinita. La SS. Trinità non dona qualcosa di esterno a sé, dona tutta se stessa agli uomini.
La misericordia non è quindi solo lo strumento efficace con cui Dio governa e dirige il mondo e la storia degli uomini, ma è la Trinità stessa, interamente a noi donata, che si offre a noi, perché ci ama di un amore infinito.
La ss. Trinità vuole che la pienezza del suo amore, sia a disposizione di tutti come l’eredità più preziosa e indispensabile, di cui l’umanità può disporre, per costruire il mondo come a Dio piace.
E’ attraverso la persona viva di Gesù Cristo, mite e umile di cuore, nelle sue opere, nelle sue parole di vita e nei suoi gesti di bontà verso tutti, di compassione e di perdono, riferite dai Vangeli e oggi attualizzate nei sacramenti della Chiesa, che la misericordia di Dio si fa percepibile e sperimentabile.
Noi sacerdoti abbiamo un compito prezioso e unico, che certo non esonera l’impegno attivo e la testimonianza preziosa degli altri battezzati.
Preti e sposi, ci ricorda Papa Francesco, costituiscono infatti una complementarietà indispensabile: gli sposi ricevono il dono di rendere presente la relazione dell’amore di Gesù con la Chiesa: sono la ripresentazione dell’amore unitivo di Gesù.
Il sacerdote ha il dono e la responsabilità di rendere presente il “Capo del corpo” che è Gesù stesso.
A noi sacerdoti è donata la grazia e affidato il compito primario e irrinunciabile di “annunciare alle genti le impenetrabili ricchezze di Cristo“, attraverso l’annuncio assiduo della Parola di Dio, la distribuzione dei sacramenti della Chiesa, di cui l’Eucaristia è il vertice, il coordinamento del servizio della carità ai poveri e agli ultimi, e così permettere a tutti gli uomini di poter partecipare delle multiformi ricchezze di Cristo.
Questo è il nostro compito, che giustifica ed esige una donazione totale di noi stessi, della nostra libertà e delle nostre forze affettive, un coinvolgimento pieno e fedele, mediante una totale adesione interiore, prima ancora che esteriore, di cui il celibato è nella Chiesa segno espressivo e profetico.
Il nostro è un ministero prezioso e insostituibile, di cui essere grati, e di cui nessuno può vantarsi perché immeritato, per poter poi distribuire con larghezza agli altri ciò che si è ricevuto dalla misericordia di Dio.
È la nostra vocazione, a cui siamo indegnamente chiamati, sentendoci fraternamente uniti tra noi, così da presentarci come un solo corpo. Tutto il popolo di Dio deve pregare per noi perché, nonostante le nostre fragilità, accogliamo con gratitudine e avvertiamo la responsabilità e insieme la bellezza della nostra missione apostolica, spazio della nostra santificazione e diventiamo capaci di donare con gioia e con larghezza ai nostri fratelli, in ogni situazione della loro vita e ad ogni età, quanto ci è stato affidato.
Il cuore di Cristo, che ci ha amato fino a renderci degni di collaborare con Lui per la diffusione del regno di Dio, ci renda sempre pronti a fare della nostra vita un dono d’amore come Lui, dal momento che “una persona è grande quanto il suo cuore.”